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R I N A S C I T A

391

annuo di incremento degli impiant i non si è più r i –

sollevato dopo l a caduta avvenuta nel 1931-32 e che da

ormai quasi vent'anni esso è inferiore di due terzi al

saggio d i incremento del fabbisogno di energìa.

Naturalmente, un fattore essenziale,

che

ha consen–

tito ai gruppi elettrici di realizzare tale politica, è

co–

stituito, oltre che

«

dalla suddivisione

monopolistica

del

mercato italiano, anche dal regime

tariffario che

i gruppi

stessi sono r iusci t i ad

ottenere dai governi d

'ante–

guerra e da quello attuale.

{Non si dimentichi

che

quando, nel 1933, i l governo corporativo fascista impose

una simultanea riduzione dei salari, dei prezzi

e delle

Tariffe, solo le tariffe elettriche

non

furono

toccate).

E '

questo un ulteriore dato da tener presente

per rispondere

alla nostra domanda.

Oggi, per quanto riguarda

le

tariffe, la situazione è

la

seguente.

Formalmente le tariffe

sono stabilite ad una

quota

par i alle 24 volte quelle di anteguerra.

Tale

quota sarebbe

gi à largamente rimunerativa per diversi mot ivi , che qui

riassumiamo

(5)

: l a capaci tà produttiva

degli impiant i

è quasi integralmente sfruttata e, in ogni caso, i l grado

di sfruttamento degli impiant i supera di

molto

quello

prebellico {sì noti per

incidenza come quello

elettrico sia

l'unico settore industriale

italiano i n cui ciò avvenga

e

proprio a causa del

carattere decrescente t^el costi

degli

impiant i esìstent i);

si

è

verificato

uno

spostamento

dei

consunti i n favore di quelli per

cui esistono tariffe

più

alte; certi maggiori

costi

per la

produzione di

energia

termoelettrica sono oggi rimborsati

attraverso

un

c.

d.

«

sovrapprezzo termico

»:

gran parie degli impiant i

è

già

stata

ammortizzata, mentre la svalutazione ha pratica–

rne!)

i

e sollevato i gruppi elettrici dal rimborso dei debiti

obbligazionarii contratti, prima della guerra

e gravanti

per

circa

i l 10

%

sui costì

prebellici.

Come se

ciò

non bastasse, i

dati forni t i dagli

stessi

gruppi elettrici al Comitato Interministeriale Prezzi e

riportat i dal Comitato Nazionale dei Consigli di Gestione

in una lettera aperta al Ministro dell 'Industria (vedi

L'Unità

del

16 settembre 1949) dimostrano che le tariffe

medie denunziate variano

i n

rea l t à da

28

,7

- (per

«La

Centrale

») a 40,3 volte (per la SADE) rispetto

a

quelle

anteguerra; ciò vuol dire che,

tenendo conio dei

fattori

di maggior profitto testé indicati

a

proposito della r imu-

nerat ivì tà delle tariffe attuali, i l

ricavo

medio

per Ja

vendita dell'energia elettrica si aggira intorno alle 50

volte anteguerra, cioè all ' indice raggiunto dagli al t r i

"prezzi.

Un

-

altro dato da tener presente

in materia

tariffaria

è la complessa mol tepl ici tà delle tariffe praticate, non

solo a seconda delle località, come già

si è accennato,

ma anche a seconda degli impieghi. Tale molteplicità

d i tariffe

è

resa possìbile dall'imposizione

agli utenti

di contratti differenziati, alla

stipulazione dei quali pre–

siedono, più che fattori economici, i

rapporti di forze

esistenti tra produttori ed

utenti singoli; per cui i grandi

gruppi industrial i consumatori

riescono ad ottenere con–

dizioni favorevoli, che sono poi

largamente

pagate dalle

condizioni imposte alle altre

categorìe consumatrici.

Si

ha così una gamma di tariffe che va da una l i r a al

JTWh pagaTE^ttM grandi utenti industriali di Milano

alle cento l ire pagate dagli utenti elèttrodomesMci del-

(5)

v.

La realtà economica

n.

14

del

1949,

pag.

7

e segg.

r i sola d'Ischia. L'aspetto più largamente sentito dai

mediaceli economici di questo sistema tariffario è l'ap–

plicazione della c. d.

tariffa

bìnomìa,

vero e proprio

contratto jugulatorio, i n periodo di restrizioni dei con–

sumi, i n quanto obbliga l'utente a pagare in ogni

caso

una certa quant i tà di energia, anche se i l consumo

effettivo non raggiunge tale quant i tà.

Malgrado questa situazione tariffaria largamente r i –

munerativa, in questi giorni

i

gruppi elettrici chiedono

lo sblocco delle tariffe, o, almeno,

i l

loro innalzamento

a 32 volte anteguerra (misura, quest'ultima, che farebbe,

grosso modo, passare i l prezzo medio del kwh di ener–

gia elettrica da 8-10 l ire a 14-15 lire ed aumenterebbe

gl i int roi t i

dei

gruppi di oltre 100 mi l iardi annui),

E i n pari tempo essi pongono apèr tamente i l

ricatto:

o ci aumentate le tariffe o noi non costruiamo i

nuovi

ìmpian

t i .

Ora, i l Tatto che questo ricatto venga oggi posto con

brutal i tà — e quando s i tengano present ì le

considera–

zioni da noi fin qui svolte — rende possibile dì

rispon–

dere

al quesito circa l'influenza

della struttura econo–

mico-sociale del settore sulla

crisì

elettrica.

E l a risposta non può essere che la

seguente

:

la causa

fondamentale

della crisi elettrica italiana (cioè la

carènza

cronica di tcùpdcltà produttiva e VvfrazìonaXe

utilizzazione

di quella

esistente)

è a sua volta una diretta

conse–

guenza della struttura

monopolìstica

privata del

settore

e delle soluzioni

imposte da quella struttura,

sìa in

ma–

tèria d i produzione, che di tariffe, che dì profitti,

che

di investimenti.

Non solo, ma

permanendo

le condizioni

attuali,

la

stessa possibilità che un aumento delle tariffe

possa per–

mettere un adeguato sviluppo

produttivo

diventa

proble–

matica,

data la possibile convenienza dei

gruppi finan–

ziari ad investire ai di fuori del

settore elettrico i mag–

giori profìtti realizzati nel settore in

questione; e

cioè

a causa del carattere crescente dei

costi della produ–

zione elettrica nel suo complesso

e

di quello

decrescente

dei costi negli impianta esistenti. PeT

quesio motivo i .

programmi di nuove costruzioni, che

vengono sbandie–

rat i contemporaneamente alla richiesta

,

di

aumento delle

tariffe, non offrono nessuna garanzia di essere

realizzali.

Del resto, dal 1946 ad oggi sono

stati

costruiti

meno

della metà degli impianti indicati i n un

programma

di costruzioni che

YAnHlei

aveva

promesso al

governo.

Necessi tà e attualità de l l a n a z i on a l i z z a z i on e

E' chiaro, quindi , che una soluzione

immediata e

aefUutàva del problema elettrico non può

più concepirsi

nèll'-ambiìo dell'attuale struttura

economica.

Esistono, cioè, da tempo le condizioni

oggettive

per

la

nazionalizzazione

immediata

dell'industria elettrica.

Essa si presenta come una soluzione obbligata per risol–

vere i connessi problemi dell'aumento della capaci tà

pro–

duttiva, della rottura delle barriere esistenti sia sul

piano tecnico che su quello economico tra Regione e

Regione, dell'introduzione d'un sistema ragionale dì

tn-

riffe, che adegui le tariffe stesse ai costì medi e non

ai rapporti di forze esistenti tra i monopolisti produt–

tori e singole categorie d i consumatori.

Del resto, l'esistenza dì condizioni oggettive pressOG-

chè analoghe ha da tempo condotto alla nazionalizza-