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R I N A S C I T A

crescente disoccupazione e quella parte dei produttori

che vedevan fallire le loro imprese. Perciò i l proleta-

riatto ha sempre definito, -almeno nelle sue voci più

coscienti, la polìtica dell'on. Fella come una politica di

deflazione.

Oggi, dopo i l « ciclone monetario », i l divario

tra i l

segno

e la

moneta

si accresce. E poiché l 'on. Polla

vuole insistere caparbiamente nelle sue illusioni , al t r i

ceti si accorgeranno del fatto che i l nostro ministro del

tesoro persegue — con tutte le possibili buone intenzioni

di cui è lastricato l'inferno — la più forcatola e antieco–

nomica delle politiche deflazionistiche. I l blocco gover–

nativo entra dunque obiettivamente in crisi.

LA RIFORMA TRIBUTARIA

La riforma tributaria del ministro Vaironi si l imi ta

— come è detto nella relazione — a porre su nuove basi

i rapporti fra i contribuenti e 11 fisco.

I criteri con cui si vorrebbe realizzare quel già modesto

intendimento rivelano da un lato una spiccata imposta–

zione di classe e d'altro canto adombrano tal i aspetti da

legì t ' ìmare giustamente .il dubbio se i l provvedimento sia

intonato con la Costituzione, e in particolare coi prin–

cipi dell'autonomia degli Enti locali e della progres–

sività del tribut i .

I I progetto infat t i propone che d'accertamento dei

reddito rimanga incombenza esclusiva degli uffici finan-

-ziari, confidando che le attuali gravi deficienze di quel*

l'apparato siano ovviabili con una serie di corsi per

la- preparazione tecnica dei funzionari e con l'apporto

di esperienze di un centro meccanico statistico da

osservatorio. Inoltre, vien prevista: la denuncia obbli–

gatoria del "reddito d i ogni contribuente, esclusi i lavo–

ratori soggetti alla C

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, ma compresi i disoccupati; la

mutilazione drastica dei t r ibut i comunali e quindi delle

entrate dei Comuni (soppressione dell'imposta straor–

dinaria

personale

sullo spese non necessarie; riduzione

dell'aliquota massima dell'imposta dì famiglia alP8 %

di guisa che i redditi oltre i 5 mi l ioni non vengano più

colpiti con incidenza progressiva; "riduzione notevole

delle aliquote dell'imposta comunale sulle

industrie,

commerci & professioni, ecc.); e infine alcune disposi–

zioni di favore per le grandi società che verrebbero così

a beneficiare di ingenti rendite fiscali, mentre vengono

soppresse le agevolazioni finora consentite alle piccole

imprese (artigiani, ecc.) che si trasformano in anonime.

E' evidente che i l progetto lungi dal rimuovere lo steto

di grave arretratezza del nostro superato sistema fiscale,

tende ad aggravarlo e ad accentuarne le stridenti spere–

quazioni. Difatti , si lascia inalterato un ordinamento t r i –

butario che colpisce in ugual misura tanto i l modesto

reddito dell'artigiano quanto i rilevanti ut i l i delle grandi

società e dei complessi monopolistici, per poi agire in

lai guisa da compromettere per sempre i l delicato assetto

delle finanze comunali. Così pure, della ricerca degli

evasori si f a l l motivo centrale del provvedimento, ma non

si tiene alcun'conto dell'esperienza positiva dei Consigli

tributari municipali che hanno dimostrato d i essere gl i

strumenti più efficaci per reperire e colpire i frodatori.

Cosi, infine, mentre si fa obbligo a tut t i , compresi i

diseredati, i nullatenenti e i disoccupati d i dichiarare

1 loro redditi talvolta inesistenti — e all'uopo si pensa

dì stabilire un carteggio con mi l ioni di persone a base

di schede, di moduli e stampati costosi, arrecando ai

più un fastidio inutile — non si è voluto invece acco–

gliere i l suggerimento che le denunce, e almeno quelle

dei più abbienti, si accoppiassero al vincolo del giu–

ramento per poter punire gl i evasori con le previste

sanzioni penali.

E molte altre considerazioni si dovrebbero fare. Ma

queste osservazioni e critiche di ordine tecnico si ricon–

ducono tutte e quasi si potrebbe dire si riassorbono, in

un solo giudizio generale e politico, e cioè che queste

abbozzata riforma, per sua natura e carattere, doveva

non precedere ma seguire la modifica sostanziale della

struttura economica del nostro Paese.

Vi ta del Par l i lo comun i s t e

L'organizzazione del partito

nel momento p r esen t o

Sono trascorsi due anni e mezzo della Conferenza

d'Organizzazione tenuta a Firenze ai pr imi di gennaio

del il947. Da allora, fino alla sessione del C. C. del 25-28

luglio scorso, i problemi d'organizzazione non erano

più stati al centro dei lavori di un consesso nazionale

che. per importanza, viene solo dopo i l congresso e la

conferenza.

La Conferenza di Firenze ebbe al centro dei suoi

lavori l'inquadramento, l'articolazione e l'arricchimento

delle forme d'organizzazione. L'estensione delle forme

decentrate di direzione si sviluppa ancora sulla linea

tracciata a Firenze, i l C. C. del luglio scorso ha avuto

al centro dei suoi lavori i l funzionamento degli organi

del partito, la qual i tà del lavoro, la critica e l'autocri–

tica. Queste due impostazioni corrispondono a due mo–

menti completamente differenti nelle vicende politiche

del paese, nella vita del partito.

All'epoca della Conferenza nazionale d'organizzazione

eravamo ancora un partito di governo; i sindacati erano

uni t i ; lai politica ci si batteva per salvare la formula della

collaborazione tripartitica, quale via meno dolorosa per

porre le basi dì un regime di vera democrazia popolare,

quale strumento più idoneo per dare al paese una carta

costituzionale che consolidasse la Repubblica e aprisse

la vìa alle riforme di struttura; i n materia economica

eravamo alla parola d'ordine del «nuovo corso della

collaborazione della classe operaia e delle masse lavora–

t r i c i con tutte le forze interessate alla ricostruzione e

allo sviluppo della produzione; in polìtica interna sì

propugnava lo sviluppo delle conquiste popolari, la de–

cisa democratizzazione dell'apparato' dello Stato, me–

diante l'immissione di nuove forze uscite dalla lotta anti–

fascista e dalla guerra d i liberazione.

La sessione del C. C. di lugl io si è svolta quando i l

partito, che da due anni non è più al governo, è diven–

tato la forza motrice dell'opposizione al regime clericale

reazionario istaurato dalla D. C

'

Come si è comportato i l partito nel trapasso dal la'

situazione del gennaio 1947 a quella attuale? Come ha

saputo adeguare la sua azione e da sua organizzazione

nel rapido passaggio da una situazione di collabora–

zione e di contrasti moderati a quella di opposizione e

di contrasti accentuati?

Chi avesse avuto una conoscenza superficiale della

composizione e della struttura del partito, con la sua

grande organizzazione di massa di recente formazione,

non ancora temprata nella lotta, scarsamente educata

nella dottrina e nello spirito del marxismo-leninismo,

avrebbe potuto prospettare un collasso, un crollo. Su

questa falsa prospettiva di distacco delle masse dal

partito ha giocato l'avversario, e ha raccolto i suoi

primi clamorosi insuccessi. Questo grande partito di

popolo, giovane nella sua formazione di massa, h'a di–

mostrato di essere saldamente Inquadrato, politicamente

unito, giustamente diretto, capace di adattarsi rapida–

mente alle più varie e diffici l i condizioni dì lotta, di

possedere una grande capaci tà di reazione, di ripresa,

di iniziativa e di essere solidamente radicato fra le

masse.

I l bilancio che i l C. C. ha potuto presentare a tutto

i l partito, alla classe operaia e al popolo italiano è

stato altamente positivo. Le sue forza organizzate, og–

getto di particolare mira dei colpi inferii dal nemico,

in spregio alla democrazia e alla Costituzione, — basti

ricordare l'eroica resistenza di organizzazioni martellate

quali Cremona, Bologna, Modena, Siena, Viterbo e

tante altro, — sono rimaste sostanzialmente intatte.

All'epoca della Conferenza di Firenze gl i Iscritti al par–

l i lo ammontavano a 2.068.282; alla fine di giugno del 1949,