

capace di partire dai principi generali e di avere continuità logica nei suoi proces-
simentali.
In realtà noi sappiamo bene che questi «principi generali» sono fondati su
una rigida divisione della realtà in schemi e classificazioni, alla base delle quali
stauna concezione della cultura e della scienzacomepotere esclusivo e specialisti-
co. Questa concezioneè direttamente legata al destino storico dell'uomo di domi-
nare e trasformare la natura, con il grave costo di non saperne più riconoscere la
complessità e la multiformità. Le donne invece, vissute come natura, in quanto
portatrici di vita, si sonosempre rapportate adessa in forma di conoscenza e non
di violenza e di dominio. Si tratta di accettarequestonostro rapporto diverso con
la realtà e di capirlo fino in fondo, di capire cioè che il fatto di non aver dovuto
fare nostra l'inesorabilità di un incasellamento e di una classificazione solamente
razionali ci ha reso ricche di strumenti diversi di conoscenza.
L'accettazione di questi presupposti dovrebbeessere la base di partenza per
unprogetto in cui recuperare tutte le capacità positive derivanti dalla nostra con-
dizione storica di diverse-inferiori, di osservatrici, e non di dominatrici, della
realtà, e ribaltare un ruolo negativo nel suo contrario.
Una prima fase della nostra appropriazione della storia e della cultura è la
costruzione di una visione «interna» delle trasformazioni sociali e politiche, come
questesono state vissute dalle donne: le radici storiche della nostra condizione.
Questosignifica capire la nostra realtà contraddittoria di vittime e complici, che
ci fa perpetuare valori che sono contro di noi: un'ideologia che abbiamo introiet-
tato e che ci rende difficile, a volte impossibile, uscire da un modello imposto e
comune a tutte. Questo tipo di comprensione è un primomomento indispensabile
per la conoscenza di noi stesse e per l'individuazione degli obiettivi da raggiunge-
re.
La carenza di analisi di questo tipo, infatti, ha portato alle oscillazioni, pre-
senti anche nel movimento, come riflesso delle contraddizioni vissute da ciascuna
di noi, tra posizioni che rifiutano tout court ogni aspetto tradizionalmente fem-
minile con un approccio individualista é aristocratico, e quelle che ne esasperano
alcuni aspetti, i più tradizionali, in modo subordinato e difensivo. Questo primo
passo, anche se indispensabile, è però insufficiente: infatti è utile soprattutto ad
arricchire e a integrare la storia con il nostro punto di vista, rendendola solo ap-
parentemente più complessiva, ma accettando nella sostanza i metodi e i tempi di
unquadro generale già dato. Per noi si tratta invece d'intraprendere un cammino
molto più lungo, accettando il fatto che la storia generale e quella delle donne so-
nopercorsi paralleli che non possonoessere integrati, oggi, se non a prezzo della
subalternità del polo più debole della contraddizione.
Si tratta di dare un'importanza determinante, centrale, al vissuto, cioè di ri-
costruire il processostorico intorno al divenire della cultura materiale quotidiana,
cheè quasi sempre stata l'unica dimensione in cui hanno vissuto le donne. I l tem-
po e lo spazio in cui si svolge la storia ufficiale non sono gli stessi a cui fa riferi-
mento la maggior parte delle donne, e questa sfasatura è l'espressione dell'esclu-
sionedelle classi subalterne, e in particolare della componente femminile, dalla
partecipazione autonoma al processostorico. Ridare significato ai gesti, alle rela-
zioni sociali, al modo di pensare della vita quotidiana, vuoi dire riconoscerne la
rilevanza e compiere il primo passoperché gli strati sociali che finora sono stati,
per la storia e la cultura ufficiali, un oggetto tra gli altri, se ne approprino, ri-
costruendole dal proprio punto di vista. Per cultura materiale quotidiana inten-
diamo la ricostruzione sia della dimensioneconcreta della vita di ogni giorno, nei
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