

Ci si chiede tuttavia come si arrivi, sul totale delle industrie manifatturiere, a
un rapporto di 43 a 100, dal momento che anche nei settori che non ho elencato
il rapporto è al di sopra del 50%. I l fatto è che c'è una forte differenza di pro-
duttività tra i settori; ci sono interi settori in cui la produttività è molto bassa.
Sono naturalmente i settori arretrati (quindici anni orsono, si intende), i n cui è
più diffusa la piccola azienda, ma in cui la produttività è bassa nelle aziende di
tutte le dimensioni.
I l problema posto da Fuà allora si trasforma: è dubbio che la
differenza di produttività più rilevante sia quella per dimensioni d'azienda; anzi,
quanto più i l settore è arretrato, tanto più è piccola la differenza di produttività
al suo interno, la• differenza di produttività più rilevante essendo quella tra setto-
ri. Per quanto concerne quindi i l rapporto tra produttività e costo del lavoro
questa constatazione ci rimanda alla ricerca dei differenziali salariali per settore,
che devono essere incrociati con quelli per dimensione d'azienda, di cui abbiamo
già parlato. Solo in questo modo si ottiene l'intero differenziale salariale rilevante
per saggiare quanto sia fondata la tesi di Fuà circa gli effetti perversi dell'eguali-
tarismo sul mercato del lavoro.
S'intende che tutte queste considerazioni valgono per l 'Italia dell'inizio degli
anni '60, e che se si vuole ragionare sull'inizio o la metà degli anni '70 bisogna
usare altri dati; ho fatto questa esposizione abbastanza lunga per far vedere che
dalla tabella 7 del libro di Fuà si possono trarre ben poche conclusioni.
Se vogliamo cercare di avvicinarci agli anni '70, possiamo usare i dati risul-
tanti dall'indagine del Mediocredito centrale
(Indagine sulle imprese industriali al
31.XII.1968, vol .
I , Roma 1971). L'indagine è stata condotta su circa 31.400
imprese, con circa 2.800.000 addetti, di cui i l 9107o nelle manifatturiere; la base
della rilevazione è quindi paragonabile a quella dell'Istat, e vengono rilevate le
aziende al di sopra dei 5 addetti. Dell'indagine Mediocredito può quindi essere in-
dicativa per noi la produttività relativa della classe 6-10 addetti.
6-10
11-100
101- 1000
1001 e oltre
69
72
100
112
I pr imi risultati parziali ma significativi dell'indagine Mediocredito per i l
1973 danno un rapporto di 86 a 100 tra le fasce 11-20 e 21-1500, con un aumento
cospicuo della produttività della piccola azienda.Quanto ai differenziali salariali
per settore, dalla solita indagine I.S.C.E. si può ricavare che i l rapporto tra i sa-
lari più bassi (media non ponderata di tessili, calzature, abbigliamento e legno) e
quelli più alti (la stessa media per motoveicoli, siderurgia, chimica, gomma) è di
61 a 100 nel 1972.
Allora, quali sono i differenziali, di produttività e di salario, rilevanti? Per
dirla con una frase, nei confronti della ricerca di Fuà, come di tutte quelle consi-
mili, bisogna porre la domanda: è possibile pensare di scoprire • i meccanismi di
funzionamento di un sistema economico e sociale con il solo uso di dati aggregati
prima
di aver accertato quale è l'ampiezza della variazione contenuta nei vari
aggregati? Non è questa una scorciatoia che rischia di portare solo ad autocorre-
lazioni o a correlazioni casuali?
3.2. Ven i amo all'analisi di Fuà sui salari. I l suo ragionamento si articola in
due tesi: a) i l rapporto tra i l costo medio orario degli operai manifatturieri e i l
prodotto netto per abitante è in Italia eccezionalmente alto rispetto alle altre eco-
nomie europee; b) la distribuzione del reddito ai fattori della produzione (leggi
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