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R I N A S C I T A

363

Le cont ra

i z i on i

e la crisi dell'imperialismo

americano

I l 14 luglio sul

New

York

Herald

Tribune,

Walter Lip-

pmann in

un

editoriale dal titolo significativo « Adesso

dobbiamo dirlo

»

definiva

la

«

crisi

profonda

del

piano

Marshal l»

una «stor ica cr i s i»

;

ammoniva

che

è

vano

tentare

di

«

dimenticare la real tà e la gravi tà

della crisi »

e ficriveva;

i l piano

Marshall

sarà

quel che

si vuole

ma

non è « 11

piano

annunciato per

la

ripresa economica

europea

». Le cifre che sono state date dal governo ame–

ricano

sui risultati dei piano Marshall

si sono

rivelate

false.

11

governo americano

ha

t addomesticato

le

cifre

per scopi politici •

e

mostra

ancor

oggi * una

forte ten–

denza a non ammettere i fatti ». —

scriveva

Lippmann,

Più

categorico

ancora era

giorni prima — Porgano

di Wal l Street,

i l quale è fra

quelli

che

hanno più spinto

nella direzione di

questa

politica

e oggi

si affretta a

fare

macchina

indietro, p Se

i l comm

ercio non

verrà r i –

pristinalo fra l'Oriente

e l

'Occidente

— affermava

i l

Watt

Street Journal

i l

piano

Marshall fallirà ». Vedete

a che punto

eiamo ar r ivat i :

i l piano Marshall

era inteso

come una politica di

accerchiamento

economico,

poli–

tico

e militare

dell'Unione

Sovietica e dei

paesi di demo–

crazia popolare dell'Europa orientale- Ma oggi

la situa–

zione è a tal punto

cambiata che Wall

Street stessa

non pensa più ad

una

sua riuscita totale

ma

afferma

che

per

trovare

una parziale

via d'uscita bisogna

r i '

prendere 1 rapporti economici

fra gl i Stati Uniti e

la

Unione

Sovietica e

i paesi

dell

'Europa orientale.

I l

che

significa

che i l

piano Marshall è fallito

in

ogni

caso.

Dal punto di vista economico per evitare

che

esso

sia

un crollo

completo

i l rimedio starebbe nel riprendere

i

rapporti

economici

fra

l'Oriente e

l'Occidente,

cioè a

dire nelTimboccare

una

strada

politica che

va esatta–

mente

nella direzione

contraria a quella inizialmente

prevista dall

'imperialismo

americano.

intanto

la crisi

economica dilaga negli

Stati

Uni t i . Gli

economisti più

ottimisti

di quel paese si consolano affer–

mando che più

rapido

è

i l declino

economico e più ra–

pida

sarà

la

ripresa e

— aggiungono

— « i l declinò

sino

a questo momento è più profondo e più rapido di quanto

le

previsioni quasi generali

non lasciavano

credere».

(£/. S. News

and

World

Repon

- 24 giugno 1949). La pro–

duzione generale

industriale degli

Stati

Uniti- è stata,

difetti,

in costante

declino

negli u l t imi otto mesi e i l

numero degli operai

occupali nell'industria

diminuisce

sempre di

più da otto

mesi a

questa

parte.

Altro

indice

significativo

della

crisi è !a

notevole

caduta

del reddito

degli agricoltori. La crisi finanziaria è in

atto. I l 29

giu–

gno

i l senatore

Byrd

' ha affermato al

Senato

che «g l i

Stati Uniti si trovano di fronte

a

una

vera e

propria

crisi finanziaria». I l deficit

fiscale

per i l

1948

si

chiude,

*

difat t i ,

con

un miliardo e 500 mi l ioni

di dol lari . Byrd

prevede

che

si avrà per la fine

del 1949 un deficit

fiscale

di

4

mi l i ardi di dol lari e, per la fine

del 1950, un

deficit

fiscale

che oscillerà

fra i

6

e gl i 8 mi l iardi di dollari

giungendo

in questa

maniera a un deficit massimo di

circa 5

.000

mi l iardi

di lire

italiane. Nel

1*

trimestre del

1949 la produzione

di

beni e dì servìzi è diminui ta negli

Stati Uni t i

di

9 mi l iardi di dol lari e si prevede che in

tutto i l

1949 la produzione dì beni e di servizi diminui rà

per

una cifra oscillante

fra I 30 e i 40 mi l iardi di dol–

lari raggiungendo, circa, 24

mi la

mi l iardi

di l ire

italiane.

E' ancora

troppo presto per fare un'analisi approfon–

dita della rottura che si è determinata nelle forze

di r i –

genti

del

capitale monopolìstico americano. Per i l mo–

mento basti constatare che

la rottura

c

'è e

che

essa si–

gnifica l ' inizio di una seria

crisi

politica.

La piatta–

forma del senatore Taft

non è contingente e

occasionale.

Essa scaturisce da un orientamento

di

fondo di circoli

importanti dell'economia e della politica americana.

Nel–

la polìtica interna e, soprattutto, nella politica estera si

presenta come una piattaforma che può apparire più

0

nieno conseguente ma che è, comunque,

stabile e di

lun–

ga

durata.

Essa

significa

in ultima analisi,

che i l

piano di

espansione economico

politico

e militare

degli

Stati

Uni t i , esteso al mondo intiero,

si è

rivelata nella

pratica

inadeguato

alle possibilità economiche politiche

e mi–

l i tar i

degli Stati

Uni t i .

Sarebbe

un errore pensare che la piattaforma

di Taft

significhi semplicemente un

ritorno alia vecchia politica

isolazionista. Ritorni di

questo genere non

sono

più

possibili. Tuttavia le

forze dell

'isolazionismo, le quali

sono ancora notevoli e hanno profonde radici nella

tra–

dizione politica

americana, condivid

ono la

posizione di

Taft. Più autorevoli

sono le forze che

esprimono la

loro

politica in altra forma: affermando che bisogna ridurre

gl i aiuti economici del piano Marshall e, soprattutto, che

non bisogna passare dagli aiut i

economici a quelli

mi –

l i tar i : non prendere

ult

eriori impegni, non dissemi–

nare in tutto i l mondo i l «

dumping

»

dì mercanzie

e di

armi degli

Stati

Uniti. La

posizione di Taft non ha

nien–

te a che vedere

con quella dei liberali di sinistra. Taft è

un tradizionalista

e un

reazionario. Appunto per

questo

in un paese dominato dalle forze del capitale monopo–

listico, che sono per natura reazionarie, le posizioni di

Taft hanno grande possibilità di sviluppo politico. Ta

?t

sa benissimo che i l partito repubblicano, i l suo

partito,

per avere assunto nella persona dell'adora

presidente

Hoover la responsabi l i tà della crisi economica

del

1929

ha perduto per 20

anni i l potere

negli Stati

Uni t i .

Ba¬

date bene che Ih questi 20 anni i l margine di voti otte

nuti dai due partiti nelle elezioni presidenziali non ha

assicurato

ai democratici una maggioranza

schiacciante.

Era un

margine modesto e tuttavia

i repubblicani

mai

riuscirono

a rimontarlo. Adesso la crisi colpisce

la

« dot–

trina di Truman », i l piano Marshall i l Patto

atlantico:

tutta

quanta la politica

dei partito democratico. Se

i

repubblicani continuano ad assumersi la responsabi l i tà

di questa polìtica distruggono con le loro stesse

mani

una possibilità di conquista del potere

che

per la prima

volta in un

ventennio

si

presenta meno difficile

davanti

a

loro. Di qui i l

significato

politico

dell

'atteggiamento

del senatore Taft. Senza dubbio Truman e Taft rappre–

sentano entrambi gli interessi del capitalismo

americano

ma di due differenti

gruppi

dei capitale americano e

la

rottura

politica tra dì loro

è

la

manifestazione

di

una

rottura interna

nel seno del capitale monopolisti:^ degli

Stati Uni t i

avvenuta

nel corso

della crisi.

Dietro Truman

sono i grandi monopoli, i

capitani

dell'industria dì

guer-