

R I N A S C I T A
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Nar raHva c on t empo r a n e a
V e c c h i e c a r i e
- . I
Iva nonna ed io
passammo da via de' Magazzini a via
del
Corno, nell'autunno del
'26.
Eravamo
rimasti noi due
« soli sulla faccia della terra », come lei diceva;
e via de'
Magazzini, al centro della città, aveva, con gli anni,
con–
ferito
un nuovo valore alle sue case, gli appartamenti
erano
«tati venduti
uno ad uno. Un commerciante e sua
moglie
avevano
acqnistato quello
in cui
noi abitavamo: venivano
da Torino e la casa gli serviva, stavano in
albergo
nel–
l'attesa; progettavano di cambiare piancito,
di alzare un
tramezzo per i ! bagno, fra ingresso e cucina; offersero una
buonuscita che la nonna rifiutò. Lo sfratto venne
proro–
gato di Ire mesi. Ora ci sentivamo assediati : i vecchi in–
quilini dello stabile ci avevano lasciato (e i l sarto Masi,
anarchico e ottantenne, aveva fatto in tempo a morirvi,
conciliato con Dio, di crepacuore) cedendo i l posto
ai
nuovi padroni delle mura : l'ingegnere del primo piano
dirigeva di persona l'impianto della luce, del gas, Ì lavori
di rimodernamento per i l condominio. Noi resistevamo, soli
e isolati, col nostro
lume a petrolio, i l fornello a carbone,
ricevendo
sguardi di rimprovero,
di
ironia, minacce
lungo
le scale : impedivamo,
rifiutandoci
non so come, la co–
struzio
ne di una moderna fossa biologica. E
caparbia, in
tanta
apparente
ingenuità, la nonna
ripeteva loro:
« Mio marito
fece stimare la casa, poi ci ripensarono e
non ce la
vollero più vendere. Se ora si
sono decisi,
ecco
le milleduecento lire della stima
».
« Trent'anni fa », le dicevano, « adesso costa ventimila,
lei
è stata interpellata per prima ed ha lasciato cadere
l'offerta ».
,
* Non le ho forse
pagate, ventimila, in questi trent'anni
di pigiane ? ».
« Perde la buonuscita, se si oppone allo sfratto. Con la
buonuscita troverà da
sistemarsi
altrove, lei e suo nipote »,
«St iamo bene dove st iamo»,
ella rispondeva. «Ci
sono
stata
bene più di trent
'anni, e allevato
figli e... Del resto,
non si trovano case per un fitto adeguato
alla
mia borsa.
C
on la buonuscita
potrò
pagarlo un anno, due, e
poi?
Mentre quì, più di tanto
non mi possono
aumentare. Ho
già dovuto vendere i mobili del salotto per trovarmi qual–
cosa da parte, all'occorrenza».
* Vede, lo vede? », le dicevano. «Praticamente le basta
una camera vuota con l'uso di cucina; e una camera,
mo–
desta, con l'uso di cucina,
la buonuscita
gliela garantisce
per cinque anni almeno ».
« Ma in combutta con altri,
senza
più libertà, e chissà
dovje, chissà in che strada, e con che gente. Ho abitato più
di trent'anni dove sono, mj ci sono nati e morti i fi–
glioli, c'è morto mio
marito.... ».
E sempre, come un intercalare ormai, e
come un argo–
mento tanto più decisivo quanto più puerile :
•
E'
da
. trent'anni che sento Palazzo Vecchio battere le
ore ».
Così resìstevamo, col nostro lume a petrolio, lo scaldino
e i l campanello a tirante che non
serviva più. Avevano
messo la placca
coi bottoni
elettrici alla porta di strada,
verniciate le porte sulle scale, le targhe di
ottone, le scale
stesse
imbiancate, sostituite le lastre del lucernario. E i l
nostro
uscio^ scortecciato
allo zoccolo,
i l cartellino
su cui
avevo
scritto a
stampatello
CASATI, la griglia
impolverata
dal tempo, erano una stonatura, un
'offesa — fino alla mat–
tina che
mi
accompagnai sfregando col carbone
sul muro
delle scale
e l'ingegnere mi sorprese. Due giorni dopo,
avvalendosi di una
disposizione del Giudice che ne con–
se
ntiva i l diritto al nuovo
proprietario,
ci entrarono in
casa i muratori,
cominciarono dal salotto per aprirvi una
vetrata. Dovemmo trasportare in camera i l divano, i l
tavolo
e le
due sedie che
ancora lo arredavano. Ed erano ormai
trascorsi
i secondi tre mesi, era un novembre di gelo,
die–
tro le imposte serrate i rintocchi di Palazzo Vecchio ave–
vano un'eco lunga, sepolcrale, i l silenzio della
strada
era
spaventoso quelle notti, e i sospiri della nonna
simdi a
Disegno di
PERICLE FAZZ I N I
una soffocata agonia: restavo desto ad ascoltarla,
ragazzo,
con l'allucinato timore che ella addormentata,
cessato i l
suo lamento, i l sonno la consegnasse alla morte.
I I
Poi fu i l
24
novembre e arrivarono gli u
scieri, ci dettero
altri
sei giorni di
tempo
e siccome la nonna si rifiutò
ancora una volta di accettare l'intimazione di sfratto,
stac–
carono una delle puntine e attaccarono i l foglio
sulla
porta, sopra i l cartellino. I muratori stavano a guardare.
•
Se mi permette », disse uno di loro, « credo che lei
non si renda conto della situazione e
Era un
uomo
sui quarant
'anni,
dalla
pronuncia verna–
cola, i baffi tagliati corti fido agli angoli della bocca, por–
tava i l cappello
lavorando.
«Si ritroverà col letto sulla strada, cosa spera?
•.
La nonna era poggiata di
spalle
alla finestra, volgeva
attorno lo sguardo, sulla parete abbattuta, sul piancito r i –
mosso, si teneva i l labbro inferiore tra Le gengive : «
En–
trai in questa casa poco dopo sposata . . . E' perchè sono
una vecchia
sola
con un ragazzo».
« E' perché loro sono
dalla
parte della ragione »,
disse
i l muratore. « Hanno o no
comprato? ».
« Anche mio marito voleva comprare . . .
».
«S i » ,
disse j l muratore. «Quando uno più uno
faceva
due ».
E si offerse di aiutarci, sapeva di una camera
vuota,
0
con uso di cucina »,
dove abitava
un
suo parente, in
via del Corno, tra brave
persone.
* A poco
», disse. *
Non sono venali
D
.
«Così fuori di mano», dissella nonna.
I l muratore sorrise : « Vìve qui da
tanti anni e non sa
dov'è via del Corno. Ma a due passi,
si
scende via de'
Gondi e ci siamo*.
«Ah» , esclamò la nonna, «ho capito, mi ci lasci pen–
sare ».
A
sera, e d'improvviso, rompendo i l silenzio, da
letto
I