

LIBRI
L'uomo superfluo
«
A
DISPETTO
delle apparenze, la societa
industriale è
già
passato remoto
».
Questa
tesi paradossale - perché colloca nel pas–
sato addirittura
remoto
realtà che sembrano
appartenere piuttosto alle prospettive
fu–
ture
di
una ulteriore fase
post-industriale
-
è
formulata da Franco Morandi nel suo re–
cente saggio
La
società superflua.
Achille
Ardigò ha premesso al libro una
«
presenta–
zione
»
che sottolinea appunto l'esigenza del–
l'autore di superare
i
limiti di diagnos i e di
contestazioniormai risapute per cercare
«
sen–
tieri da cui s'intravvede la nuova terra
».
Per essere paradossale, la tesi di Morandi
non
è
perciò meno valida. Se non si accetta
l'atteggiamento di chi vede i problemi in un
orizzonte ultimati vo, si è condannati a muo–
versi sempre nello stesso cerchio .
«
Anche se
nessuno
di
noi ignora le estreme condizioni di
miseria (
cioè
di sub-umanità) che ancora esi•
stono nel mondo e nella stessa opulenta Ame•
rica
»,
il
problema essenziale non è ormai
di confrontare la società industriale con quel•
le che la precedono, ma di confrontarla con
possibilità ulteriori. Se ci si attarda nel primo
confro nto , si trascura
il
secondo che è ormai
imposto dai
fatti.
In Svezia , ad esempio,
dopo che la scuola di ogni ordine e grado
è
stata resa veramente accessibile a tutti, è sorto
l'inedito problema del nuovo sub-proletariato
che si sta formando con coloro che non rie•
scono a salire i gradini scolastici per la loro
personale incapacità. Si tratta di un
sub.pro•
letariato talmente privo
di
qualità, e quindi
di possibilità di accedere al ricambio sociale,
da essere destinato permanentemente a una
totale dipendenza e passività .
Di fronte a simili nuovi problemi, i me•
todi analitici dei sociologi sembrano condan–
nati a un fatale ritardo : bisognerà attendere,
nel caso citato, che
i
sub.proleta ri di domani
emergano come gruppo sociale, che manife.
stino la loro condizione dando luogo a feno–
meni macroscopici, statisticamente rilevanti.
Fino a quel momento, però, continueranno
ad essere diligentemente fabbricati in serie.
In gene rale, i metodi quantitativi e analitici
che la ricerca sociologica applica allo studio
delia società industriale non consentono di
vederla come fenomeno globale e di scorger–
ne le implicazioni
in fieri.
La sociologia -
anche quella, rara, che sfugge ai più grosso•
lani condizionamenti - resta chiusa all'inter•
no dell'oggetto della sua indagine.
Franco Morandi, dunque, ripropone la ne•
cessità di una
filosofia,
naturalmente libe–
rata dalle vecchie astrazioni, del tipo di quella
che Felice Balbo ha tentato come
«
filosofia
dello sviluppo umano»:
«
La tecnica e la
scienza rivelano la loro impotenza a sblocca–
re quello che
è
più di un temporaneo
empasse.
Ancora una volta
il
compito tocca alla
filo–
sofia,
giacché la coscienza umana non ha
altre risorse che se stessa ». Anche la socio•
logia, per avere ancora un significato, deve
trasformarsi in
«
sociologia del futuribile
»,
dev'essere cioè aperta ad alternative totali,
perché in definit iva
«
è l'assenza di una reale
alternativa ciò che impedisce a questa società
di potersi riflettere».
Il quadro che Morandi traccia della realtà
contemporanea, muovendo da precisi dati di
fatto,
è
decisamente fosco. Per molte pagine
del suo libro aduna una massa impressiona n•
te di autorevol i testimonianze che alludono
alla catastrofe. Questa società non è redimi•
bile. Abbiamo ormai una
società superflua ,
come effetto della società industriale che l'ha
preceduta.
«
La superfluità non
è
soltanto lo
spreco o l'esaltazione dell'inutile; essa
è
una
forza corrosiva, una specie di 'Cancrenache
spappola e sfilaccia senza soluzione di conti–
nuità il proprio corpo. Assistiamo a una
pol–
verizzazione
del tessuto sociale. Questa so.
cietà è senza passato, addirittura priva del
presente che si sfalda sotto le sue mani. Essa