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caratteristiche personali . Più che
il
virtuo–
sismo
di
qualche solista contano le radici et–
niche . Cosl l'oboe del bravissimo Lothar Fa–
ber (alternato con la
musette,
che
è
poi
l'o–
boe soprano intonato una quinta sopra
L
è
stato l'istigatore sereno di un Maderna pa–
storale, nel
Secondo concerto.
Qui Maderna ,
impareggiabile giocoliere, ha saputo dosare
l'uso a
«
due padiglioni» dello strumento,
ora petulante e simile alla cornamusa, ora
estatico e dolce.
Preoccupato di risolvere problemi tecnici
d'altro tipo, Bruno Bartolozzi ha scelto inve–
ce l'oboista Singer come interprete, e addi–
rittura consulente, della propria
Concerta–
zione.
Che
il
solista sia riuscito a sfidare
i
limiti puramente melodici dello strumento ,
producendo timbri sensibilmente diversi di
uno stesso suono,
è
una conquista fisica piut–
tosto che musicale. Ma le vie dell'invenzione
si avvalgono talora di simili puntigliosi acca–
nimenti.
Per Evangelisti , padre putativo del Grup–
po di Improvvisazione di Nuova Consonan–
za,
il
rapporto strumento -compositore pre–
senta invece l'altra faccia della luna, cioè il
rovescio della medaglia. Non scrive musica
dal '62, irretito (chissà) dalla maestria ar–
tigianale del virtuo so
1
oppure dall 'ipoteca
posta sulla definizione di vecchio e nuovo.
«
Sono ormai teorico, non più compositore >>
ha detto. E da circa sette anni
è
imprigio–
nato nel titolo maledetto del trattato che
scrive:
«
Dal silenzio a una nuova musica
»
(nuova, ecco). Dice:
«
Se
il
sistema rima–
ne immutato , mi annoierò e basta - e poi:
- Im provv isare mi diverte>>; tuttavia , fri–
volo non è: scopro anzi disperazione nel suo
timido accenno alla riuscita del Gruppo. Do–
mando:
<<
Perché improvvisare anziché scri–
vere?
»
Risponde:
«
Per
i.I
gusto insostitui–
bile del
Musizieren
».
Trascrivo una mia im–
pressione annotata in calce al programma ,
durante il concerto alle Sale Apollinee:
«
Il
fatto che impro vvisino dà calore e comuni–
cativa ad una prat ica altrimenti cerebra le
».
U N PO' 01 OSSIGENO
alle finanze deHa Fe–
nice: le due serate inaugurali con l'istrionico
Bernstei n, in contrasto con l'aut omatismo
Mya
Tannenbaurn
perfetto della New York Philarmonic , dota–
ta della più ricca collezione di strumenti da
solisti esistenti oggi in orchestra. Quindi
il
concerto commemorativo di Claude Debus–
sy. Al piano Alexis Weissenberg , che ha ir–
robust ito con barbara lucidità gli arabeschi,
gli accenni, le ombre, la grazia debussiani
(il
pubbl ico sembrava soddisfa tto ). Infin e il
balletto (figu rativo) di Alwin Nicolais, au–
tore di coreografie, scene, luci, costumi e
suoni dello spettaco lo. Che sia un autor e at–
ten to aUa plasticità degli effetti , non già
al
movimento ,
appare indubb io; ma Nicolais
vede il teatro come una somma delle arti.
Alcune trovate: il costume con le braccia lun–
ghissime che trasformavano i ballerini nella
specie animale più lontana dalla danza,
il
cammello; la coreografia
orizzontale,
realiz–
zata col fascio di nastri tesi da un capo al–
l'altro del palcoscenico;
il
movimento ade–
rente ai nastri, nastri in funzione di binario,
sospesi a mezz'aria; la danza degli aquiloni;
la danza con
i
vestiti a piumino (le braccic1.
nascoste); infin e
i.I
passo a due, comp leta–
mente nuovo, nell'assurda geometria.
Le ultime righe le riserverò a due opposti
talenti. Il primo
è
Yannis Xenaxis, greco,
esule a Parig i dove
fu
assistente di Le Cor–
busier, e conda nnato a morte in patria
(Nuits,
lo spar tito ascoltato a Venezia,
è
de–
dicato appunto agli
«
obscurs détenus politi–
ques
»:
nomi e cognomi di sconosciuti impri–
gionati nel '46, nel '47, nel
'50,
nel
'53).
È
la seconda volta che una composizione
«
programmatica >>ha
il
potere di commuo–
vermi. Ieri era stato lo ·schoenberghiano
Su–
perstite di Varsavia;
oggi (in altro modo ,
certo , per la diversità degli autori) l'emo–
zione
è
partita da
Nuits.
Questo tragico con–
certo d'urli , squ ittii , mugolamenti e lamenti,
supera il punto morto del realismo: si può
par lare di
realtà
e di
cronaca
trasfigurata,
è
vero , ma
Nuits
è
un'opera d'arte .
Ma le rivelazioni, ripeto, sono state due .
La seconda
è
Sylvano Bussotti. L'incante si–
mo operato nel '67 per
Ancor odono
i
colli
si
è
rinnovato senza preavvi so.
La
curva del–
/'
amore
e
Rar'ancora,
mirabilmente eseguiti
dal Sestetto Luca Marenzio, restano inchio–
dati nella memoria.
[M YA TA NNENBAUM]




