

LA POLITICA DEL FEMMINISMO
Far circolare nel movimento delle donne il prodotto della riflessione avvenuta nelle
aggregazioni più svariate di cui il movimento è composto, resta il grande problema da ri-
solvere, problema questoche si ripropone ogni volta che le realtà differenti del movimen-
tosi incontrano. (Vedi comeesempiopiù recente il convegno di Paestum).
C'è da dire subitochequestoproblema non si può ridurre tout- court ad una carenza
d'informazione e che per comprenderlo fino in fondo bisogna ricondurlo alla sua vera di-
mensioneche è politica. Se si trattasse solo d'informarci vicendevolmente sulle esperienze
fatte non ci sarebbero infatti grandi problemi. I l fatto è invece che nella necessità di co-
municazione è implicita quella di trovare un progetto politico- teoricocomune che non
escludanessunacomponente della realtà delle donne. Le difficoltà, d'altra parte, nascono
dallaconsapevolezzachequestoprogetto non puòessere la semplicesommatoria dei punti
di vista di ogni donna, né di ogni collettivo, e nemmenopuò (né deve) ripetere gli errori
delleorganizzazioni politiche che con la scusa di «generalizzare», spacciano per la realtà
dei più quella di un'élite.
Comunicare allora vuol dire ancora dare un quadro poco «unitario» del movimento
senza«violentare» la realtà, senza cioè cedere alla tentazione di trovare una omogeneità
fittizia tra le donneche finirebbe per scavalcare i loro bisogni. Non dobbiamo dimenticare
infatti che il primo e più radicale di questi bisogni è quello di nonescludere più dalla sto-
ria alcun aspetto della condizione femminile. Nessuno e nessuna può cioè decidere per
l'altra che cosa è più importante e cosa lo è meno. La ricchezza e la vitilità di questo
nostromovimento sta proprio nel partire dalla materialità dei nostri vissuti, fuori da ogni
schemao modello precostituito. Questomodo di procederechesi fonda sull'autocoscienza
nonpuòche fornire un panoramapocosistematicoedeterogeneo.
Questo il sensodella
Politica del femminismo
(Savelli 1976), una raccolta dei princi-
pali documenti femministi elaborati collettivamente o individualmente nel movimento del-
le donne dal 1973 all'inizio del 1976, curata da Bianca Maria Frabotta e Giuseppina
Ciuffreda. La raccolta è divisa in tre parti di cui la prima, decisamente la più ampia ed
esauriente, raccoglie quei documenti del movimento femminista che le autrici hanno repu-
tato più significativi. La seconda parte dà un quadro generale delle tematiche dell'UDI
chesi intrecciano più strettamente a quelle del femminismo. La terza infine riporta alcune
posizioni della sinistra sulle lotte che il movimento femminista ha condotto in questi anni.
La prima considerazione che viene spontaneaanche solo sfogliando il libro è che il
movimento femminista è il protagonista assoluto di questa raccolta: e questo non tanto
per una tendenziosità delle autrici quanto soprattuttoperché il movimento è ormai da tre
anni il protagonista indiscussodellascenapolitica italiana. Non c'è commissione femmini-
le di partito, o partito, che abbia potuto fare a meno di confrontarsi con la realtà sempre
crescentedelle lotte del movimento femminista. Semmai quello che viene fuori dai docu-
menti dell'UDI è l'incapacità di assumerecomecontraddizione di base della nostrasocietà
quella cheesiste tra l'uomo e la donna. Questa incapacità diviene poi rifiuto o paternali-
smoquando sono i partiti, vecchi e nuovi, che si confrontano con le posizioni politiche
del femminismo. I compagni permangono infatti in un atteggiamentosostanzialmente ri-
duttivo nei confronti della «concretezza» politica degli obiettivi che le donne si pongono,
equestoperché le donne in questomomentononse la sentono di ricondurre tutto alla lot-
ta di classe, mentre individuano nel partire dal proprio vissuto una concretezza politica
inedita e più aderente alla loro condizione.
Eproprio la materialità di questi vissuti chesostanzia ogni documento di questa rac-
colta. E per questomotivo che non ha unsensodire «quello è giusto e l'altro sbagliato»,
comesesi dicesse «la tua vita esiste e quella di quell'altra no!». Semmai quello che si può