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R I N A S C I T A

3 8 3

coautore,

poi

dall

'Indicatore

Genovese

e infine dal l ' Indi–

catore

Livornese,

intendeva aprire all'azione politica per

la

indipendenza

e la l ibertà

d

'Italia.

Di questo

legame strettissimo fra pensiero e cultura e

azione rivoluzionaria, le

organizzazioni polìtiche

costi–

tuite, minacciate dal corso degli eventi, non hanno mai

mancato

d i

tener conto, sia pure con gradi diversi

di

consapevolezza. E,

limitandoci alla storia italiana, ciò

ha avuto e ha riflessi panicolarmente interessanti nelle

zone politicamente

e

socialmente più avanzate: nelle

quali appunto alle più decisive e concrete esigenze e

prospettive di quei legame

fa

riscontro una più coerente

organizzazione dell'opera dì resistenza e di corruzione

delle classi privilegiate.

In Toscana, ad esempio, i l compito di avversare e

disgregare l'opera di stimolo e di guida esercitata dalla

cultura nei confronti di una

azione

polìtica progressiva,

è

stato

e

sarà più arduo che non nel meridione.

Qui, come

è

stato ormai ripetutamente rilevato, nel

contrasto fra lo strato piuttosto sottile dei privilegiati

grandi

proprietari

J

terrieri

e

la

massa degli sfruttati,

lavoratori delle campagne

o poveri

delle città, la funzione

cui si

è

sentito portato naturalmente

0

quasi istintiva¬

mente

l'intellettuale

nella

più generica accezione del

termine

che dall'uomo di cultura vero e proprio va al

professionista, al tecnico, al maestro, al funzionario

è

stata quella di collaborare con

i

privilegiati per appog–

giare e

corroborare un sistema di opinioni che consen–

tisse

dì mantenere gl i oppressi in

uno stato di inferiorità

e

di abbattimento. Ciò ha corrisposto a

una dinamica

delle varie classi sociali, per cui la media e piccola bor–

ghesìa, sorta

nelle nostre

regioni meridionali, in più

stretta connessione e dipendenza con le classi aristocra–

tiche e feudali,

si è inquadrata nel sistema

precostituito

prestando all'organizzazione giuridica, politica,

cultu–

rale del dominio d

ei ceti privilegiati quella sua at t ivi tà

che non poteva

trovare sfogo e compenso nel promuo–

vere nuove forme di vita produttiva e di

associazione

politica, per le quali mancavano ì necessari presupposti

economico-sociali. I l che naturalmente,

non

ha impedito

eccezioni per lo meno

nel

rapporti politici formali,,

spe–

cie noi periodo di

trapasso

dallo

Stato

feudale assoluti–

stico

allo Slato borghese-liberale (rivoluzione

del

1790,

moti prequarantotteschi, pensiero e azione dei teorici

liberali ,

da Spaventa

a Bonghi, a Fortunato a

Croce,

nella

costituzione dell ' Italia unita e dopo)

anche se

la

rilevanza dì queste eccezioni resti sminuita dal sostan-

. ziale accordo che l a teoria e la prassi del liberalismo

meridionale ha

mantenuto con l i fatto e i l

principio del

predominio della

proprietà terriera.

In

Toscana, ad al t r i rapporti sociali ed economici cor–

rispondono, fin dagli inizi della società moderna, una

altra posizione

e

un'altra funzione della cultura

e

del

ceto « intellettuale

»

che la impersona.

Ove la

propr ietà terriera è, come in Toscana, sensi–

bilmente più frazionata e spesso caral terìzzàta da forme

di cointeressenza e compartecipazione

dei

contadino

(mezzadria, ecc.), dove lo sviluppo dei commerci, del–

l'artigianato, dei traffici prima e dall'industria poi viene

a

costituire

grande parte della vita economica della re–

gione, all'intellettuale, sia

esso

uomo di cultura

specia–

lizzato

0

semplicemente

professionista

0

tecnico, si apre

una grande via di attività, di esplicazione della

propria

personal i tà e di soddisfacimento dei propri bisogni, nei

promuovimento di forme politiche- che assicurino e

mandino' innanzi lo sviluppo e la trasformazione econo–

mico-sociale.

'

Ciò ha una prima conseguenza nell'atteggiamento

degli esponenti degli stessi ceti successivamente privile^

giati, i quali anziché cercare dì resistere su dì una posi–

zione di cieco oscurantismo e di sprezzo e ostilità verso

i « lumi », verso i l progresso culturale, mirano a inserirsi

in questo progresso, a farsi banditori delle nuove idee»

con l'intenzione, più

0

meno esplicitamente consapevole,

di limitarle, addomesticarle, renderle i l più possibile

innocue ai propri interessi, al proprio predominio so–

ciale. E cosi che l'aristocrazia toscana

è

col Guicciardini

ali'avanguardia della nuova concezione rinascimentale

della storia come contrasto e rapporto dì forze tendenti

ciascuna al suo scopo, dell'uomo politico, spinto solo dai

moventi « economici » del suo particolare, dello Stato

da organizzarsi e dirigersi secondo tal i presupposti rea–

listici senza l ' intralcio d i sovrastrutture feudali e senza

i l peso nefasto delle pretese disgregatrici e dei pregiudìzi

ingombranti messi avanti dalla Chiesa romana; e quella

medesima aristocrazia è sollecita dell'esame e della,

riserva della scienza moderna ai tempi di Galilei e del

« Cimento

», è

riformatrice in economia, in politica e

anche in religione nel '700, è diffusamente liberale e»

presto, unitaria nell'800 senza che, naturalmente, questi

suoi vari atteggiamenti le impediscano di esseie risolu–

tamente e ferocemente conservatrice sul piano sociale.

Altra conseguenza è l'atteggiamento delle classi inter–

medie, della borghesia mezzana e piccola: In genere

aperta e sensibile alle esigenze di progress

o

teorico, dì

moderni tà 'culturale, la sua posizione è assai meno omo–

genea di quella da

ossa

assunta in altre regioni; anziché

a una compromissione decisa e istintiva con le classi

dell'ordine, qui la velleità culturale del borghese medi

o

conduce a una generica affermazione di libertà e indi–

pendenza spirituale, che può a volta a volta, secondo le

diverse situazioni economiche locali, essere di radica–

lismo attivo,

0

di estremismo massimalista e verbale,

0,

addirittura, sempre in nome della tutela della libera

individualità, superficialmente e avvocatescamente in–

tesa, di copertu ma tenace

conser

vatorismo.

Ma appunto per i l fermento di vario progresso econo–

mico e sociale che ad ogni momento nella profondi tà

della sua struttura caratterizzava la Toscana, qui la

cultura non resta mai esclusivamente appannaggio delle

classi superiori: fin dagli inizi dell 'età moderna agli

artigiani e ai mercanti che scrivono istorie

0

trattat»

politici , ai nobili e ai borghesi che compongono poemi

e

rime fanno riscontro popolani che leggono e discutono

quelle opere e ne prendono spunto per i loro interventi

nella vita politica, contadini che gareggiano nel l ' im–

provvisazione di stornelli

0

nella composizione di poesie

villereccie; e questo fenomeno acquista naturalmente

ri l ievi e proporzioni nuove e maggiori man mano che le

classi inferiori acquistano nuova influenza nella società,

e di conseguenza entrano nella vita polìtica con nuovj

organizzazione

e

nuova coscienza dei propri compiti,

con precise rivendii azioni di potere,

Queste caratteristiche si accentuarono dopo la costru–

zione dell 'Italia unita, con i l precisarsi e l'affermarsi

dell'azione politica dei partiti marxistici. E la Toscana

I