

Il1848
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proletariche,abbandonatisenzadirezioneailoro
istinti,preservavanola lorofedeneidestinidel
loropaese,infacciaaldispotismodeiproconsoli
austriacieagliassassinigiuridicidellecommis-
sionimilitari, e sieranounanimementeprepa-
ratiallavendetta».Marxcommentavaquestapre-
ziosatestimonianzadiunodeicapipiùchiaro-
iveggentidellarivoluzioneitaliana,conparole
cheerano;comeinaltreoccasioni,insiemeuna
costatazionee unsuggerimento:«Ora, è un
granprogressodelpartito diMazzinil'essersi
finalmenteconvintoche,persinonelcasodi in-
surrezioninazionalicontro il dispotismostra-
niero,esistonociòchesichiamanoledistinzioni
diclasse,echenonè alleclassisuperioriche
bisognarivolgersiperunmovimentorivoluzio-
narioneitempimoderni.Forse imazzinianifa-
rannounaltropassoavantiefinirannopercapire
chedevonooccuparsiseriamentedellecondizioni
materialidellapopolazioneitalianadellecampa:-
gne,sevoglionotrovareun'ecoallorogrido«Dio
epopolo(1)».
Ma,ha,maiveramente laborghesiaitaliana
portoorecchioall'ecochelavocedelpopolopo-
tevarendereallasuavoce?Avrebbedovutoes-
serecompitodellaclasseborgheserisvegliarealla
vitapoliticalemasseproletarieecontadine:ba-
stavaperquestochelaborghesiafossesemplice-
mente«borghese»,nessunolechiedevadi tra-
vestirsidaproletariaodi farsueleriwendica-
zionidelpro:etariato;maessatemetteappunto
diesseresestessafinoinfondo,preferìrestare
suquelterrenoche,essendoquelodelpassato,
leerapiùfamiliareepresentavamenoincognite:
si'alleòcoicetifeudalicontrocuiera:scesain
lotta. Ealloraalle«belle»rivoluzioniborghesi
dell'iniziodel1848succedetela «brutta»ri-
voluzioneproletariadelgiugnoa Parigi e l'ul-
terioreinvoluzionereazionariadellaborghesia.
Tutti i problemichelaborghesiaerachiamata
arisolvererimaserocosìsostanzialmenteinsoluti,
daquelodell'effettivaindipendenzaedell'unità
nazionaleaquelodellalibertà: l'Italiaborghese
nonfumaiveramenteindipendente,masempre
succubedialleatipiùpotenti,el'unitànazionale
nonsignificòaltrochemaggioripossibilitàdi
sfrutamentodelmercatonazionaledapartedella
borghesia,mentre la libertà fuconculcatafino
al'estremoesperimentodelfascismo.Lasoluzione
veradiquestiproblemi,econessidelproblema
diunrinnovamentosocialeavantaggiodi tutte
leclassisfruttate,restavae restacompitodi
quelleforzeproletarieche—comevideroMarx
edEngels—larivoluzionedel1848primamente
evocò,anena,incerte, alla luce, eche,giunte
adorganizzarsisaldamentesoloquarant'anni
dopo,oggi,a,distanzadiunsecolo,rappresentano
ormail'unicaforzaprogressivaeunitariadella
nazione. Oggi,invertendol'affermazionediEngels,pos-
siamodirechechiunqueprendapartealmovi-
mento,insensoprogressivo,viprendepartein
quantoproletario.Allora il proletariato, il «po-
polo»,entravanelmovimentoinqualitàdibor-
ghese,nell'ambitodiunalottacondottaperfini
borghesi,sottolaguidaborghese,controinemici
delaborghesia.Questoinfatti,era ilsensodella
democrazia.diallora: il bloccodeicetipopolari
intornoallaborghesiaesotto lasuadirezione
(1)Cfr.NewYarkDailyNews,4-IV-1853.
egemonica,contro il feudalismoel'assolutismo.
Oggiilproletariato,eredediquantoc'eradirivo-
luzionarioediprogressivonellalottadellabor-
ghesia,si ponecoscientementeall'avanguardia
delalottapoliticaattuale:oggidemocraziapuò
significaresoltantobloccodi tutti i cetipopolari,
dellapi,ccolaborghesiacittadina e rurale, dei
mezzadriedeisalariatiagricoli,intornoalpro-
letariatoindustrialeesottolasuadirezioneege-
monica,controlaborghesiaecontroil fascismo.
Centoannifa laborghesia,associandoasèmo-
mentaneamenteil proletariatoeabbattendoin
parte il vecchioassolutismofeudale,creava le
condizioninecessarieallo,sviluppodelcapitalee,
conciòstesso,allacostituzionedelproletariato
inclasseorganizzata.Oggi, a distanzadi un
secolo,questacla-sselesiergedicontrononpiù
comecomodoalleatoprontoaversare ilsangue
perilpropriopadrone,edispostoalasciarsimet-
teredaparteallaprimaoccasione,macomeerede
enemico,avanguardia,di tutti gli sfruttatiedi
tuttiglioppressi.
MARIO IALIGHLEROMANACORDA
Lotepolitiche
e lottesociali
Gliavversari deltaConcezioneMarxistanonsonodi-
spostiadaccettare ladelftniziornedellarivoluzionedel '48
comedi una rivoluzione «borghese
D
che rivendicava.
inquantotale, indipen,derizanazionaleeriforme liberali.
Peressi "'atti, e ci appelliamoall'autorità delCroce;
èil concettostessodi borghesiachenon va:essoèun
concetto«equivoco»,validosemai soltantoentropre-
cisi limiti giuridico-economici,machenonpuòessere
adoperato a definvireun'intieraepoca storica(CRocE,
Etica e politica, Bari,1931, p. 321, «
Di un equivoco
concetostorico, la borghesia»),poichècosì s'indiche-
rebbecol termine di «borghese»nienrattroche tutta la
civiltàmoderna,ofi,eèinvece«l'operaconccrrde-discorde
di tutta l'umanità, della pura umanità».(CROCE,Con-
versazionicritiche
seriequinta, Bari
1939,p.214).E
che
nella«puraumanità»questadiscordiaaffiori per l'esi-
stenzainessadi classisocialicontrastanti,chetraqueste
classiquellache di volta in voltapredomina impronti
delpropriocarattere tutta un'etàstorica,questoviene
negato,'anzi, piùcomodamente,ignorato.Neanche l'al-
lettanteprospettivacti vedersi identificatacon l'intera
civiltàmodernaseducel'incorrottaborghesia.
«Non,son io,—parchedica—è la puraumanità».
Conciò, nel rifiutare lapaternitàdellaconcordia, rifiuta
'anchequelladelladisccrrdia.Edèqui la ragionedelsuo
inflessibilepudore.
Laborghesilanonvuoleammettere di averealtra esi-
stenzachecome«puraumanità»:essanonvuoleam-
meteredi esisterecarneclassea sè:non,vuoleammet-
tere di avereinteressi di classe, di condurreuna lotta
diclasse.Certecosesi fanno,manon si dicono. E se
qualcunoledice, gli sidà lacroceaddosso,comeaMarx.
Unadiscordiaec'è,machec'entra la borghesia?La di-
scordiavienedalbasso,sonoaltri che lascatenano, altri
chissàcomespuntati fuori con le loro brutture dall'in-
tattogrembodella«puraumanità»,