

R I N A S C I T A
372
& No n i ndur c i in t en t az i one »
A. C. JEMOLO
Crisi del l 'anticomunismo
i n t e l l e t t u a l e
Un esempio recente, fra i più interessanti e i l lust r i ,
i
dello sforzo che la vecchia cultura compie per difen–
dersi dal comunismo (che non l'attacca — si badi, —
anzi le getta ponti e le fa int ravedere vie d i salvezza,
i l che la vecchia cultura giudica proposte sconvenienti
e deceptive) un esempio recente che, a giudicare dal-
Tinteresise e dall'eco suscitati, sembra rappresentare
una posizione condivisa da molti intellettuali delle vec–
chie scuole italiane e interpretare un loro stato d'animo
diffuso (gravissimo, come si vedrà) , è i l saggio che
Arturo Carlo Jemolo ha pubblicato sulla rivista
II
Ponte,
nel numero di luglio.
Lo scritto, intitolato
Muoia
Sansone
con tutti i fili¬
stei,
vuol essere mi estremo messaggio di speranza a
quegli uomini dì pensiero che la disperazione (una
» mortale sfiducia per la cultura e la politica contempo–
ranee) spingerebbe, anche se non convinti, al comu–
nismo. Lo Jemolo paragona costoro a quanti, pur senza
essere stati penetrati dalla fede religiosa, accedettero
al cristianesimo nell'irrazionale convincimento che ciò
fosse necessario per la salvezza del l ' umani tà . E scrive:
<* Più ci toccano, più sentiamo prossimi a noi quegli
uomini di cultura che hanno aderito al comunismo,
sapendo che non è vero che i l fattore economico spiega
tutta la storia, che non è vero che con la scomparsa
delle classi scompaiano le ragioni profonde d i divi –
sione politica, che non è vero che i l partito unico
realizzi la libertà; che hanno aderito proprio offrendo
la cosa che era loro più cara, la l iber tà di tutto discu–
tere, d i tutto valutare con piena indipendenza; perchè
hanno ritenuto che questo fosse i l sacrifìcio necessario
per poter sperare in una realizzazione di più larga
giustizia sociale; perchè, soprattutto, hanno ritenuto
che tutta l'esperienza del mondo contemporaneo mo–
strasse i l comunismo come la sola possibile via d'uscita
da una palude stagnante.
Questi non* solo ci
toccano,
ma costituiscono
per noi una tentazione ».
A riempire d i contenuto questa « tentazione » soccorre
quanto Jemolo scrìve, dopo aver disegnato un quadro
completo del fallimento di tutte le speranze dell'anti–
fascismo i n questa real tà post-bellica, a proposito del–
l'anticomunismo: «Si è formato un fronte opaco, im–
penetrabile — egli dice, — nel quale sono insieme
uomini che abbiamo ,sem.pre disprezzato, e uomini che.
abbiamo amato e rispettato e continuiamo e continue'
remo ad amare e a rispettare, i l fronte che si chiama
dell'anticomunismo. I comunisti e con essi i socialisti
nenniani, che vogliono distinguersene, ma non inten–
dono separarsene, sono gl i Intoccabili. Con essi non ci
può mai essere intesa, mai alleanza, sulla questione più
contingente, più transeunte;
chi su una questione
qual–
siasi, sul programma
più anodino
{vedi
« Alleanza
della
cultura*,
o protezione
del cinema
italiano),
sul
voto presentato
in un congresso da un musicologo,
si
è unito una volta a loro, è divenuto
alla sua volta in–
toccabile.
Seppure — prosegue lo scrittore cattolico —
ogni pedona che rifletta sappia che in Italia non c'è
stato i n alcun momento i l pericolo di un avvento co
munista, s; deve continuare a parlare ed agire come in
clima di guerra, di unione sacra, e
tutte le forze
pro–
gressive
che sono dietro quei fronte,
rinviano
alVinfi-
nito le rivendicazioni
che sarebbero
loro proprie
per
non incrinare
il fronte unico»,
i l quale è dominato —
sono sempre parole d i Jemolo — da * lo spìrito chiuso,
l'attaccamento disperato a tutte le idee dell ' Italia del
ventennio fascista* e diretto da •elementi decisamente
conservatori, per non dire reazionari ».
Jemolo denuncia poi come, i n questa atmosfera, si
sia giunt i al Patto atlantico, che non solo ha vislo
abdicare ai propri ideali uomini come Sforza, Pace tar–
di, S'aragat, Parri, ma rappresenta un gesto di dispe–
razione della decrepita classe dirigente! Acutamente,
a questo proposito, Tllustre storico rileva che da tempo
essa ha perso la fiducia in sè stessa e nel suo avvenire:
cDa cinquant'anni — osserva — questa fede è morta.
La letteratura popolare di tutto i l mondo è pervasa dai
senso diffuso d i una classe dirigente che na fallito al
proprio compito e ha perduto la partita, di un mondo
che attende un rinnovamento, che non può venirgl i nè
dalla borghesìa, nè da una rievocazione di vecchie
classi, la cui decadenza è continuata implacabile, di un
mondo che non può richiamarsi ad una tradizione, che
deve cercare vie nuove» . E ancora: « I n tutta la let–
teratura degli ul t imi quarantanni questo senso che le
vecchie «strutture siano traballanti, le vecchie travi tel –
iate, è diffuso senza eccezioni; Aldous Huxley e Somer-
set Maugham, Daniel-Rops e Jules Romains, Smelate
Lewis e Cronin, Mart in du Gard, i l cattolico Mauri ac
e Sartre, ciascuno In modi e con toni diversi, danno
tut t i questa medesima sensazione. Non c'è, in tutta la
letteratura, una sola voce che venga a dire non che 11
mondo è bello, ma ch'esso cammina sulla giusta via,
•che le redini sono nelle mani in cui devono essere, che
con qualche perfezionamento tutto può andare nel mi –
gliore dei modi >.
La pa l i ngene s i cr i st i ana
Descrìtto, ancora, i l senso di disagio per l'ingiustizia
sociale del mando contemporaneo, penetrato fino nei
ceti conservatori, e la delusione generale per la • solu–
zione americana* dei problemi del dopoguerra,
e
la
assenza d i un punto di riferimento su cui fondare qual–
che speranza, Jemolo, giunto al punto centrale del suo
ragionamento, si "chiede: «Ed
allora, di fronte alla di–
sperazione
nascente
dalla visione di una classe
domi–
nante che nulla cede, di un massiccio
muro
anticomu–
nista che ripara non pure le rocche del privilegio
eco–
nomico,
ma le avvelenatrici
'ideologìe
nazionaliste
e
xenofobe,
non-è comprensibile
il gesto
deWintellettuale
che esclama:
"Muoia
Sansone
con tutti v filistei*,
e
spezza te proprie
tavole di valori, per passare al comu–
nismo? ».
A questa seduzione, • comprensibile ma non accetta–
bile • , Jemolo reagisce, naturalmente, in nome della
sua duplice fede, dì cattolico e di liberale, e — in as–
senza di meglio — contrappone una posizione neutrale,
la proposta di estraniarsi dalla lotta che non è accet–
tabile su nessuno dei due fronti, e di aspettare, ribel–
landosi al « morso dell'attivismo ».
ri
1