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Libri

parte

è

anche quella in clii l'autore dimostra

la sua maggior maestr ia e conoscenza delle

fonti e rivela

il

suo costante pensiero. Che

è

il pensiero di un cristiano che ricerca una se–

rie

di

prove ad una proposi zione univoca di

cui

è

già convinto

a priori,

e

cioè

che

il

pen–

siero greco trova la sua inevitabile conclu–

sione nel pensiero cristiano e gli offre gli

strumenti filosofici nel suo sviluppo. Si leg–

gano le pagine in cui parla di Paolo, questv

contestato e combatt ivo apostolo , in cui la

paro la pace assume davvero un significato di

difficile sistemazio ne dottrinale, obbiettiva–

~en_re lontano da una ideologia puramente

irenica.

Va da sé che ci attendiamo il seguito di

questo studio, e soprattu tto l'indagine sulle

degenerazioni cristo logiche del Medio Evo

e sulla storia delle grandi eresie , più ancora

della parte dedicata alle idee ed ai tempi mo–

derni. Ci aspett iamo finalmente da uno scrit –

tore cattolico , uno sforzo critico degno del1a

evoluzione moderna della Chiesa . Da tem–

po ci siamo abituati a non leggere i saggi,

assai rari peraltro, di catto lici italiani sulla

stor ia del pensiero cristiano, e qu indi de1la

Chiesa , che

è

quel che ci sembra sarà costret –

to a fare Zampaglione , il quale già in questo

volume ci fornisce alcune importanti primi–

zie che ci incoraggiano sin d'ora a non perde–

re una buona occasione.

(BINO

OL1v1]

GE RARDO ZAMPAGLIONE :

L'idea della pace nel mondo

antico

• Edizioni

ERI ,

Torino , 1967 · Lire 5.000.

Quarantenne con le ossa rotte

«

SONO

QUI

con le ossa rotte, la schiena

e le gambe che mi fanno male, non so più

se per le botte - esordisce Giorg io Cesa–

rano nel suo racconto-verità

I

giorni del dis–

senso,

uscito da

Mondadori

-

o perché non

sono più alienato a muovermi violentemen–

te, a correte...

».

Il libro vuole essere il

diar io e

il

romanzo

di un intellettuale qua–

rantenne e di un gruppo di amici coetane i

che si trovan o prima materialmente e poi an–

che spiritualmente coinvolti nei moti stu–

denteschi svolt isi nella primaver a scorsa a

Milano.

Scrittori, artist i, archi tetti sono stati proiet–

tati dalle librerie di via Manzoni e dai circoli

di cultura sulla piazza, sul sagrato del Du o–

mo, nei sobborghi operai. Dalle botte prese,

ll 5

alle idee: i capitoli , autoironici, abbastanza

informali , col minimo possibile

di

punteggi a–

tura, tentano di descrivere

il

percorso per

il

quale da un movimento intellettuale ma di–

staccato si può passare all'azione, e come da

questa può scaturire una « immaginazione

»

rivolu zionaria , una nuova forma di volontà

collettiva. Poeta sperime ntale, critico e

re–

porter ,

autore di un teledra mma in tre pun–

tate ,

Il mestiere di vincere,

recentemente

trasmesso dalla nostra televi sione, dove si

indagano

i

compromessi morali e

«

tecnici

»

del sottomo ndo della

boxe,

Giorgio Cesara–

no propone una sua meditazione attiva sul

rapporto che gli intellettuali aspetta no di

avere con le masse

e

che queste aspettano

di avere con gli intellettua li. Si fa cronista

minuzioso, diciamo pure testimone, e si met–

te in marcia con stud enti e con ope rai. Os–

serva come siano poco saldati tra loro, co–

me gli stessi studenti possano essere divisi,

ma come nel dissenso, nel

no

da gridare

1

pos–

sano trovare un appass ionato comune deno–

minatore.

Alla fine, lo confessino o no, gli intellet–

tuali di mezz'età , pieni di vitto riniani

«

astra tti furori», fra una rivoluzione che

non hanno fatta e un 'altra che non toccherà

a loro fare, si trovano «dentro», diremmo

coimplicati; più sopportati che amati dai ra–

gazzi, che essi a loro volta non amano ab–

bastanza ma solo cercano di capire. Nella

cronaca si convogliano la rabbia , la rasse–

gnazione , le spacconate , l'opportunismo, la

malinconia d'invecchiare. Esclusi e « neutrali

per forza

»,

i

quarantenni uomini di cultura ,

a poco a poco, sembrano convertirs i al mora–

lismo dei giovani. Il circolo

è

vizioso, ma il

risultato si apre ugualmente alla speranza:

quando il moralismo degli uni si sarà fatto

meno presuntuoso e l'opportuni smo degli al–

tri avrà ceduto alla serenità della ragione, può

darsi ne esca una società più consapevo le e

più equ ilibrata, una società che supererà i

suoi grandi scompen si str uttu rali sia econo–

mici che culturali , sia politici che di stretta

funzionalità .

E l'immaginazione? Cesarano vi ripone

una certa fiducia, dopo che sulla Sorbona oc–

cupata dagli stude nti apparve la scritta

«

L'im–

maginazione pren de

il

potere».

Dice , in

par ticolare:

«

Guardo quelle ones te facce di

bidelli sindacalisti del riformismo mi dico

sbiadiranno scompariran no , s'assottiglierà si

sprigio nerà questa forza si vedrà un'altra di-