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R I N A S C I T A

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operanti, nei var i ambienti e nelle varie gradazioni,

con efficacia del tutto rassicurante per l o . tradizioni

laiche della nostra cultura. E, per riferirsi con più pre–

cisione al la cultura differenziata,

è

sintomatico che le

principal i riviste culturali della Toscana,

Belfagor,

So–

cietà e II Ponte,

per quanto assai diverse come orienta–

mento dì principio e come indirizzo politico dei colla–

boratori, sono fermissime nella resistenza alToscuranti-

smo clericale. Naturalmente anche qui Je defezioni,

dovute all'interesse d i classe, alla paura conservatrice

a

all'abbrutimento dell'ignoranza non mancano. Ma nel

complesso l

'amore per

la l ibertà e l a indipendenza del

pensiero da ogni schematismo ecclesiastico

è

patrimonio

comune di ogni buon toscano, i l quale sia ricco o povero,

uomo d i campagna *> d i città, sembra aver succhiato

col latte l'ammonimento di quel grande spirito toscano

che fu Francesco Guicciardini sull'azione mondana della

Chiesa cattolica:

«

..esaltati alla potenza terrena, de–

posta

a

poco a poco la memoria della salute dell

'anima

e

de' precetti divini , e voltati tut t i i pensieri

loro

alla

grandezza mondana, nè usando più l 'autor i tà spirituale

se non per istrumento e ministerio della temporale,

comìnciorno a parere più tosto principi secolari che

pontefici. Cominciorno a essere le cure

e

i negozi loro

non più la sant i tà della vita, non più l'argomento della

religione, non più i l zelo e la car i tà verso

i l

prossimo,

ma eserciti, ma guerre contro a' cristiani, trattando

co' pensieri e con le mani sanguinose i sacrifici...

nuove leggi nuove ar t i nuove insìdie per raccorre da

ogni parte denari; usare a questo fine senza rispetto

Je armi spirituali, vendere

a

questo fine senza vergogna

le cose sacre e le profane».

E questo unitario senso dì attaccamento alle più degne

tradizioni dello svolgimento spirituale e civile d' Italia

contro i l soffocamento sempre tentato contro di esso

dalla politica ecclesiastica non

è

l 'ul t imo dei contributi

che, nelle circostanze attuali, la Toscana democratica

può dare al progresso della storia patria.

F UR I O DIAZ

Fermenti nuovi nel mondo

culturale torinese

Nel quadro

generale

della cultura italiana di

oggi

•come si

presenta, quale posto ha i l mondo culturale dì

Torino?

Al

primo sguardo d'insieme appare subito l'avanzata

disgregazione di questo

mondo, che vìve a piccoli grup–

pi dispersi, e

da cui non emerge alcuna personal i tà

avente funzione di direzione

o di guida, nè esce alcuna

corrente culturale

minimamente

determinata.

Torino è una città ben definita nella sua struttura

economica, caratterizzata da una estrema

concentra–

zione

industriale

— che si riassume nella

egemonia

del

grappo finanziario Fiat — e da

vasti aggruppa–

menti operai

più che altrove omogenei e compatti, una

struttura

capitalisticamente avanzata che

contrappone

in modo crudo le due

classi fondamentali

e antagoni–

ste, e sì articola poi in un vasto strato di piccolo-bor-

ghes; urbani : professionisti, dirigenti tecnici e ammi–

nistrativi, graduati dell'industria e delle

attività eco–

nomiche a essa connesse.

L'egemonia del gruppo finanziario Fiat incìde

sostan–

zialmente ì tratti caratteristici

nella Torino

produttiva.

Ma questo gruppi) dominante

riesce a

dare alla

città

una direzione intellettuale e morale?

A influenzare in

modo sistematico e capillare la vita culturale

cittadina,

imprimendole un proprio Indirizzo, dandole una

fisio–

nomia, una prospettiva, un ' un i t à popolare

e cittadina,

nel quadro della più vasta uni t à nazionale?

1J

gruppo

dominante ha,

cioè, nel

mondo del

pensiero e della cul–

tura di Torino

la sua espress

ione, i l suo interprete

e

agente?

L'attuale

avanzata disgregazione

del mondo

culturale

torinese risponde in modo negativo a questa domanda.

I l gruppo dominante dispone dei grande

strumento, pre–

valentemente polìtico, della stampa, dei

giornali guo-

tidiani e

si

siforza dì svolgere un

'azione culturale di¬

retta,

con

proprie iniziative,

che,

partendo

però dal–

l'esterno, non si

incorporano

organicamente nella vita

culturale della città

e

non riescono a

spogliarsi

del

loro originario

e

prevalente carattere

commerciale e

speculativo. Così, la costru

zione

del

grandioso e ma–

gnifico Palazzo delle

Esposizioni,

centro di

mostre, spet–

tacoli teatrali e

cinematografici; i l

progetto

dì ricostru–

zione del Teatro lirico

torinese;

la

creazione di un Cen–

tro culturale dove sono invi tat i

ì più noti esponenti del–

la cultura italiana a illustrare temi svariali

di sapere,

con conferenze, spesso

assai

pregevoli,

ma che nell ' in–

sieme non danno luogo

a

una manifestazione

culturale

caratterizzata da un principio, da un motivo

ideologico,

da una posizione di affermazione o lotta

culturale

qualsiasi.

Si può anzi affermare che la disgregazione,

i l disiaci-

mento del mondo culturale — a Torino

come in

tutta

l ' I tal ia — testimoniano l ' incapaci tà dei gruppi dominan

t i di dirigere l a Nazione nel suo complesso, e

la conse–

guente

crisi generale

della

società

italiana.

Nei momenti di grandi

trasformazioni e r imi ov amen ti

umani, pol i t ici e sociali i l mondo della cultura risente

della crisi generale: classi e

ceti

dominanti

si disgre–

gano; valori e principi r i tenut i eterni si decompongono;

classi già subordinate vanno assumendo ruolo

di

prota–

goniste, e nel loro avanzare spazzano

via scorie cadute

e

disseccate, e sprigionano fermenti d i vita

spirituale

nuova. Tutto questo produce negli uomini della

cultu–

ra tradizionale l a senzazìone di trovarsi

a vivere fre* i

crol l i e le macerie del proprio mondo;

ed essi si disper–

dono, tendono ad appartarsi in qualche

tranquillo an–

golo della

conoscenza e

della contemplazione. E

la cul–

tura perde la sua funzione, i l suo slancio

creativo.

La disgregazione attuale del mondo culturale

torinese

è

un momento dì questo processo in atto nel nostro Fae-

se; in un punto molto interessante, di dove è possibile

scorgere, insieme con

gl i

avanzati elementi

di disfa–

cimento, elementi embrionali di rinascite.

Come concretamente

si

manifesta questa

attuate di –

sgregazione della cultura borghese a Torino?

Vi sono a Torino notevoli, valenti uomini di eultu

ra, in tut t i i campi. Essi vivono, studiano, lavorano

dispersi, come sìngoli cultori dell'una o dell'altra'scien–

za o arte, o come tecnici chiusi nella propria

specia–

lizzazione professionale.

A Milano,

a

Roma, a Firenze, durante questi anni che