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R I N A S C I T A

zione, parziale o totale, dell'industria elettrica in Paesi

come TInghilterra e la Francia.

Senonehè, esìstono nei nostro Paese le condizioni

sog–

gettive

tal i da creare una coalizione di forze politica–

mente attive in favore della nazionalizzazione dell'elet–

tricità?

In effetti, la posta i n giuoco è molto grossa.

I l capitalismo italiano, infat t i , giunto ormai alTultimo

stadio della sua evoluzione, non è più in grado di fare

quello che fece all ' inizio del nostro secolo, quando operò

la statizzazione delle ferrovie, rinunziando così ad un

intiero settore economico, per orientarsi verso al tri set–

tori, che la sua possibilità dì sviluppo i n senso ascen–

dente offriva come più redditizi. Oggi, le possibilità

di sfruttamento del mercato nazionale sono ormai ridotte

ai minimo, proprio perchè 'tale sfruttamento ha com–

presso la capaci tà di acquisto delle masse ad un livello

ohe l'attuale sistema non e più in grado dì elevare.

D'altro canto,

ik

possihilita di un allargamento del mer–

cato estero sono tramontate insieme con le illusioni

imperiali, mentre l'invadenza dell'imperialismo ameri–

cano riduce giorno per giorno l'area degli stessi mer–

cati di sbocco che sì offrivano alla produzione italiana

prima della politica espansionista del fascismo.

Stando così le cose, è chiaro che l'attenzione del capi–

talismo italiano si rivolge quasi spasmodicamente verso

un settore, come quello elettrico, i n cui le posizioni

di monopolio acquisite, i bassi costi realizzabili con

'l'attrezzatura già in funzione, e l a rigidità della do–

manda, legata al carattere basilare del prodotto, con–

sentono dì realizzare profitti non raggiungibili oggi

agevolmente i n altre at t ivi tà economiche. Ciò soprat–

tutto in questo momento, in cui per dirlo con g l i

economisti borghesi, i l mercato d i quasi tut t i i beni

comincia « a farlo i l compratore • mentre i l mercato

dell'energia elettrica è ancora uno dei pochi che con–

tinua ad essere « fatto dal venditore ». Esso costituisce

quindi la fonte prima di profitti da reinvestire, se del

caso, altrove, per cui paradossalmente s.i può dire che

i l settore elettrico non è più un'industria, ma una banca.

Tuttavia, non è a dire che l'evidente Contraddizione

tra utile delle imprese elettriche private e utile della

economia nazionale non abbia già cominciato a fare sen–

tire i suoi effetti.

I gruppi manifatturieri più forti e più avvertiti si

sono gi à svincolati da una possibile soggezione a i gruppi

elettrici e si sono fatti autoproduttori dell'energia occor–

rente a i loro stabilimenti.

Al tri grossi utenti industriali, per meglio tutelare i

loro interessi che potrebbero essere lesi da un eventuale

sblocco delle tariffe, hanno aderito ad un'Associazione

di consumatori

(Unacet),

che è presieduta dal democri–

stiano sen. Tartufoli,

L'atteggiamento incerto della Confìndustria in seno

al Comitato Interministeriale Prezzi tradisce l'esistenza

di divergenze tra industriali produttori e industriali

consumatori a l essa aderenti.

Le categorie artigiane e la Confederazione Generale

del Commercio, sulle quali maggiormente grava Tap-

plcazlone della tariffa binonJa, hanno partecipato alla

Conferenza per Tesarne del problema elettrico convocato

dalla C G I L . (6)

(fii v, le conclusioni della Conferenza De l l 'Uni tà del 23 set-

tonibre.

In seno alla stessa compagine governativa esistono

del le;perpless i tà; mentre i l ministro dell 'Industria ha

assunto la posizione che si sa, i l ministro dei Lavori

Pubblici. Tupini , ai è finora dichiarato favorevole al

blocco delle tariffe (eh© peraltro, come si disse, giova

particolarmente ai grandi consumatori) e ha contempo–

raneamente proposto l'istituzione d i un

Comitato

Na

zumale per VEleUrt-cità,

con funzioni di controllo e di

coordinamento della produzione, trasporto e utilizzazione

dell'energia elettrica; tale organo, benché tipicamente

corporativo, non potrà essere accettato che con difficoltà

dai gruppi elettrici, assetati di « l iber t à* .

Le restrizioni del consumi elettro-chimici ed elettro–

siderurgie!, progettate in un primo tempo per sopperire

immediatamente alla crisi idrologica, non sono poi state

applicate, grazie anche all'energica e immediata azione

nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori.

La via affinchè si creino le condizioni soggettive per

ia nazionalizzazione dell ' industria elettrica, perchè gl i

strati più larghi dell'opinione pubblica acquistino co–

scienza della sua necessità, e soprattutto della sua

urgenza, sono quindi aperte.

Per questo, l ' iniziat iva presa dalla segreteria della

C.GJ.L,, di presentare i n Parlamento un disegno di

legge per la nazionalizzazione, è destinata ad avere

una larga eco nel Paese, a condizione che siano sempre

più ampiamente chiari t i i mot ivi di interesse nazionale

che sono alla base di tale iniziativa, siano denunziati

e documentati gl i aspetti generali e part icolari della

questione elettrica, siano precisate le responsabi l i tà e

chiaramente definiti gl i interessi che intorno alla que–

stione stessa si muovono e soprattutto quel l i che sono

sacrificati dalla situazione oggi imposta dai gruppi flnan

ziari e dal loro governo.

B

RU-ZIO

M

ARZOCCHI

LA SVALUTAZIONE DELLA STERLINA

L'annunzio dato da Cripps della svalutazione della

sterlina in proporzioni che forse nessuno aveva pre–

visto, ha gettato tutto un fascio di luce nuova sulle

trattative monetarie anglo-americane, svoltesi i n queste

settimane a Washington, e permette di individuare l a

gravi tà dei problemi che travagliano i l mondo capita–

listico nel suo complesso, in una cr isi che è ancora ben

lungi dalTaver raggiunto tutta la sua ampiezza.

Una prima cosa intanto si può dire, e si deve sotto–

lineare, dato che oltre tutto risulta di un'evidenza imme–

diata: l'atmosfera di idi l l io che aveva caratterizzato i

pr imi tempi del piano Marshall, è finita. I l mito della

prosperi tà

della coordinata armonia del capitalismo

ha cessato d i essere. I l che vuol dire al tresì che la forza

stessa dei fatti porta anche g l i ambienti ufficiali a porre

i l dito su certe piaghe, le quali poi si manifestano tanto

più profonde, quanto più diventano operanti le con–

traddizioni di cui è affetto i l mondo capitalistico.

Giova tuttavia in questa sede, senza lasciarsi impres–

sionare dai problemi di carattere più immediato, con–

tingente, e che per la loro vistosi tà sono quel l i d i cui

la gente più parla, esaminare per sommi capì i dati

di fondo della situazione tanto più che, partendo da

essi, non ci sarà difficile risalire alle contraddizioni o

ai contrasti dì superficie, e giungere così a inquadrare

i l fenomeno gigantesco, di carattere manovratamente

inflattivo, che sta assestando colpi durissimi a tutte le

monete europee.

I l primo problema fu, abbastanza brutalmente, posto

dagli americani. Partendo dalla costatazione elle se

l 'El t .P. aveva provocato un certo aumento di produzione