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R I N A S C I T A
fu la regione tipica delle Università popolari, dei cir–
coli rionali di cultura, delle biblioteche circolanti, dei
quotidiani aziendali; dei giornali e dei circoli d'istru–
zione organizzati dalle leghe contadine.
Anche oggi, naturalmente, con la caratterizzazione
portata dall'attuale situazione politica, queste sono a
un dipresso le condizioni e le prospettive della cultura
in Toscana. Si potrà dire che la vera cultura non ha
niente a che vedere con queste forme embrionali : ma qui
sta precisamente Terrore, o piuttosto i l proposito anti–
democratico che domina spesso nei criteri di organiz–
zazione delia cultura ad opera delle classi dominanti.
Certo, nessuno vorrà cancellare i confini e le grada–
zioni, e fare un? mucchio d i alta cultura, pubblicismo,
giornalismo, informazione delle masse, e tutte con fon*
dere nel buio di una elementare manipolazione ideolo–
gica che, per scopi contingenti, renderebbe nere tutte
le vacche. Solo i l ibel l i stolti di avversari in mala fede
possono continuare a dire che i comunisti pongono le
opere d i Benedetto Croce al livello dei bollettini o delle
note informative delle loro sezioni di agitazione e pro–
paganda. Ma resta verissimo che è proprio da un legame
d i informazione, dì elaborazione, di approfondimento
con la vita popolare, con le sue forme di organizzazione,
con le sue esigenze tanto culturali quanto sociali e
politiche, che anche l'alta cultura riceve l'impulso per
realizzazioni sempre più avanzate, sempre più storica–
mente adeguate. Ciò è tanto più vero quanto più ci si rife–
risca alla organizzazione dell'alta cultura piuttosto che
alle sue manifestazioni puntualizzate nella loro indi–
vidual i tà.
L'esempio della scuola normale di Pisa che prima del
fascismo, durante i l fascismo, dopo i l fascismo è stata
ed è annientatrice di pensiero libero e progressivo, ostile
ad ogni oscurantismo e a ogni schematico conformismo,
è altamente significativo : perchè solo l'ambiente, i l
contorno ai una popolazione inquieta, vivace, democra–
tica e scanzonata, i l ricordo di docenti che furono alla
avanguardia nella lotta per dare al pensiero uno stretto
e
operante legame con l'azione, può avere dato vita e
cont inui tà a quella tradizione.
Per tutto questo la forza di resistenza che una regione
come la Toscana può sviluppare nel settore culturale
contro l'opera di oscurantismo del governo attuale ò
rilevante e non si misura avendo l'occhio solo alle Uni–
versità, agli Istituti di cul tura esistenti e alle loro mani–
festazioni ufficiali. E certo che al di là dell'organizza–
zione ufficiale della cultura, che poi
è
spesso disorga–
nizzazione per quanto concerne j legami con la vita
popolare, cui più sopra ci riferivamo, sussìste una diffusa
fermentazione culturale che riunisce in una comune
esigenza di progresso gli elementi migl ior i dei ceti più
vari e spesso politicamente più lontani. Le tradizioni
di un pensiero che per andare innanzi contro Terrore e
i l pregiudizio ha dovuto esprimere folimitazioni ideolo–
giche d'avanguardia e si è trovato quindi a essere l 'al–
leato dei moti politici innovatori {cioè in real tà era
esso espressione di questi e del loro contenuto di svolgi–
mento economico-sociale), sono troppo vive in Toscana
perchè si possa mortificarle e annientarle con i mezzi
•di oscurantismo spirituale che una politica puramente
e semplicemente reazionaria mette in opera.
Se è ancora difficile, con l'attuale organizzazione,
che intorno alle Università sorgano centri di discussione
e dì divulgazione dei problemi filosofici, storici, lette–
rari, scientifici, contemporanei; se entro la scuola stessa
ì docenti si sentono minacciati e avvi l i t i dalla sempre-
maggiore importanza tìaita alla scuola confessionale
(sintomatica al riguardo la recente disposizione che
consente di sottoporre gl i alunni delle scuole governa–
tive a commissari esaminatori provenienti da ist i tut i
privat i , cioè religiosi); se nella- discussione e elabora–
zione di certe questioni filosofico-storiche, che tocchino
la Chiesa cattolica, si comincia addirittura a rischiare i
fulmini del Codice penale: tutto ciò è un motivo che
spinge gl i uomini dì cultura toscani, fieri delle loro
tradizioni di indipendenza e di l ibertà di ricerca, ad
accostarsi a quelle forme di organizzazione culturale,
che seppure spesso per ora limitate al livello della divul–
gazione pubblicistica, traggono dalle forze sociali e poli–
tiche su cui fanno leva un netto orientamento di con–
trasto riguardo all'opera di soffocamento della l iber tà
di pensiero che la paura e l'astio impongono agii attuali
dirigenti la politica italiana.
È -cosi che le associazioni culturali di carattere popo–
lare sorte in Toscana riscuotono sempre più notevole e
diffuso consenso, e intorno ai circoli «Amici di Rina–
scita », alle sezioni dell'associazione per i rapporti cul–
tural i con l'URSS, alle manifestazioni culturali — rap–
presentazioni teatrali, celebrazioni (Storiche, cicli di
conferenze — organizzate da amministrazioni comunali
democratiche o da associazioni d i lavoratori, s i vedono
sempre più confluire l'interesse e la collaborazione di
esponenti della nostra migliore cultura, indipendente–
mente dal loro indirizzo politico.
Particolarmente nel ricordo dei tat t i i n cui la Toscana,
o certe sue parti, si trovarono all'avanguardia della
storia d' Italia, è vivo e presente i l senso di una superiore
uni tà di pensiero che ha animato e sospinto i migl ior i
spiri t i e i più vivaci rappresentanti delle varie cate–
gorie della regione nella ricerca Sei progresso civile ed
economico: si è ben visto, in recenti cicl i di manifesta–
zioni, che i l carattere progressivo d' iniziativa democra–
tica di certi periodi del Risorgimento & Taf fiato d i libertà
di pensiero sprigionantesi dalle più cospicue manife–
stazioni dell'Umanesimo, del Rinascimento o del '700
toscano possono costituire un principio di uni tà di ricerca
che fa perdere a quelle celebrazioni ogni tono di fredde
elucubrazioni retoriche, e le conduce invece a realiz–
zare feconde collaborazioni dì principi e di metodi.
Tutto ciò ha soprattutto valore per quanto concerne
la resistenza all'oscurantismo confessionale che «oggi
minaccia la nostra vita- spirituale e la l ibertà della nostra
cultura. La Toscana dì Boccàccio, di Machiavelli, di
Guicciardini, di Pompeo Neri, di .Scipione di Ricci,
GÌ
Carducci e di Fucini, non potrà mai essere terreno di
riconquista per qualsivogla «missione » clericale. AI -
Tinfuori di certe minoranze beotiche, in preda al pregiu–
dizio e alla superstizione, i l senso della difesa delle esi–
genze della propria libera ragione contro l'imposizione
confessionale ha conservato in Toscana in tut t i g l i strati
della popolazione, dall'aristocratico intelligente al con–
tadino consapevole, dal professionista all'operaio, dal–
l'intellettuale vero e proprio all'energico e spregiudicato
commerciante, una cosi viva e presente forza che la
diffidenza e l 'ostilità verso l'istruzione confessionale,
verso le scuole pretesche con obbligo di messa, non
meno che verso le pretese scientifiche neocattoliche, sono