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Il 1848

121

rapportiamorosi tra uomini edonnedel popoloSi sta-

biliscononella primametàdell'Ottocento:

Quannocheveniràquell'orasanta,

che't pretemedirà, si so' contenta,

io le diròdesci,chec'è l'usanzia.

(Jesi)

Edecconeun altro,pressante,.ea un tempomodesto

esommesso:

Fiore di lino;

Nonineparlate più tanto lontano,

Parlateine 'na voltadavicino;

Feinioloundiscorsettopianopiano.

(Marche)

Eancoraquesto,anch'essotnarchigiano, che ci pare

tra i pù belli nellasuasemplicità,chepursembrarie-

cheggiare i l dantesco « tantogentile e tanto onesta

pare»:

Fiored'argento;

Lacamminatatuamepiacetanto,

Perchècammini col corecontento.

(Marche)•

Ma il grannumerodei canti d'amore— lamaggior

parte, forse, tra quelli cheancoracorronoper lecam-

pagneitalianesembraessersi formata proprio tra la

finedeiSettecentoe la primametàdell'Ottocento— il

grannumerodei canti d'amore,dicevamo, di ciii qui

nonabbi= potutodarecheunmiserosaggio,nondeve

farci dimenticareche la vita dellemassepopolari ita-

liane della prima metàdell'Ottocento trova18. sua

espress:onenon solo in questi,ma in molti altri, che

ci ricordano altri aspetti nonmenoimportanti dellaso-

cietàcontadinaeartigianadell'epoca. Il canto, la mu-

sica, la danza,sonoessistessi—equasisempreacco-

munati—comeabbiamgiàdetto,aspetti della vita cul-

turaledellemasse,cheavevano a quell'epocaunpeso

euna partebenmaggiori di quella cheessi non ab-

bianooggi.Abbiamogiàudito laBeatricedelPiandegli

Ontanied altri cantarci dei loro canti; e cosìpurepo-

tremmocitarenumerosecanzoni di ballo e sul ballo.

Neledanze,d'altronde,comenelle formedel canto, si

puòrilevare, di luogo in luogo,edi provincia in provin-

cia,quellostessoparticolarismo folcloristico, al quale

piùvolteabbiamoaccennatoad altroproposito; eque-

stostessoparticolarismo locale si potrebbeallevare

nelecanzonichesi riferiscono a un altroaspettodella

vitacuiturale dellemasse in quell'epoca: nelle feste

deiSanti Patroni e nei pellegrinaggi, vani, beninteso,

daprovincia a provincia o da luogoa luogo.

Ma

ovun-

que, la festa—cheSi tratti delladomenicaodellafesta

delSanto—rappresenta, nella vita dellemassepopo-

lari, unmomenloessenziale di una cultura, sia pure

ancoratuttaquasi tradizionaleepassiva—folcloristica,

appunto:

Crajech'èfestamevoglio fa' bella,

mevoglio fa' bella, tratalela là.

Eme la 'ncegnonabellagonnella,

114bello

gonn,e'laco tu garbata,

Trateld ki!

(Campania)

Ancheper ladoboa,cosi, il giornodellafestaoquello

delpellegrinaggiosegna il momentodel sollievodalle

piùdurefatiche;edellafestaèparteessenziale la fiera,

nellaquale le famiglie e leeconomie'contadine,quasi

astrattedalmercato,ancora, realizzano i loro prodotti

vendibili eacqu;stanbpanni echincaglierie; e finanche

i bambini hanno la loro parte, non foss'altro che di

spettacolo:

Ala fieradeMast'Aruirea

m'accattaienascopetta,

napistolaenucannone,

ppàppà la scopata,

pptppi la pistola,

bbùbbù locannone,

ndinihetendinghete u campaniello,

ttuppetettuppeteu tainniuriello,

Menechela,Menechelta,

chieMenechela,chieMenechè.

lifaccataienocalascione,

nascopettaenocannone,

lascopettappàppà,

locannonebbù

ppàppàppà,bbù,ppàppappà,bbù.

(Napoli)

Lenumerosecanzoni sul giuocoesui suoi pericoli—

comela diffusa leggendadel giuocatoresalvato dalla

Madonna—ci documentanosull'importanzachequesto

haavuto, in quell'epoca, nella cultura delleclassi po-

polari italiane; piuttosto tra gli artigiani e tra gli strati

deicontadinipossidenti più agiati, tuttavia,chenon tra

legrandimassedellapopolazioneagricola.Meno dif-

fuseappaiono le trappresentazioni di tipo drammatico

odrammatico-sacro(all'infuori di quelledei pupi, spet-

tacolopreferito delle plebi siciliane e napoletane, ed

altre,come le«Nareisate»bolognesi),chenellecampa-

gnesembranogiàgeneralmente,nella primametàdel-

l'Ottocento,cristallizzate e in gradualedecadenza. La

festasi solennizza,semmai, tra aftgiani cometra con-

tadini, conunabuonamangiata o conunabuonabe-

vuta.Manon si puòdireche lecanzoni di bevitori ab-

bondinoparticolarmente nel folclore ital anodell'e-

poca,tranne in alcune città e in alcune regioni; son

certobenmenodiffuseche in altri paesi vicini, come

laFranciao laGermania.Per contadini eartigiani, co-

stretti a un vitto quotidianoassaiscarso,piuttostoche

-l&sbornia, la granmangiata, inoccasionedi nozzeod

altra,appareun'attrattiva più frequente; epeci' chi in

quel'occasionesi dimostri granmangiatore,nonSi na-

scondel'ammirazione;che trova la suaespressione,ad

esempio, inquestascherzosavanteriamarchigiana:

L'altramatinam'alzai abon'ora,

'Ndetti a fa' colazionea terrapiana;

Emernagnai tre bovi e 'na vaccina,

Centocastrati con tutta la lana_

Tanto la trippamianonerapina,

Sonavaagoggio,come'nacampana;

Edopofeci fa' na insalatina,

Chebastavaa du' boi 'na settimana;

Devinomenebevvi 'na cantina,

Centocinquantasomealla romana.

Depa'menemagnai trecentocroste,

Sinonvo via,memagnoancoral'oste;

L'ostemedornannò la pagatura,

Aprii la bocca, e le misi paura;

L'ostemedom_annò lo pagamento,

Aprii labocca, e le misi spavento.

L'ostedalla pauraandettevia,

Eio restai padro' dell'ostaria

L'ostedallapaura fuggi fóra,

Eio restaipadròdella fiòla.

(Marche)

Nonci siamoprefissi, inquestarapidascorsa, di dar

qui unquadrodei riflessi, che i moti e le rivoluzioni

del'48suscitanonellapoesiapopolaredell'epoca; quel

checi siamopropostd è piuttosto di dare, attraverso i

dati del folclore, un più vivaceecompletoquadrodel-

l'ambientesocialenel quale il Quarantotto italiano ha

sviluppato i l suo ciclo rivoluzionarlo, Ci limiteremo

perciò, per quest'ultima parte, a citazioni ancor più

rare,chesottolineinosolo alcuni aspettimenonoti o

studiatidel '48italiano.Così l'odiopopolarecontropapa

Gregorioprorompe in questi versi di fattura certopo-

polare:

«EvivaPioNono,

Grigòri u si n'èandts;

« l'è la int e'mèzzdl inferan

ch'i I còunzain lnsalé

(Milano)