

classi utilizzate da Fuà (1-9, 10-99 ecc.), è impossibile fare altrettanto per la produt-
tività. Il motivo per cui il censimento inglese dà solo una cifra aggregata per il valore
aggiunto di tutti gli stabilimenti al di sotto dei 25 addetti èsemplice: per questi stabi-
limenti il valore aggiunto non viene rilevato; per alcuni pochi settori in cui gli stabili-
menti di piccole dimensioni hanno un certopesoviene fatta una rilevazione campio-
naria, per tutti gli altri viene fatta una stima applicando al numero degli occupati la
stessaproduttività degli stabilimenti maggiori (1
Introductory Notes,
p. 8). Per defi-
nizione quindi la produttività dei piccoli stabilimenti nel censimento inglese non può
discostarsi di molto dalla produttività degli stabilimenti medi. Il numero indice 293
dato da Fuà (una produttività tre voltemaggiore di quella degli stabilimenti da 100 a
999 addetti) è stato ottenuto attribuendo ai soli addetti della classe1 - 10 l'intero va-
lore aggiunto prodotto da tutti i lavoratori in stabilimenti da 1 a 25; si spiega così
anche la bassa produttività dei lavoratori inglesi della classe 10-99 secondo Fuà (so-
lo 66% della produttività dello stabilimento medio): a questaclasseè stato tolto in-
fatti il valore aggiunto prodotto dai lavoratori della fascia 11- 24. Per comodità del
lettore e per controllo dò qui di seguito i dati del censimento inglese, gli occupati in
migliaia e il valore aggiunto in milioni di sterline:
occupati
v.a. netto
1-5
62
6-10
103
629
11-24
353
25-49
339
400
50-99
635
743
100-999
3553
4661
1000e oltre
2795
4275
L'indice risulta quindi 92, 89, 100, 116 e 83,91, 100, 121 secondo la distribuzio-
neper azienda. Anche il numero indice di 93 dato da Fuà per la produttività della
classeoltre i 1000èsbagliato, ma non ho capito comesia stato ottenuto.
Naturalmente questo non vuol dire che i dati dei censimenti inglesi sulla produt-
tività dei piccoli stabilimenti siano grossolanamente sballati; la decisione di non fare
questa rilevazione poggia certamente su una ragionevole valutazione empirica che
non esistano grandi differenze di produttività per dimensione di stabilimento, ma
poggia certo anche sulla considerazione chenon valga la pena di rilevare tanto accu-
ratamente il valore aggiunto di una fetta così insignificante della struttura industria-
le, un errore di stima sulla quale sposta di ben poco il valore aggiunto sui conti na-
zionali. È chiaro che bisogna andar molto cauti nel trarre deduzioni da correlazioni
sudati di questogenere.
Vediamo quali sono- i dati disponibili sulla produttività per dimensione di
azienda per l'Italia. L' Istat ha pubblicato finora una sola rilevazione diretta del
valore aggiunto nelle piccole aziende, la rilevazione campionaria del 1963 (poiché
questa rilevazione è decennale dovrebbe esserne stata fatta un'altra nel 1973, ma
non-so che siano stati pubblicati finora i risultati). Da questa indagine
(Il valore
aggiunto delle imprese nell'anno 1963, Note e relazioni n. 29, dic. 1966) risultano