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Libri

piccola parentesi a questa proposizione e si

ha:

«

Non v'è alcuna ragione vera per vi–

vere (o per uccidersi)

».

Con calma, delica–

tamente, attento a evitare ogni sospetto

di

melodramma, lo splenetico Todd ha preso nel–

l'arco di venti ore due decisioni estreme ed

opposte, e altrettanto non importanti, altret–

tanto i.nsigni..6canti.

Uno dei lati che più colpiscono

nell'Opera

galleggiante

è

che Barth la scrisse a soli ven–

tiquattro anni - età

in

cui sembra difficile

non prendere sul serio se stessi e i propri

problemi - e sembra invece

il

frutto di una

vita maturata nel distacco e nelle letture, con

una sorprendente identificazione autore-per–

sonaggio. Barth ha

il

grande dono dell'ironia,

usa la stessa studiata

nonchalance

sia che

parli di suicidio sia che parli di una zuppa

di granchi.

Pochissimo spazio

è

riservato nel suo libro

al gioco dei sentimenti e della psicologia,

molto invece a quello della tecnica narrativa

che è un continuo incastro di aneddoti, ricor–

di, assiomi filosofici, dialogo coi lettori, di–

vagazioni e ritorni - veri e

finti -

al tema.

Un gusto modernissimo, la cui matrice cul–

turale

è

assai più europea che americana e

dove è possibile riconoscere chiaramente

l'in–

fluenza dei romanzi di Sterne,

il

grande mae–

stro della libertà e della

«

casualità

»

nella

narrazione.

Peccato che parecchi di questi pregi va–

dano perduti nella versione italiana. Dopo

tanti anni di attesa

(L'opera galleggiante

ri–

sale al 1955) era lecito sperare in una tra–

duzione se non altro più fedele. Questa di

Henry Furst pubblicata da

Longonesi

è

un

continuo piccolo o grande travisamento del–

l'originale. A risentirne

è

soprattutto il ta–

glio della prosa barthiana, che attraverso

il

suo periodare involuto e pieno di incisi dà

l'esatta dimensione della mente fervida e di–

scontinua del protagonista, una mente sem–

pre in tensione dove regna sovrana la logica

della digressione e dell'incoerenza. Il tradut–

tore ci restituisce questo modo con

i

periodi

ripuHti e tante frasine corte corte. Citerò,

per brevità, solo due rapidi esempi. Letteral–

mente tradotto , l'inizio del libro suona cosl:

«

Per uno come me, che fin dal 1920 ha li–

mitato la sua attività letteraria soprattutto ai

documenti legali e alla stesura di un'Inda–

gine,

il

lato più difficile del compito che ho

davanti -

cioè

la descrizione

di

un giorno

del 1937 nel quale cambiai idea -

è

comin-

117

dare

».

Furst traduce:

«

Il peggior passo

è

quello dell'uscio. Cominciare

è

sempre diffi–

cile: o, almeno, è difficilissimo cominciare un

vero libro per chi, come me, fin dal 1920 li–

mitò le proprie attività letterarie alla stesura

di documenti giuridici e alla raccolta di ma–

teriale per l'Indagine

».

Come si vede, si

tratta di un prolisso adattamento. Ecco an–

cora le ultime righe del romanzo (sempre alla

lettera):

«

Chiarito questo, scrissi un bigliet–

to per bloccare

il

mio biglietto a Jimmy An–

drews, spensi (finalmente)

il

mio sigaro, mi

spogliai, andai a letto in un'enorme pla–

cante solitudine e dormii molto bene nono–

stante l'assurdo temporale che poco dopo pro–

ruppe tutt'intorno

».

La versione di Furst

dice:

«

Ecco tutto. Scrissi un appunto

(note)

per annullare il mio biglietto

(note)

a Jimmy

Andrews . Schiacciai

il

mozzicone nel porta–

cenere, e così la

feci

finita col sigaro. Mi

spogliai, coricandomi in una solitudine scon–

finata e confortante. Dormii magnificamente,

nonostante

il

tremendo

(absurd)

uragano che

si scatenò

di

ll a poco

».

Magari sarà anche

meglio, non dico, però

è

tutta un'altra cosa...

Se Barth scrive che

il

temporale

è

«

assur–

do

»,

evidentemente esprime un giudizio sog–

gettivo; mentre

«

tremendo

»

è,

in

questo ca–

so, una qualità oggettiva.

[VIERI

RAzztNr]

]OHN BARTH:

L'opera galleggiante

-

Editore

Longa-

nesi,

Milano, 1968 - Pagine 316, lire 2.200.

Cronache del costume

CAMILLACEDERNA ha, come ogni scrit–

tore autentico, un tema costante che sotten–

de tutta la sua critica del costume moderno :

la ricerca dei sentimenti che stanno dietro

le manifestazioni più caratteristiche d'un

ambiente o che determinano le mode e le

usanze più bizzarre. Qualsiasi situazione o

personaggio la Cederna si trovi ad affronta•

re, si domanda sempre quali motivi e quali

affetti rendano possibili certi comportamen–

ti umani. Perciò

i

suoi scritti non ci danno

soltanto la cronaca sulla quale si esercita poi

la storia, non sono soltanto illustrativi, ma

presentano l'analisi dei cosiddetti

«

fatti mi–

nimi

»

di un'epoca alla luce di precisi valo–

ri. Nel suo primo libro,

Noi siamo le signo–

re

(

uscito da

Longonesi

nel 1958), ci

è

of–

ferta una galleria di dame della

baule,

ari–

stocratiche (spiritosissimo l'incontro a Ca-