

un luogo di sentimenti a una dimensione, l'autocoscienza una serie di ritratti sen-
zaspessore. I l femminismo non può passare sopra la storia; deve riviverla fino in
fondo e ricrearla, perché nessun altro possa usarla senza e contro di noi.
I l diverso come politica
Se il rapporto donna-cultura resta, nonostante la sua portata politica, anco-
ra sullo sfondo del dibattito nel movimento e delle preoccupazioni delle forze po-
litiche, è sentito con molta maggior urgenza il problema d'impostare, magari in
modo provvisorio, il rapporto femminismo-politica. Mentre nel movimento s'in-
crociano faticosamente proposte diverse e sfaccettate, che sarebbe deviante ridur-
re a formule contrapposte, può invece essere utile schematizzare i due filoni prin-
cipali nei quali convergono i tentativi di forze politiche per altri versi differenzia-
te: non tanto perché c'interessa qui un'analisi, e per di più forzatamente somma-
ria, di linee e di programmi «per le donne», quanto perché ciascuno di questi fi-
loni esprime in modo deviante problemi reali che abbiamo di fronte e su cui pesa-
no più che mai i nostri ritardi, le nostre paure e debolezze.
Il primo filone, incarnato in modo esemplare dalla proposta del PCI, vede
nel movimento un alleato magari scomodo da conquistare a una strategia rigida-
mente determinata dall'esterno. Dai tempi in cui l'ideologo del PCI Luciano
Gruppi bollava come piccolo borghese la posizione femminista sull'aborto libero
si è passati alla strategia dell'attenzione; ma resta ben saldo tutto il sistema di
compatibilità politiche, economiche e sociali che da un lato fissa limiti invalicabili
alla lotta delle donne, dall'altro fa leva su un'analisi e su un programma di taglio
«complessivo» e «di massa» (del tipo, per intenderci, «senza le donne dalla crisi
non si esce») presentati come il superamento del cosiddetto particolarismo femmi-
nista.
Nel secondo filone convergono quelle forze della sinistra rivoluzionaria che
oggi hanno scoperto il personale come terreno di contraddizione rilevante e con-
causa delle deviazioni di linea politica: qui nessuna compatibilità, molti omaggi
rituali e non rituali, a volte molta autentica voglia di capire. Allora alle donne si
chiede di far capire agli altri, di investire energie e speranze in quest'obiettivo,
d'insegnare ai maschi la misteriosa scienza del personale di cui sono depositarie.
Ieri da angeli del focolare a angeli del ciclostile, oggi angeli — magari angeli neri
del personale. La contraddizione che questa proposta apre rispetto alla nostra
autonomia è compensata dal riconoscimento ufficiale del nostro discorso sul per-
sonale, e forse ancora di più dalla versione positiva che essa incarna del nostro
destino storico di esistere per qualcuno, di aiutare qualcuno, di essere indispensa-
bili a qualcuno. E cosa di più positivo di questo ruolo di vestali del comunismo,
di custodi della sacra scintilla dell'umanità dentro la lotta violenta per il potere: il
pesopiù grosso tocca ancora una volta a noi.
Abbiamo ben ragione, anche al di là del nostro rapporto storico con la poli-
tica, ad averne paura, se questo è quello che ci si offre, e tanto più se di questo
ruolo una parte di noi, di ciascuna di noi, ha ancora così bisogno. Tuttavia que-
sta paura ci ha bloccato: non siamo state in grado di usarla come uno strumento
di conoscenza di noi stesse capace di farci affrontare in modo meno elusivo i
problemi reali del nostro rapporto con la politica, dei tempi dello scontro, dell'al-
largamento del movimento e delle sue contraddizioni, e infine anche il nodo cen-
trale pubblico-privato; di farci superare la tendenza difensiva a vedere in ciascu-
no di essi la proiezione strumentale di strategie esterne al movimento. Così, nel-
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