

MUSICA
La noce nel sacco
T
A
3P
RASSEGNA
di musica contemporanea
L
della Biennale di Venezia ha svolto di–
gnitosamente la sua funzione informativa.
Ma l'incontro di specialisti in campo musi–
cale viene definito , in modo errato e
fri–
volo, un
festival.
Inesatto
il
nome , ambiguo
il pulpito. Nulla di più austero infatti di
questa settimana della musica contempora–
nea. Quasi tutti gli spartiti sono sgradevoli,
difficili , deliberatamente asemantici, come
ogni altra espressione d'arte moderna. L'e–
quivalente nella narrativa? Sollers, o la de–
composizione
di
significati preesistenti.
Nel–
la poesia? VicineUi, o
il
grafismo , la prei–
storia verba le, la fonetica pura ... Ma questo
è
l'indirizzo della ricerca contemporanea, e
Venezia è il valido banco di prova della pro–
duzione musicale. Sei lustri di
festival
alle
spalle, un contributo serio alla storia della
musica...
Due scienziati parlano di scienza, supe–
rando
il
confine didattico, esplorando cioè
l'inesplorato.
Quando a incontrarsi sono in
dieci o venti specialisti di una medesima di–
sciplina, si dice che gli scienziati siedono a
congresso. Si parla
il
linguaggio particolare
deUa categoria: il chirurgo si espr ime da
chirurgo,
il
fisico nucleare da fisico nuclea–
re. Se i venti specialisti intervenuti non trat–
tassero di Barriere del Suono, bensì di suoni
organizzati (la musica , dunque) si direbbe:
«
Quattro gatti al concerto
» ...
La cultura di
punt a
è
accessibile solo a chi la conquista;
quel giocattolo perfetto che ha nome
Zond
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è
il risultato di una maturazione cumulati–
va, oppure la risposta alla disciplina dello
scienziato. Avviene cosl anche all'artista.
:È
avvenuto a Petrassi , per
Estri;
a Boulez,
per
Figures, doubles , prismes,
ascoltati ora
a Venezia. Il primo fatto (scientifico) non
poteva saltar fuori al momento del motore a
scoppio ; gli altri due (musical i) non sareb–
bero nati prima (per assurdo , magari ai tem-
pi di Bach). Infatti occorre « fare », quindi
«
verificare
»
la cosa fatta , per non uscire
dall'ambito della realtà : la «casa» del mu–
sicista
è
lo spartito appena realizzato; i suo–
ni sono le sue
«
pietre
»,
piaccia o no al
musicologo ,
al
sociologo, all'uomo politico.
Ben vengano dunque gli scambi, i raffron–
ti,
i
confront i, i simpos i,
il
congresso (in–
somma, il progresso). L'ora della divulga–
zione scocca una volta superato
il
travaglio
sperimentale e il volgo rimane comunq ue in
coda. Perché?
Un luogo comune vuole l'operaio asseta–
to di Cultura e la Società che nega l'accesso
al Bene che gli spetta. Ma
il
quadro è di–
verso. Di qua la massa anonima degli inur–
bati, l'inerzia mentale degli irret iti dal be–
ne di consumo (mi riferisco ai lavoratori
del braccio, gli alienati degli anni '70).
Di
là invece l'artista (non-utile dato che non
consuma) frugale ( isolato per questo) e, a
furia di non consumar e, rischia l'isolamento.
Il grado di assimilazione media , in musi–
ca, si trova ancorato al momento Puccini -
fermo là, sempre in bonaccia - ma l'inte l–
lettuale non-musicista gode di qualche van–
taggio:
è
andato oltre , ha scoperto
il
roman–
ticismo
di Schoenberg. La crepa esistente
fra
il
prodotto offerto (lo spartito del com–
positore) e l'impreparazione ( traduco: la
indifferenza) del pubblico, si fa sempre più
larga. Ora , la scelta. Mutare
il
quadro , oppu–
re ignora rlo? Gli scienziati non tengono con–
to della sottocol tura popolare se non sul
piano dell'insegnamento. È giusto che l'ar–
tista faccia altrettanto ma, contemporanea–
mente , lavori e non scenda di grado, non
perda coscienza degli anni in cui vive.
Dunque , non è
il
festival
a precludere
l'ingresso all'uomo della strada, bensl la bar–
ricata dei suoi traguardi a nasconderla. Il ri–
medio? Educare
i
ragazzi alla musica; intro–
durre la Dimensione Musica fra
i
sogni , chis-