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vive

di

un paradossale quanto assurdo futuro ,

immersa in un'aria sempre più rarefatta dove

il tempo ha perso ritmo e misura. Vorremmo

definirla una

società

di

fantasmi».

L'uomo

si

è

identificato con questa società, e

«

i sur–

rogati servono benissimo quel surrogato che

egli si

è

ridotto ad essere». L'uomo c'è e

non c'è, la sua esisten za

è

anch'essa

superflu a,

si

è

verificata una

«

irreversibile perdita di

peso di

tutta

l'umanità».

È

da fantasma la

sua accettazione e da fantasma

il

suo rifiuto.

Muovendo da una ricerca sociologica che

come tale non può essere pessimista (

«

Il pes–

simismo sociologico non esiste

»),

Franco

Morandi giunge cosl ad avanzare , come unico

possibile rimedio

1

l'ipotesi

«

se l'uomo nuovo

è

pronto a nascere

»,

la quale va ben oltre i

presupposti di partenza , e si pone al dilà del–

la stessa

filosofia,

che l'uomo superfluo non

può evidentemente fare. Ricordando Bergson,

scrive:

«

la

profezia

che ci manca, che sen–

tiamo assente, e perciò il vuoto pare dilatarsi

sempre più sotto i nostri piedi

».

E, citando

Del Noce, segnala il punto nodale che,

obtor–

to collo,

si deve pur cominciare a vedere: la

società opulenta

«

è

l'unica nella stor ia de]

mondo che non abbia origine da una reli~

gione

».

Questo obbligato trapasso di piani

è

forse l'indicazione più significat iva e valida

contenuta nello stimo lante libro di Franco

Morandi.

(SERGIO

Qu1Nz10)

FRANCO MoRANDI:

ÙJ

società superflua

.

Edizioni

AVE,

Roma, 1968 - Pagine 124, lire 900.

Int orno all'idea della pace

CHE QUELLA

della pace non sia un 'ideo–

logia, nel senso che non v'è mai stata una

costruzione filosofica che si proponesse la

ricostruzione del mondo a quel fine,

è

di

chiara evidenza a chiunque. Nemmeno l'id.:o–

logia cristiana, anche nelle sue originali pro–

posizioni evangeliche,

è

aliena da riconosci–

menti

cli

uno stato obbiett ivo di violenza nel–

la condizione umana, e l'idea della pace in–

terviene soltanro come parametro di un'i m–

magine trascendente e certamente non come

una definizione di uno stato permanente rag–

giungibi le iil una organizzazione umana e

temporale.

Di questo crediamo sia convinto anche

l'autore di questo lungo ed eccezionale sag–

gio su

L'idea della pace nel mondo antico ,

Libri

Gerardo Zampaglione ; che da una completa

escursione della civiltà greca sino ai dottori

cristiani del IV secolo ha cercato

cli

conclu–

dere che il problema della pace universale si

è

posto in maniera più o meno palese al

centro del pensiero classico e paleocristian o,

che

è

una affermazione apparentement e as–

sai sorpr endente. Ciò non vuol dire che non

si possa seguirlo con interesse almeno quan–

do egli ricerca la prova dell'esistenza di una

conti nuità non soltanto speculativa dai filo–

sofi milesi, atrraverso la civiltà platonica, fi–

no al Vangelo, e dell'esistenza di un'idea del–

la tolleranza tra gli uomini come elemento

essenziale di una certa visione della società.

Inoltre , insolitamente suggestiva appare la

tenace volontà di Zampaglione di scoprire

un carattere comune alle ideologie minuzio–

samente ricostruite, quasi un'identica voca–

zione politica soggiacente alle idee come alle

azioni degli uomini.

Ciò

facendo , la prospet –

tiva a ritroso lo riconduce a ribadire di conti–

nuo un'ipotesi sostanzialmente volontaris ti–

ca della storia , di cui ai tempi d'oggi non

è

facile il riscontro.

Più arduo è accettarne pacificamente le

conclusioni e le conseguenze :

è

difficile in–

farti che l'idea (e l'azione) della pace sia

starn una componente essenziale di uno svi–

luppo stor ico continuo verso forme di società

più composite e progredite, sia pure nella

lentezza dei due primi millenni della storia

dell'uomo mediterraneo , come vuole affer–

mare l'autore , che addirittura considera l'idea

della pace ispirazione e fine dello sviluppo

filosofico del pensiero umano. Peraltro , l'as–

senza di una specifica letteratura irenica lo

ha costretto a indagini , di cui talvolta ci sor–

prende la minuzia e l'ostinazione .

Vero

è

che saggi di tal genere , del tutto

insoliti nella letteratura scientifica italiana ,

tanto portata alla filologia quando non sia

ansiosa di sintesi storiche ormai scientifi ca–

mente inutili, sono indubb iamente un'impre–

sa lodevole: insistere sull' idea della pace co–

me elemento primo d'ispirazione e criterio

di continu ità nello sviluppo del pensiero filo–

sofico umano

è

infat ti un'operazione dialet–

tica che può dare risultati, almeno informa–

tivi, di prim'ordine. Di ciò

è

prova soprat–

tutto la parte in cui la ricerca di Zampaglio–

ne porta sulle connessioni tra Vecchio e NuJ–

vo Testamento , già oggetto d'immensa let–

teratura e di dispute che ebbero conseguen–

ze così gravi nella storia del mondo. Questa