

vogliono confrontare dati omogenei, ad esempio, tra l'Italia e l'Inghilterra bisogna
togliere dal totale dei dati italiani sulle manifatturiere quelli riguardanti le officine di
riparazioni. Premetto al confronto dei dati così ottenuti l'avvertenza che forse
qualche tipo di officina di riparazione rimane nell'industria anche nel censimento
inglese e che quindi può darsi che i miei dati segnalino uno spostamento rispetto a
quelli di Fuà maggiore del reale. Poiché bisogna tener presente che tabilimentbklla
rilevazione ingleseè probabilmente concetto più estesoche non l'unità locale italia-
na, confronto nell'ordine la distribuzione dell'Italia per imprese data da Fuà, quella
dame calcolata per l'Italia, sottraendo i dati delle officine meccanithe, e la distribu-
zione di Fuà per il Regno Unito.
a)
27
26
25
22
b)
22
27
27
24
e)
2
17
45
36
1-9 1 0 - 9 9
100-999 1 0 0 0 e oltre
Anche in questocaso lo spostamentononèpiccolo, perché ovviamente le offici-
ne di riparazioni meccaniche sono concentrate nella fascia bassa. Non voglio dire
chesia irrilevante per la struttura sociale di un paese avere circa 300.000 lavoratori
occupati in piccole officine di riparazione (naturalmente i corrispondenti inglesi so-
nomolti di meno), ma il fenomenoe il suosuperamento sembranodipendere da pro-
cessi alquanto più complicati chenon l'andamento del costodel lavoro.
In una frase, il nostro distacco dai maggiori paesi europei ha entità minore e ca-
ratteristiche diverse da quelle affermate da Fuà.
Altrettanto inattendibili o inutilizzabili sono i dati di Fuà sulla produttività per
dimensione d'azienda. Per la Germania naturalmente Fuà usa i dati per unità locali
enmper imprese. La differenza tra gli indici chesi ottengono in uncaso o nell'altro è
piuttosto rilevante, perché il valore aggiunto per addetto nelle aziende della fascia
100-999ènotevolmente piùbassodi quello dei corrispondenti stabilimenti. Il fatto è
probabilmente spiegabile, sesi pensache tra gli stabilimenti di questa dimensione ci
sono le unità produttive decentrate di aziendemaggiori, con più alta intensità di ca-
pitale. I dati disponibili sulla produttività per dimensione in Italia riguardano la di-
stribuzione per aziende e non per stabilimenti; perciò val la pena di indicare, a con-
fronto con i dati di Fuà per la Germania, la produttività dell'industria tedescaper di-
mensione d'azienda, in modo da poter fare un confronto omogeneo con l'Italia.
Contro l'indice di Fuà (58, 83, 100, 106) quello per aziende risulta di 65, 96, 100,
122. A prima vista la correzione non sembra smentire l'interpretazione di Fuà; ma
questo indice è molto interessante, perché è vicino a quello che si può ricavare per
l'Italia dall'indagine Mediocredito del 1968, che riporterò poco più sotto.
I dati sulla produttività dell'industria inglese sarebbero in effetti sorprendenti
comedice Fuàsenon fossero frutto di una svista. Il
Census of Production 1963
(131
Summary Tables,
tav. 4) porta solo il valore aggiunto aggregato di tutte le industrie
al di sotto dei 25 addetti, per quanto la distribuzione degli occupati per stabilimento
al di sotto dei 25 sia divisa in tre fasce, 1-5, 6 - 10, 11-24. Quindi, mentre per la di-
stribuzione degli occupati è possibile rielaborare i dati del censimento secondo le
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