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senon solo della dialettica idealistica, ma anche del concetto reale di capitale,

sviluppato nella

Darstellung

del Marx maturo.

Dunque solo al prezzo di

restringere

la conoscenza ad ambiti operativi sem-

pre particolari, cioè sempre praticamente determinati, l'ideale conoscitivo dell'il-

luminismopotéessere realizzato. Ciò significava, in primo luogo, che la categoria

del lavoro in generale si faceva «vera» sul piano storico universale (13), e che at-

traverso tale categoria — intesa come ricambio organico di tipo nuovo, consumo

produttivo e dunquesautoposizionedialettica del soggetto (14) — il genere umano

realizzava per la prima volta la sua emancipazione storica dal contesto inospitale,

irriflesso eaccecante della «prima natura». Ma tutto questopresupponeva, e sol-

lecitava, il passaggio dalla magia antica alla scienzamoderna. La trasformazione

del controllo mitologico e casuale della natura in un vero processo di accumula-

zione scientifica (accumulazione sistematica delle tecnologie, del lavoro e degli

strumenti, anche intellettuali) non rappresentòsemplicemente un cambio di para-

digma nell'ordine ininterrotto delle «rivoluzioni» scientifiche (15). Al contrario,

essarappresentò un vero salto di qualità nel padroneggiamento della natura ester-

na. Se la tecnologia antica era un modo casuale di prendere in contropiede la na-

tura, una mera addizione di forze-lavoro individuali agli strumenti artigianali del

lavoro, la tecnologiamoderna dell'industria capitalistica si affermò come integra-

zionesistematica della forza-lavoro astratta al

corpus

organico della

maschinerie.

La disponibilità di energia cinetica offerta dalla macchina a vapore, moltiplican-

doesponenzialmente la produtttività del lavoro, diede inizio al processo d'indu-

strializzazione. La drammatica ambivalenza di questoprocesso è stata analizzata

daMarx in pagine indimenticabili del

Capitale.

Da un lato la tecnologia, superata

la forma capitalistica della divisione del lavoro, renderà possibile sostituire all'in-

dividuo parziale, appendice organica della

maschinerie,

un individuo «totalmente

sviluppato», — cioè riconciliato a funzioni sociali riproduttive svincolate dall'au-

tovalorizzazione del capitale. Dall'altro lato tuttavia, nell'ambito della produzio-

necapitalistica, la tecnologia e la scienzamoderna, operando una scissione tra le

«potenzementali del processo e il lavoro manuale», subordinano la soggettività

empirica dei produttori all'automatismo del capitale. Questo automatismo si ma-

nifesta come una forma di pseudo-soggettività, come un potere universale

astrat-

to

e insieme terribilmente

reale,

«mostro animato che comincia a "lavorare" co-

meseavesseamore in corpo» (16).

La dialettica tra lavoro vivente e lavoro consolidato non è interpretabile con

gli strumenti monologici dell'empirismo positivistico. L'affermarsi dell'astrazione

capitalistica a «mondo invertito» non può essere colta dalle forme logico-

convenzionali del pensiero, che si muovono strumentalmente nell'ambito di ciò

che è già costituito. Tuttavia resta vero che l'auto-capovolgersi dell'ascesa pro-

duttiva borghese «nello sperpero più sfrenato delle energie lavorative e nelle de-

vastazioni derivanti dall'anarchia sociale» (17), sembra alla fine restaurare vecchi

poteri mitologici e una nuova forma di «realismo degli universali». Le forze pro-

duttive della natura, che adessosono il frutto del processosistematico dell'accu-

mulazione scientifica, diventano ingovernabili da parte dei produttori associati.

Le forze sostanziali degli individui empirici scompaiono di fronte alle forze so-

(13) Marx,

Grundrisse,

trad. it. La Nuova Italia, Firenze 1968, vol. I, p. 32.

(14) «Il consumo non è semplice consumo dell'elemento materiale, ma consumo del consumostesso; nella negazione

dell'elemento materiale c'è la negazione di questa negazione e perciò la posizione di esso»

(Grundrisse, cit.,

p.

286).

(15) Cfr. T. S. Kuhn,

La struttura delle rivoluzioni scientifiche,

trad. it. Einaudi, Torino 1969.

(16)

I l capitale,

cit., p. 225, cfr. p. 533 sgg.

(17) Ibidem, p. 534.