

che richiede lavoro e sacrifici e che di «potere» in senso materiale, che non sia
quello di decidere gli scioperi e le piattaforme, ne dà ben poco; ma che non di
meno è autocratico lo stesso; o se non autocratico, derivante da una delega della
direzione politica del partito di appartenenza. Per i sindacati scissionisti la carrie-
ra sindacale non è diversa da una di quelle possibili nell'amministrazione dello
stato.
Ovviamente questo è un quadro di fondo, che non cancella il coraggio e l'o-
nestà di molti sindacalisti cattolici (e per chi viva a Torino è d'obbligo citare la
FIM, che espelle la sua ala corrotta e padronale, — la quale costituisce un sinda-
cato aziendale, il SIDA —, per formare un sindacato di reale difesa degli interes-
si operai) e non vuol dire che da parte CISL ci sia inerzia pratica o intellettuale.
In seguito anzi cercherò di dimostrare proprio il contrario. Vuol dire solo che il
grado di controllo dal basso è scarso, si esplica a mala pena all'atto delle elezioni
di commissione interna, che sono una verifica politica e segnano infatti le grandi
svolte precedenti al '68 (quella del '55, quando la CGIL perde la maggioranza al-
la FIAT), o all'atto del rinnovo della tessera, che ha però anch'esso il carattere di
un voto più che di un contributo finanziario o di una reale associazione, per la
complessità delle strutture di finanziamento e la complicazione reale della attribu-
zione dei posti di dirigente.
Non esiste purtroppo, e non è facile da fare, uno studio del sindacato italia-
no come burocrazia; cioè della provenienza, della carriera, della circolazione, del
passaggio ed altre attività, amministrative o politiche, dei sindacalisti italiani. Si
possono fare però alcune affermazioni generali non credo smentibili. Nel sindaca-
to italiano, forse con la interruzione dei primissimi anni '70, si entra per canali di
partito, con una ben precisa collocazione politica, cui non si può derogare, per-
ché gli equilibri interni dei singoli sindacati, delle confederazioni, della Federazio-
ne, non possonoessere alterati. Si entra, soprattutto per la carriera direttiva, per
lo più per assunzione, cioè non perché si è svolta attività sindacale in un'azienda
esi è stati licenziati o si è stati eletti prima in commissione interna (ora delegato)
epoi in direttivo e in segreteria. I massimi dirigenti sindacali italiani non hanno
mai lavorato in fabbrica (e il muratore per forza, ex-metalmeccanico, Scheda o
l'alesatore Pugno sono le eccezioni che confermano la regola).
Si viene, o meglio si veniva negli anni sessanta, di cui ho memoria personale
diretta, assunti all'uscita dagli studi, dopo il normale tirocinio universitario di
partito. In genere, in un ufficio studi; ma talora anche in un esecutivo o diretta-
mente, in casi particolari, di già sperimentata competenza politica, in una segrete-
ria. Le nomine vengono poi ratificate dal primo congresso che c'è. Dall'incarico
di «staff» si passa a un incarico «di linea» in una sede di minore importanza, in
provincia, dove si esercita realmente attività direttiva. Di lì comincia la carriera
di linea, normale, in sedi verticali, di categoria, o orizzontali, territoriali, che può
arrivare ai vertici nazionali. Naturalmente queste carriere vengono ratificate
sempre dai congressi, anche se quasi mai decise in congresso, ma la natura stessa
del meccanismo, la possibilità di cambiare categoria, di cambiare sede locale, ren-
de chiaro che si tratta di una carriera per cooptazione, decisa dall'alto, in qualche
casodecisa dai propri pari, mai degli inferiori. Se si pensa.che in tutti i sindacati
ci sono compresenze di più partiti, ci si rende conto che il grado reale di flessibili-
tà e controllabilità dal basso del meccanismo è quasi nulla, perché ci sono segre-
terie per tradizione comuniste e segreterie per tradizione socialiste nella CGIL, ci
saranno chi sa quali pasticci nella UIL e nella CISL in cui convivono, dato che
noti si licenzia mai nessuno, e salvo casi di rivolta dal basso come quello FIM,
tutti i residui della passata corruzione con gli apporti di nuove ondate politiche
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