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I

R I N A S C I T A

3 8 9

E c o n om i a i tal iana

La c r i s i e l e t t r i c a

La crisi dell'energia

-

elettrica

che è

piombata sul-

Teconomia italiana negli ul t imi

mesi,

aggravandone le

già drammat

iche

condizioni

ha

posto con vigore

al–

l'attenzione

dell'opinione pubblica e degli

elementi

re–

sponsabili delia vita

politico

-economica italiana ì pro–

blemi relat ivi

a questo settore

basiliare ed ha messo i n

luce

la

necessità

improrogabile d i una lorp soluzione.

Gli elementi obiettivi

della

questione dovrebbero

essere

a tut t i noti , data l

'ampiezza

della trattazione

che

hanno

avuto sulla stampa

politica

e specializzata i n questi

ul t imi tempi

(1).

Tuttavia,

proprio perchè i l gTan parlare

che

se

ne

è

fatto, e l a

necessaria

frammentar ietà

con la quale, spes–

so per necessità polemiche,

è

stato

illustrato un proble–

ma

tanto complesso,

possono

aver distratto l'attenzione

da quelli che sono

gl i aspetti fondamentali

del problema

stesso,

'gioverà

elencarli qui

tut t i in

modo

sistematico,

anche se alcuni d i essi possono sembrare

affatto elemen–

tari .

Un dato

ormai definitivamente acquisito

da

tut t i è che

l'

attuale

crisi

del l ' energìa elettrica, se pure ha trovato

motivo d i aggravamento nelle vicende idrologiche

sfa–

vorevoli degli

ul t imi

anni

ed in particolare di quello

trascorso

, ha la sua causa fondamentale in una insuffi–

cienza d i impiant i e quindi i n una

carenza della capa–

cità produttiva rispetto al fabbisogno. Significativa in

proposito è l'ammissione dello stesso ing. Ferrerie Pre–

sidente della Edison e della Associazione degli indu–

strial i

elettrici

(Anìdel)

nell'intervista concessa

a

un

giornale economico (24

Ore

del 6 agosto 1949).

Senonchè è bene precisare subito che tal

e

insuffi–

cienza

d i impiant i non dipende da

un

mancato

sviluppo

delle

nuove costruzioni negli ul t imi anni,

e

i n

partico–

lare nel

dopo guerra; non

è, cioè, un

fenomeno

di

breve

periodo,

ma

al

contrario si avvia

ad

essere un fenomeno

di

lungo periodo.

Lo dimostrano

le cifre re

-se note dal

Comitato

Nazionale dei Consigli

di

Gestione, a seguito

di

una

rielaborazione dì dati pubblicati

daiVAnideU

da

esse risulta "che i l saggio annuo

di

incremento degli im–

pianti idroelettrici

(2)

i n Italia,

che nei quinquennio

'1925-30 si

aggirava intorno al 20%, non ha mai supe–

rato

nel

periodo 1931-1948

V

8,2

%

{valore isolato rag–

giunto nel 1940)

e

presenta un valore medio del 3

%,

prescindendo naturalmente dalle ricostruzioni dì im–

pianti danneggiati dalla guerra, in quanto

esse

non

co–

stituiscono apporto di nuova capaci tà produttiva,

ma

reintegrazione di quella preesistente.

è

valida l'obiezione che da differenza tra i valori

raggiu

nti negli anni precedenti i l 1930 e quelli degli

anni

successivi è dovuta al fatto che i n un primo tempo

(1) Ol tre al le informazioni v i a v i a pubblicate dal la stampa

quotidiana, anche del nostro part i to, s i vedano soprattutto

i numeri 4 e 9 del 1948 e 9, 14 e 15 del 1949 di

La

realtà

economica.

Quindicinale dei C.d_G. e i numeri

2,

4 e 6 di

No–

tizie

Economiche, mensile del ia 8ez. Economica del P . C . L

(2) Cioè i l rapporto t ra l a potenza degli impiant i entrat i

in funzione in un anno e l a potenza degli impiant i esistenti

all'inizio dello stesso anno.

vi era l a necessità di raggiungere una certa capaci tà

produttiva per sostituire l 'elettricità ad altre fonti di

energia e che questa necessi tà è venuta in un secondo

tempo ad assumere un'importanza più trascurabile, fa–

cendo quindi rallentare i l ri tmo delle nuove costruzioni.

Infatti , secondo

-i

calcoli effettuati

dall'Artide l

stessa

(v. Relazione del suo Consiglio Direttivo per i l 1948,

pag. 37,) in Ital ia, considerando un periodo sufficiente–

mente lungo d i anni, l'accrescimento del consumo di

energia si verifica secondo un tasso annuo medio del

9 %. Ciò significa che da ormai un ventennio esiste nel

nostro Paese un divario t ra fabbisogno di energia

elet–

trica e capaci tà produttiva degli impiant i , che, lungi

dal tendere a colmarsi, aumenta progressivamente e fa

sì che oggi Tinsufficienza della produt t ivi tà rispetto alle

necessi tà del consumo raggiunga valori impressionanti,

anche superiori agl i

8

mi l i ardi d i kwh; cifra oggi am–

messa da tut t i i tecnici del ramo come rappresentativa

dell'insufficienza attuale degli impianti , contro la pro–

duzione d i 22 mi l iardi e 594 mi l ioni d i kwh avutasi

nel 1948.

La conclusione che i l divario in questione costituisce

un fenomeno ai non breve perìodo sposta necessaria–

mente l 'analisi delle cause della crisi elettrica dal cam–

po strettamente tecnico all'esame della struttura econo–

mico-sociale dell'industria elettrica italiana ed ai fat–

tor i che hanno determinato fino ad oggi la politica che

governi ed industriali hanno seguito in questo campo.

caratter i del monopo l i o ne l l ' indust r i a e l et t r i ca

Al settore dell'industria elettrica italiana apparten–

gono quattro t ipi d i aziende produt trici :

a) aziende private che producono energia quasi

dvamente destinata alla vendita (aziende elettro-

commerciali);

b)

aziende private che producono energia preva–

lentemente destinata al proprio consumo in impiauii

industriali di loro propr ietà (aziende autoproduttrici);

p

c)

aziende municipalizzate che producono energia

'stipata al la vendita;

d)

Ferrovie dello Stato, che producono energìa ut i-

nella propria rete dì trazione.

E' noto che le aziende elettrocommeiciali private sono

i

cóntr3Hafe da alcuni diT

^'iJlfl'Trami

i grappi industriaii-

1

finanziari i tal iani , i quali controllano anche le aziende

distributrici d i energia. Essi sono:

Edison,

Adriatica

di

Elettricità

[SADE),

La Centrale,

Meridionale

Elettri-

cìtà'iSME),

Strade Ferrate

MeruUonali,

Società

Idroelet–

trica Piemontese {SIP)

e

Terni;

questi due ul t imi gruppi

!

appartengono formalmente all'I.R I . (la Terni è anche

.

autoproduttrice), ma nella loro polìtica non si differen–

ziano per nul la dai gruppi privati e sono, come essi,

inquadrati i n un'unica Associazione industriale :

V Anìdel.

Degli auto produttori, i più importanti sono i gruppi

fifoTUecatvn^eFMCÌc; essi

aderiscono ad una propria As-

ociazione, diversa

d&WAnidel,

se pure legata alla Con-

Indus t r ìa:

VUwapace.

Le aziende municipalizzate, raggruppate in una pro–

pria Federazione, aderente alla

Confederazione

della

Municipalizzazione,

annoverano, accanto a numerose

piccole e medie aziende produttrici e distributrici , tre

'l

grandi imprese: le Aziende Elettriche Municipali di

'^Milano, di Torino e di Roma.

k

4