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R I N A S C I T A

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Spetta agli intellettuali di cogliere questi elementi nuovi,

di renderli consapevoli, di liberare i l pensiero popolare

dalle scorie immessevi, di creare le possibilità d'un pro–

gresso culturale di massa e non soltanto di ristretti

grappi.

In una città come Torino tutto questo è possibile

soltanto a condizione che un incontro schietto e aperto

sì stabilisca in pruno luogo, fra gl i intellettuali e la

classe operaia. In questo contatto gl i intellettuali —

come ceto sociale — trovano la sorgente dei problemi

da studiare e da risolvere; e gl i operai la coscienza

piena e chiara dei loro compiti storici di classe.

Parrebbe che i l primo momento di questo incontro

dovesse spontaneamente realizzarsi nella fabbrica, fra

gl i operai e

i

tecnici. Ma così non

è,

fino a oggi. Torino

è

ricca di tecnici: sebbene i l bilancio dello Stato non sia

largo nel fornire le possibilità dì sviluppo alla tecnica

strumentale e sperimentale che domanda larghezza di

mezzi e di

.

dotazioni, i tecnici torinesi sono valorosi, e

con

pochi mezzi ottengono risultati ammirevoli. Ma quale

è

la loro posizione sociale? Se per certi aspetti essi rap–

presentano la più sviluppata moderni tà, per la loro

posizione sociale sono generalmente in arretrato. Nella

fabbrica sono agenti attivi , responsabili; e tut tavìa si

sentono subalterni. Non hanno iniziativa autonoma nel-

Telaborare i piani dì produzione: elaborano l'esecuzione

dei piani stabiliti dallo stato maggiore dell'industria,

controllandone le fasi lavorative;

e —

come ceto — di–

ventano incapaci di autonomia storica.

vasto strato di tecnici che oggi organizzano e arti–

colano l ' industria torinese non appare, infat t i , nella vita

cittadina — e tanto meno nella vita nazionale, nono–

stante l'opera che vi compiono —con un minimo di omo–

geneità, dì indirizzo, dì peso sociale. Nelle fabbriche non

esercita nessuna influenza polìtica sulle maestranze :

talvolta avviene anzi i l contrario.

Rinchiusi nell'interesse puramente contingente — non

inquadrato culturalmente — dei loro problemi profes–

sionali, i tecnici ignorano i grandi mot ivi attuali e

storici della lotta operaia. E da questa ignoranza sono

portati a non comprendere le forme e gl i episodi di

questa lotta, a darne giudizi errati, nella ristretta v i –

suale dei loro effetti tecnici immediati e isolati; e a

schierarsi coi padroni, sebbene in posizione subordinata,

come inconsapevoli agenti e guardiani del capitale.

I l sorgere dei Consìgli d i gestione aveva prodotto a

Torini) un inizio di revisione di questo modo di pen–

sare e atteggiarsi dei tecnici. Ma l'acutizzarsi della

lotta* di classe conseguente all'attuale offensiva capi–

talista, ha segnato un arresto in tale revisione: deviata

talvolta in senso opportunista e ant ìoperaio, che riso–

spinge molti tecnici nel loro isolamento, nella loro posi–

zione socialmente arretrata, passiva e subordinata, pu–

ramente strumentale.

Bisogna riuscire a produrre un incontro fra i tecnici

e la classe operaia; e ad inserire i tecnici nel com–

plesso del mondo culturale. La crisi attuale dell'indu–

stria, della produzione, del mondo capitalista non può

non gettare nei tecnici germi di dubbi e perplessità.

Bisogna suscitare discussioni, dibattiti , larghi e aperti,

che approfondiscano problemi; gl i stessi problemi tec–

nici , ma inquadrati in quelli più vasti e complessi del

lavoro e della produzione nazionale. E cioè esaminati e

dibattuti non soltanto in termini ristretti .e chiusi di tec–

nica professionale, ma in termini di fabbrica e società,

di scienza e nazione,

A questa esigenza l

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Unione Culturale deve richiamare

i tecnici, con la collaborazione consapevole e intelligente

della classe operaia, nei suoi Consigli d i gestione, nelle

sue organizzazioni sindacali e popolari.

Soltanto cosi, dalie fabbriche, dalle sue possenti

e

vi –

tal i associazioni, i l popolo vero e fondamentale di To–

rino spr igionerà i suoi germi culturali nuovi; e Torino

r i t roverà la sua anima cittadina e nazionale. E saprà

pure attingere energie e forze vive dalla provìncia, dalla

campagna che oggi pare cingerle intorno una fascia

sor–

da e opaca, soltanto perchè manca i l contatto profondo e

necessario

con

le

sue

potenziali capaci tà progressive.

Spetta

agli

intellettuali di guidare nei suoi pr imi passi

la popolazione rurale, per aiutarla a- superare la disper–

sione e l'isolamento in cui vive. I maestri, questo

ceto

intellettuale così capillarmente diffuso che p u ò portare

la sua influenza a ogni casolare, e che bisogna strappare

all'inerte conformismo prodotto dalla nostra storia

re–

cente

e coltivato

dal risorgente oscurantismo;

ì

medici

condotti, gl i agrimensori, i veterinari, i periti; tutto que–

sto mondo, partito in gran parte dalla campagn

a, e

uscito poi dal l 'Universi tà e dalla vita di Torino, e dif–

fuso in tutta la regione, a contatto con i suoi molteplici

problemi in tut t i i camp ì : della scuola, de i r agricoltura,

dell'artigianato, delle comunicazioni, della sani tà pub–

blica; carico, di responsabi l i tà per la natura dei

servizi

pubblici e collettivi — e in gran parte formativi

a

cui provvede; tutto questo mondo può e deve riuscire a

rompere la crosta di sonnolenta passività che chiude la

nostra campagna in una vita retriva e angusta, troppo

arretrata rispetto al capoluogo, e che i n definitiva

in–

fluisce negativamente anche sulla stessa città.

Vasti e gravi sono dunque

i

compiti di un movimento

culturale i l quale voglia ridare vita, digni tà e funzione

progressiva — e cioè capace di far avanzare realmente

l ' intiera società

alla cultura di Torino. Ma v i sono a

Torino uomini di cultura capaci di un tale orgoglioso

proposito e della decisione necessaria alla sua? realiz–

zazione. Suscitare e muovere un gruppo definito e saldo

d i intellettuali indipendenti per procedere i n questa

opera è cosa ardua. Si tratta — attraverso un lungo e

paziente dialogo — di chiarire fino in fondo posizioni

e

principi ; di far diventare questi principi elementi di

coordinamento intellettuale e morale, base di azione e

di movimenti dì popolo capaci di sollevare continua–

mente nuovi strati di massa ad una vi ta culturale su–

periore. Ciò richiede un lungo processo, con anioni e

reazioni, adesioni, dissoluzioni, e formazioni nuove sem–

pre più elaborate e complesse. E bisogna aver presente

gl i aspetti complicati di questo processo per sapervi

procedere con fermezza e fiducia.

Con fermezza e fiducia v i vogliono procedere gli in–

tellettuali comunisti di Torino : senza preconcetti

settarismi, persuasi della necessi tà di stimolare e poten–

ziare un vasto movimento, che attingendo

a

tutte le

sorgenti di cultura della nostra città, faccia di Tonno

una fucina avanzata non soltanto di macchine moderne

e progredite, ma di cittadini e uomini nuovi, consape–

voli delle trasformazioni e del rinnovamento che oggi

sono in atto, e capaci di realizzarli in tutta la loro inte–

rezza umana sociale e nazionale.

C

A M I L L A

B

AVERA