

Libri
Stuparic h tra guerra e pace
LA FIGURA MORALE
di
Giani Stuparich,
lo scrittore triestino scomparso nel 1961, re–
sta affidata alla memoria della nostta genera–
zione come quella sommamente emblematica
del testimone della passione patria che ani–
mò
i
giovani letterat i delle terre irredente
nell'attesa della liberazione, che conferì so–
stanza civile e risonanza nazionale ai loro
scritti e conobbe il suo giorno di gloria giu–
sto cinquant'a nni or sono, quando
il
cacciator–
pediniere italiano
Audace
approdò a Trieste
il
3 novembre 1918. Già noto in Italia per la
collaborazione alla rivista fiorentina
La
voce,
che egli aveva iniziato nel 1913, e per
il
libro
su
La
nazione czeca
pubblicato a Catania
proprio alla vigilia del nostro intervento in
guerra, Stuparich consegui nel successivo
quarto
di
secolo una sicura fama con la pro–
duzione di narratore e di saggista, culminata
nella sua opera maggiore,
il
romanzo
Ritor–
neranno,
apparso nel 1941 e di cui sette
edizioni si sussegu irono nel giro di tre anni.
Benché a questo volume ne facessero se–
guito altri di romanzi, di racconti e di memo–
rie, fino a
Il ritorno del padre,
feliciss ima
scelta delle sue prose d'invenzione , che usd
proprio nel mese stesso della sua morte , l'apri–
le del 1961, lo scrittore ha legato il suo nome
soprattutto al romanzo
Ritorneranno,
che rap–
presenta, come ha scritto Bruno Maier,
«
l'e–
popea dell'irredentismo e del volontarismo
triestino ed è insieme, storicamente e lette–
rariamente, l'ulùmo romanzo del nostro
Ri–
sorgime nto ». Esso costituisce, del resto, an–
che una sorta di rievocazione autobiografica ,
giacché vi viene rispecchiata
1a
vicenda per–
sonale dell'autore, di suo fratello Carlo e del–
l'amico fraterno Scipio Slataper : tutt'e tre,
occorre ricordarlo, volontari in guerra per
l'Italia sotto falso nome per la loro origine
triestina, e tutt'e tre decorati di medaglia
d'oro al valer militare. Caduti in combatti–
mento Carlo Stuparich e Scipio Slataper, Gia–
ni, a loro sopravvissuto, si considerò come
l'erede di un retaggio morale e letterario ta–
citamente affidatogli; curò la pubblicazione
degli scritti inediti e degli epistolari lasciati
dagli altri due; infine sciolse
il
voto di un'in–
tera vita mentale ad essi consacrata, affi–
dando al romanzo
Ritorneranno
l'immagine
del loro sodalizio in pace e in guerra.
Non sorprende, pertanto, che la definizione
artistica di Giani Stuparich appaia di solito
119
circoscritta nel cerchio di quel suo costante
e quasi assillante interesse umano, e che
il
giudiz io critico sullo scrittore venga giustap–
posto e come ritagliato sul contorno morale
del combattente fornito d'una dolorosa co–
scienza. Si tratta però, com'è giusto ricono–
scere, di una limitazione del suo significato
poetico ed etico che rischia di fare rimanere
la figura dello scrittore fissata in un profilo
convenzionale, per giunta strettamente con–
dizionato dal clima politico e dal gusto let–
terario di un momento storico che si allontana
da noi nel tempo.
È
stato dunque assai op–
portuno che Renato Bertacchini abbia dedi–
cato a Stuparich una monografia critica, edi–
ta nella collana
«
Il Castoro» della
Nuova
It alia,
in cui egli ha restituito a quella figu–
ra le dimensioni che le sono proprie, e le ha
conferito quell'alone vibrante
di
vivente uma–
nità in cui si sciolgono le linee troppo rigide
dello stereotipo .
Giani Stuparich riemerge, da questo appas–
sionato e scrupoloso esame critico del!'inte–
ra sua opera, con una fisionomia tormentata
e intensa, che è stata mode1lata da una varietà
di esperie nze umane e di interessi culturali
e morali, non sempre e non tutti presi in
considerazione nelle analisi su
di
lui condotte
da altri critici . Certamente, uno dei temi fon–
damentali della sua meditazione e delle sue
composizioni
fu
quel
«
motivo bell ico » che
è stato investigato da Bruno Maier in un suo
suggestivo articolo del 1963, dalla cui con–
clusione abbiamo tratto le parole sopra ri–
cordate di giudizio su
Ritorneranno.
Come
d'altronde ben chiarisce Bertacchini nelle pa–
gine del suo libro, la guerra
fu
sempre per
Stuparich non già un motivo di esaltazione
letteraria, ma un problema
di
responsabilità
morale da comunicare e da discutere; e que–
sto risulta specialmente da uno dei libri
migl.iori, quel
«
Taccuino d'un volontario»
che vide la luce nel 1931 col titolo
Guerra
del '15
e che, come ha lucidamente intuito
Carlo Emilio Gadda,
«
per la convergenza in
esso di tanti stringenti interessi etici e psico–
logico-militari sarà destinato come pochi a
fare storia »; ossia
è
uno di quei pochi
«
li–
bri di guerra » che sia stato capace
di
soprav–
vivere all'occasione del suo tempo, e di affi–
darsi alla rilettura e alla riscoperta delle
generazioni future. Questo diario di impres–
sioni, con la raccolta
di
riflessioni inùtolata
Colloqui con mio fratello,
già apparsa nel
1925, e col eiù volte citato romanzo
Ritorne-