

coolisti, paralitici generali: ecco quanto trovò nella nuova clinica e anchequesti ultimi di
unamodestiachesconcertava...» (G. Lombroso, cit. p. 293).
Il deviante, l'anomalo, il genio sono visti come fattori di movimento storico la cui
forza e potenza dirompenti sono da sottoporre al controllo del «tecnico» che si fa garante
dellanorma: per regolare, trasformare, ordinare. I l progresso ordinato puònascere sola-
mentedalla tensione tra il misoneismocome fattore stabilizzante di equilibrio e l'elemento
di rottura. Al «tecnico» é affidata la possibilità di incanalare l'ineliminabile violenza, non
lasciando libere le forze distruttive in gioco (cause di rivolte e sedizioni). La «scienza» pur
essendoneconsapevolenasconde il processo, la genesi, dietro il feticcio del fatto che divie-
ne il fondamento per assicurarne il dubitoso edificio. Alla fluidità precedente l'intervento
del tecnico, succede l'ottusa rigidezza del catalogare e distinguere. Pagine e pagine di mi-
sure, confronti, indici, tavole, ricercaossessiva di anomalie fisiologiche e una congerie di
fatti, fatterelli, aneddoti (il tutto faceva già sorridere per l'ingenuità e la rozzezza i più av-
vertiti tra i contemporanei) servono a costruire le tipologie umane fissate in tutte le loro
piùminuscole gradazioni, dal normale al delinquente. Normale è l'essere biologicamente
assuefatto, attraverso l'educazione costrittiva, alle regole che danno coerenza all'organi-
smosociale così come negli animali la legge del «genere» sovrasta i singoli. In questo
quadronon è peregrina (anchese ridicola) l'enorme casisticacheLombroso ci fornisce di
delinquenza nelle piante e negli animali, anzi, essa ci offre una chiave interpretativa per
comprendere la definizionestessadi anormalità.
La normasegue l'evoluzione ed èespressionedel livello raggiunto dalla specie, chi sta
al di sopra di tale livello (genio), o al di sotto (essereatavico), è il reo chenecessariamente
porta in sé, nel suoorganismo, le ragioni di tale colpevole frattura. «Si domanda come
era il cranio di coloro che, nei tempi barbari commettevano atti, come eresia, bestemmia,
stregoneria, puniti allora dalle leggi, mentre ora non lo sono più. Ora io ho dimostrato
che i delinquenti contro l'uso, contro le religioni, erano
allora
i veri delinquenti, mentre i
rei d'omicidiomolte volte non erano considerati come delinquenti nelle epocheselvaggie.
Che, se quelli erano i veri delinquenti (eccettuati, naturalmente, quelli a torto perseguitati
persolo sfogo di odio teologico e politico), è naturale chedovevanoavere gli stessi carat-
teri dei delinquenti odierni; anzi, che è più, nella P edizione ho dato la descrizione di 12
crani di rei medioevali, che avevano le stesseanomalie dei nostri»
(L'uomo delinquente,
vol. I. cit., p. XLIV-XLV). E quindi la
misura
e l'azione divengono, in questa logica, di-
rettamentepolitiche: «Gli è che il criminale è, per la sua natura nevrotica ed impulsiva e
per odio alle istituzioni che lo colpirono e che lo inceppano, un ribelle politico perpetuo,
latente ... costoro sononaturalmente e per interesse anti-misoneici: odiano lo stato pre-
sente,credendochenon l'ordine naturale, ma l'ordine di quel dato Governo costituito sia
quel che li frena e li punisce...» (Lombroso-Laschi,
I l delitto politico
e
le rivoluzioni,
cit.,
p. 141). Le gradazioni quantitative che si pongono tra un tipo e l'altro scandendo il fluire
continuodel reale, in ultima analisi divengono ipostatizzazioni metafisiche di razze quali-
tativamentediverse fra gli uomini. Si ripercorre una distanzasegnata dal disprezzomora-
listico che si salda indissolubilmente al giudizio preteso neutrale del tecnico. Fra i due
estremi del «criminale nato», assolutamentediverso, e l'onesto, c'è tutta una serie di «ti-
pi», di anelli di congiunzioneche fondano in natura i vari aspetti della devianza. Ma an-
che la «normalità» ha le sue
naturali
gradazioni e diversificazioni, suqueste si modellano
i ruoli sociali:maschio e femmina, bianco e nero, uomo del nord e uomo del sud, conta-
dino, operaio, scienziatoetc. Così si creauna retecheviene a coprire e a fissare, attraverso
generalizzazioni e banalità di ogni sorta, ma ancheattraverso unavestescientifica con ap-
parenzepericolosamenteneutre, tutto il tessutosociale. Per questo le teorie che il nome di
Lombroso richiamano hanno un'importanza che va ben al di là di una polemica fra una
vecchia e una nuova scuolapenale. È il tentativo di dare una spiegazioneglobale e unita-
ria della realtà, dall'inorganico alla storia. Di fronte a questo, buona parte del socialismo
italiano, fino a Labriola, nonchémostrare una minima autosufficienza teorica, non fa al-
tro che ripiegare nella ricerca, all'interno di quella stessacornice di darwinismo sociale
cheserviva all'imperialismo e al razzismo, di un angolino per speranze di riforme, di ra-
zionalizzazioni contro parassitismi e ingiustizie nella distribuzione delle ricchezze. C'è la
fede in una evoluzione per cui la «vera» natura (il fisiologico) prevalessemagari, sempli-
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