Table of Contents Table of Contents
Previous Page  17 / 52 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 17 / 52 Next Page
Page Background

R I N A S C I T A

367

dall

'autunno

1945 aL dicembre 1947,

dimostrano

che i l sa–

lario degli operai è aumentato in questo periodo di circa

i l 29 % ma che nello

stesso periodo i prezzi sono aumen–

tati del

61

%,

i l che

significa una forte

diminuzione dei

salari reali.

Nello etesso

periodo

di tempo

invece i pro–

fitti

degli

industriali erano

aumentati

del 116%.

Questa

è quella che Ton.

Sforza chiama «

una

nazione senza

classi

».

Le cr isi e la via d'usci ta da l l a cr i s i

Perchè

abbiamo tanto

insìstito sulla concentrazione

economica e

politica

del capitale monopolistico degli

Stati

Uniti?

Perchè

per rendersi

conto delle tendenze

guerrafondaie e aggressive dell'imperialismo americano

bisogna considerare

che l 'aggressivi tà

non

è data dalla

malvagi tà personale

dei

grandi capitalisti

in quanto

uomini privat i , ma è insita nella natura etessa del ca–

pitale

finanziario e dipende

m

larga

misura

dal grado

di concentrazione e di saturazione

da

esso raggiunti.

Un apparato

produttivo

cosi colossale come quello degli

Stali

Uni t i , giunto aL grado

di

concentrazione che ab–

biamo descrìtto, deve

necessariamente

mettersi

sulla

via

dell

'espansione

se

vuote continuare a. tenere

i n vita la

sua macchina,

se vuole

continuare

a sviluppare

i l

pro–

prio apparato produttivo realizzando colossali profitti.

Ecco perchè

oggi i l capitale monopolistico degli Stati

Uniti

vorrebbe sottoporre

tutto

i l

mondo

al suo dominio

economico,

politico

e militare.

1

nostri avversari spesso ci dicono

che i l

piano

Mars–

hall o i l

Patto atlantico

risponderebbero a

misure

di

difesa

contro la

cosiddetta

minaccia

sovietica, sarebbero

una contromisura nei confronti dei patti che

l'Unione

Sovietica

avrebbe

stipulato

coi

paesi

dell

'Europa

orien–

tale.

Argomento senza senso. Senza dubbio questi

patti

dell'URSS co

i paesi dell'Europa

orientale

esistono,

ma

questi pat t i

non hanno preceduto

bensì

hanno

seguito

l

'orientamento

in

senso

aggressivo

dell'imperialismo ame–

ricano, e

quindi essi, se

mai,

sono

l'espressione di una

politica

di

difesa della pace.

I

nostri avversari c i dicono

che la politica

sovietica è cambiata. Ma dicano

in

che

cosa è

cambiata.

Dicano quando mai e in quale

occasione

l'Unione

Sovietica ha violato gl i accordi dì

Yalta, di

Teheran, d i Potsdam. Se

v i è

stata una violazione degli

.accordi, essa

non è mai venuta da parte

sovietica: è

sempre venuta

da parte dell'imper

ialismo americano.

L

'impostazione

della

questione va

dunque rovesciata:

è questa spinta,

questa

minaccia dell'imperialismo ame–

ricano che

crea i l pericolo di guerra. Dimostrino

1 nostri avversari, se possono, che questo non è vero.

Dimostrino

che

per

difendersi

dalla

« minaccia

sovie–

tica

» gl i Stati

Uni t i dovevano

scacciare

l ' Inghi l terra

dalle sue posizioni economiche nel

Canadà, o

nell'Au–

stralia o nei paesi dell'America

latina; dimostrino

che

per difendersi dall'Unione

Sovietica

l'imperialismo ame–

ricano

doveva

tentare d i

penetrare sul

territorio di tutte

o d i quasi

tutte

le

colonie inglesi e doveva

penetrare e

spadroneggiare,

così come ha fatto, fri tut t i i

possedi–

menti francesi

dell'Africa del

Nord o proporre la

costi–

tuzione

di una

Federazione

degli

Stati

dell'Africa Cen–

trale sotto

i l

controllo

americano.

Questa è

politica

d i

espansionismo imperialistico pura e semplice, questa è

Ja vera sostanza della politica

guerrafondaia dell

'Ame–

rica, e -nella determinazione di questa politica non c'en–

tra per niente la « minaccia soviet ica». Questa

è la po–

litica che ha portato al piano Marshall e al Patto atlan–

tico e spingerebbe al disastro i popoli d i tutta la terra

se esfii

nomi

si levassero i n difesa delia pace e delia loro

stessa esistenza.

Due sono i fatti che hanno spinto l'imperialismo ame–

ricano

in

questa direzione: 1) i l fatto che, distrutto l ' im–

perialismo

tedesco

e giapponese, indeboliti quelli in–

glese, francese, ecc., Timperialismo americano,

che è

uscito dalla guerra senza distruzioni e con una potenza

quasi raddoppiata, si è sentito in grado d i prendere nelle

proprio mani Ja direzione e lo sfruttamento del mondo;

2) i l secondo fatto, legato al primo, concerne le trasforma–

zioni di struttura nel seno stesso del capitale monopoli–

stico

americano delle quali abbiamo parlato.

'Questi-sono i fatti ìncoulestabili i quali sono al la

base

dell

'espansionismo

americano : non le fantasie sulla

« min-accia sovietica ».

L'ultimo discorso d i Truman indica, delle esitazioni

nella -continuazione del corso che i l governo americano

ha detto finora di voler seguire. Le misure proposte da

Truman sono in parte la continuazione della linea

co-

sidetta produttivistica

l'America può produrre sino

a

300 mi l iardi di dol lari ») dall 'altra mostrano la preoc–

cupazione di prendere delle misure in

senso contrario e

c'è l'annunzio, per i l momento ancora vago, di

facili–

tazioni creditizie, d i stanziamento di aiut i per i

disoc–

cupati eoe. Comunque è certo che i l discorso di Truman

non ha accontentato nessuno. Non ha accontentato ì

grandi magnati del capitale monopolìstico che avrebbero

voluto essere più energicamente sostenuti nei loro inte–

ressi nel momento della crisi e non ha accontentato le

grandi masse dei ceti medi

e

le grandi masse del

popolo

americano che non hanno visto enunciate nel discorso

misure energiche e radicali per sormontare la crisi,

1

Oggi tre linee appaiono possibili. La prima, la cosid–

detta linea produttivistica, consisterebbe nel continuare

con lo stesso ri tmo nella corsa pazza aj profitti e nella

produzione di materiale bellico, d i continuare nella po–

l i t ica di enormi spese che comportano i l piano Marshall

e i l Patto atlantico. La gravi tà della crisi rende piutto–

sto difficile la attuazione integrale

e

i l l imi tata di una

linea polìtica di questo genere.

La seconda linea, più moderata,

censiste

i n fondo nella

continuazione della politica del piano Marshall e del

Patto atlantico, ma con notevoli economie, con notevoli

tagli, con molteplici restrizioni. Questa

è

la strada che

sembra abbia scelto i l presidente Truman. Della sua

possibilità di realizzazione molti dubitano negli Stati

Unati. Difatti una tale linea sarebbe realizzabile solo nel

caso che la crisi economica si manifestasse leggera e

passeggera e non fosse destinata ad aggravarsi. D'altra

parte questa linea è destinata a scontentare parecchi. I

grandi capitalisti che dovrebbero imporsi un certo nu–

mero di restrizioni e le masse lavoratrici che dovrebbero

adattarsi a un lungo periodo d i disoccupazione e di

bassi salari. Ma soprattutto su scala internazionale que–

sta l ìnea è destinata a creare delle profonde rotture nel

fronte imperialista.. I n seguito alla crisi la lotta per i

mercati mondiali s i acuisce e Timperialismo inglese

tende ad assumere sempre più una propria posizione.

D'altra parte una serie di paesi che avevano fatto asse–

gnamento su determinati fondi Marshall, proprio nei

momento i n cui la crisi l i colpisce se l i vedono dìmi-.