

lagante statalismo, il capitale privato e la proprietà privata sono ben vivi e domi-
nanti; ma, per quanto imperfettamente applicate, ci sono le garanzie di libertà. I l
problema reale è quello
dell'uguaglianza, del socialismo,
come l'attuale congiun-
tura economica e politica ampiamente dimostra. Non bisogna discutere, non in
questi termini, della bontà di un parlamento che nessunominaccia da sinistra, ma
del modo di far entrare la democrazia nella gestione dell'economia.
Sebisogna discutere di democrazia e di socialismo in Italia non lo si può,
non lo si deve fare, chiedendo credenziali a un soggetto politico, il partito comu-
nista, considerato come un individuo i cui processi decisionali siano racchiusi nel-
la sua testa e inconoscibili. Bisogna farlo a partire dallo studio del sistema politi-
co italiano. Che cosa il PCI è o pensa, che cosa sono gli extraparlamentari, che
cosaè il PSI, è squadernato per l'Italia sotto forma non solo e non tanto di modi
di pensare di milioni di iscritti e di votanti, ma sotto forma di istituzioni politi-
che, di modi di finanziamento, di rapporti con le grandi aziende, di appalti, di
modi di elezione dei dirigenti, di gestione degli enti locali, di gestione delle tessere
edei congressi, di procedure nei confronti del dissenso interno ed esterno. È a
questoche bisogna guardare. Non è detto che il quadro sia sempre gradito o ras-
sicurante (anche se certo il quadro del PCI è più rassicurante almeno di un paio
di ordini di grandezza di quello della DC, per non parlare del PSDI) ma se si
hanno critiche da fare bisogna parlare specificamente di questo.
Si potrebbe obbiettare che è importante anche la discussione sui principi, co-
me ho già ammesso. Certo; ma purché se ne parli, non appena superato il mo-
mento zero del dibattito, quello del riconoscimento della realtà del problema, in
connessione con le istituzioni reali, con i reali poteri, con le reali organizzazioni
politiche di questo paese. Direi anche purché se ne parli (ma mi sembra un pro-
blemaminore, rispetto agli altri) prendendo un po' più sul serio (usando più tem-
po per riconoscerne le tracce e confutarne i principi) la teoria dello stato corpora-
tivo, che sì è fiorita durante il fascismo ma non per questo è morta con esso; che
certo allora non fu applicata, ma serpeggia, non sempre in incognito, nell'univer-
sopolitico italiano. È vero che Bobbio ci informava tanti anni fa che avendo am-
mirato da giovanissimo Gentile (chi sa se anche Spirito?) lo aveva poi molto
odiato ed aveva ripugnanza e vergogna ad occuparsene; ma è sperabile che non
tutti gli italiani si trovino in questa condizione.
Non ha senso, che si discuta come se fosse reale in Italia il pericolo del ripe-
tersi dei processi di Praga; o come se fossero reali i pericoli di fagocitazioni di
altre forze politiche eventualmente compresenti al governo da parte della superio-
re capacità organizzativa del PCI. Perché possano avvenire forzature di questo
genere, ci piaccia o no, non ci sono le condizioni internazionali. È sbagliato il co-
lore della stella sui carri armati e gli aerei sparsi per la penisola. Quelle forzature
non furono dovute alla superiore capacità organizzativa del PCC ma alla superio-
re capacità organizzativa (nonché potenza di fuoco) dell'armata rossa. Anzi, an-
che per questi motivi bisogna diffidare di qualunque forma di coinvolgimento
dell'opposizione al governo con la controparte, perché essendoquesto e non altro
il contesto internazionale, essendo questa e non altra la situazione dei 'rapporti di
proprietà, in assenza di mutamenti espliciti, di controlli espliciti da parte dei lavo-
ratori e dei cittadini, dalle cogestioni si sa già chi ci guadagna. Detto questo, pen-
soanche che la maturità politica e la complessità sociale di questo paese siano
grandi abbastanza da rendere costoso per chiunque l'uso dei carri armati; ma in
ogni caso non potrebbe usarli che chi li ha.
6. M a quali sono le realtà istituzionali italiane? La loro specificità è rile-
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