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R I N A S C I T A

3 8 7

meritare contro

i l Patto atlantico

notevole fu

lo

schiera–

mento di

intellettuali torinesi i n difesa dell

'indipen–

denza nazionale e della pace.

Schieramento che ebbe alla

sua testa i quattordici

•eminenti uomini di

cultura costi–

tui t isi in Comitato per

la Difesa della

Pace, e per

la

raccolta delle firme di adesione alla petizione popolare

contro i l Patto atlantico; che contò professori

e

d i r i –

genti scolastici

insigni, grandi

clinici ,

professionisti,

uomini

della scienza e dell'arte, del

giornalismo, d i

tut t i i settori del mondo

culturale

cittadino;

e rappre–

sentò un

primo organico contatto fra gl i intellettuali

e

gl i

operai

d i

Torino,

La classe

operaia torinese avvertì , infat t i , i l

valore pro–

fondo, nazionale

di quello schieramento; e

manifestò la

sua comprensione: in alcune grandi fabbriche gl i operai

designarono come

propri delegati al

Congresso Mon–

diale della Pace elementi della cultura

torinese,

pro–

fessori universitari, tecnici, scrittori, pi t tori . Al Comi–

tato

organizzatore di quel

Congresso giungevano,

por–

tati da delegazioni

di operai,

grandi

pl ichi

contenenti

fasci e

fasci

di biglietti da

cinquanta

e cento l i r e :

i

quali parevano

rendere presente materialmente,

i n

quel-

Tatto, la lunga schiera di lavoratori che,

a

uno a uno,

versando

i l

proprio contributo, avevano

voluto man–

dare a

Parigi —

come

loro

delegati

alcuni dei più

noti e valenti intellettuali della

città.

In

queste

prime

manifestazioni

sono indubbi segni

di

fermenti

nuovi

che lentamente, per sottili canali,

si

insinuano e

agiscono nel mondo

culturale, e

devono

riuscire a confluire in una

corrente

uni taria

capace di

dar

principio

e anima

a una azione rinnovatrice.

Un passo

in questa

direzione è

rappresentato

dal piano

di

trasformazione

dell'Unione

Culturale — da

organismo

ormai

inerte

e pressoché spento

i n

un

centro di

in–

contro e raccolta della cultura

progressiva

torinese.

Bisogna

realizzare questo piano; tradurre in termini

di organizzazione

e di azione i

propositi rinnovatori de–

gl i uomini

di

cultura che hanno

l a direzione

dell'Unione

Culturale.

Bisogna raccogliere

le

energie disperse,

coor–

dinare le iniziative,

creare

un terreno

di

incontro che —

nonostante

le

inizial i

differenze di ideologia, di

forma–

zione

spirituale e intellettuale — permetta un dial

ogo,

un dibattito capace di portare chiarezza

e

fermezza di

pensiero, e

di generare azione conseguente.

Molte

sono

le energìe che

possono

essere sollecitate

e richiamate.

In

primo luogo

nel campo della scuola,

in tut t i

i suoi gradi e

in

tut t i

i

suoi problemi: di

rico-

-

struzione

e

dotazione

materiale, di riordinamento e

di

'riforma. L'Associazione di Difesa della

Scuola

Nazionale

si

sferza

di

operare

in

questo

senso.

Ma v i sono

energie

che essa

non raggiunge,

che rimangono

isolate:

si

pensi

— ad esempio

—-

a quelle

rivolte con tanta commov

ente

tenacia e passione

alla

ricostruzione della

nostra Univer–

sità, del

Politecnico. La classe

operaia deve

conoscere

g l i

sforzi dei dirigenti di questi ist i tut i , e

appoggiarli

avendo piena coscienza del

loro valore, contro l

'indiffe–

renza e

l'assenna

dei gruppi dominanti e del

governo.

La classe operaia torinese oggi

già guarda con

animo

nuovo al l 'Universi tà.

Vi sì è sentita accolta, come fatto

e dato storico, quando — lo

scorso aprile — in una delle

sue aule e

con cerimonia solenne,

l 'Università

celebrò

Tannìversar io della morte del grande Capo della

classe

operaia italiana, Antonio Gramsci; e

gl i operai

conob–

bero, insieme con i l discorso

commemorativo di Palmiro

Togliatti, le parole di apertura del Magnifico Rettore,

che d i Antonio Gramsci esaltavano i l valore umano e

nazionale.

Bisogna che gl i operai di Torino sostengano valida–

mente la lotta generosa che i l Direttore del Politecnico

conduce da anni per salvare alla ci t tà d' Italia indu–

strialmente più sviluppata e avanzata la illustre fu–

cina dèi suoi tecnici. E conoscano le difficoltà e gl i sforzi

del gruppo di scìenzati che lavorano valorosamente a

conservare e far rifiorire a Torino l 'Istituto Galileo Fer–

raris, piombato dalla sua gloriosa tradizione — per

Tindifferente inerzia dì chi ha la direzione della istru–

zione e cultura nazionale

a un deplorevole stato di

abbandono e di insufficienza strumentale e finanziaria.

Ma oltre alle notevoli potenziali energie culturali rap–

presentate da queste che 'sono tra

le

maggiori sorgenti

di cultura

i

altre ancora più isolate, e

generqlmente sco–

nosciute,

è

possibile rintracciare e raccogliere,

quando

si passino in rassegna gl i strumenti culturali

della no–

stra città che per opera dei loro dirìgenti vanno rior–

ganizzandosi: i musei, le biblioteche, le scuole d

'arte

e specializzazione.

Non

è

possibile illustrare qui, come occorrerebbe, le

infinite possibilità offerte dal mondo dell'arte, del teatro,

del cinematografo, della radio, delle at t ivi tà librarie.

Ma in tutte le direzioni occorre sollecitare e raccogliere

energie, per creare a Torino quel centro di organizza–

zione e condensazione intellettuale che oggi manca, e

di cui l'Unione Culturale dovrebbe essere i l punto di

partenza e di confluenza.

Questo centro culturale, però, avrà vita vera e'feconda

soltanto se i l mondo della cultura

a Torino come

i n tutta Istal la — riuscirà a uscire dall'isolamento in

cui è venuto rinserrando si

t

e in cui sta la radice prima

della sua sconnessione e del suo decadimento.

I l problema degli intellettuali e della cultura

è

in

sostanza i l problema della loro

funzione

nella vita

or–

ganica della società, ossia dei loro rapporti con i l

po–

polo, con l a nazione;

è

i l problema di superare la frat–

tura fra popolo e cultura che in Italia dura da

secoli,

e che ha impedito agli intellettuali i tal iani di

avere

una

linea di sviluppo nazionale, di essere una forza operante

nella nazione.

Oggi le grandi masse popolari con la loro attività pra–

tica, con le loro lotte, pongono principi «e problemi

nuovi.

Spetta agli intellettuali di elaborare e rendere coerenti

questi principi e problemi; dì creare l 'uni tà fra

i l po–

polo e gl i intellettuali, fra la pratica e la teoria, che sola

può dare alla nazione organici tà di pensiero e saldezza

culturale.

E reciprocamente: la disgregazione attuale del mondo

della cultura si riflette nella vita generale, determina i l

distacco di vasti strati popolari dalla cultura, j ]

suc–

cesso dell'americanismo e i l risorgere dell'oscurantismo.

La gente non legge più,

0

legge male; si abbandona alla

superstizione, e a una degradazione del gusto che sì ma–

nifesta nella letteratura & fumetti, nella cattiva scelta

dei film e degli spettacoli; nella dispersione delle capa–

cità creative di popolo e d i nazione, e delle tradizioni

migl ior i .

A questa degradazione le forze nuove e progressive

reagiscono ancora limitatamente, timidamente, in modo

polemico ed essenzialmente distruttivo, pur rappresen–

tando gl i elementi embrionali di una cultura nuova.