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Il risultato storico della critica nominalisticaborghese c h e un concetto

og-

gettivo

della verità sia formulabile solo a partire dalla mediazione

soggettiva

trova il suo coronamento nel pensiero kantiano ed hegeliano. L'oggettività non è

subito intuibile, nemmeno a livello di sensazione, ma già sempre dialetticamente

ricostruita, ossia filtrata dalla sintesi, dalla proiezione, dalla prestazione soggetti-

va. La molteplicità caotica di punti luminosi sulla volta celeste non può essere

percepita come ordine notturno e mobile delle costellazioni, se non attraverso l'i-

dentità del soggetto, cioè attraverso la sintesi della sua memoria, la proiezione

identica del sé attraverso il non sé (11); In questosenso— se vogliamo — il mo-

dello astronomico copernicano è più «soggettivo», più costruito, più mediato dal-

l'immaginazione produttiva, di quanto lo fosse quello dell'astronomo greco Eu-

dosso. Su un punto però la filosofia illuministica della natura s'ingannava. Essa

credeva di poter identificare immediatamente la legalità universale dei fenomeni a

partire dall'ordine — volta a volta dischiuso — delle connessioni sperimentali. Si

lusingava, in altri termini, di poter identificare —senzamediazioni — il concetto

di

legalità

naturale con quello di

connessione

naturale, dunque il piano della uni-

versalità con quello della sperimentazione e riproduzione tecnica. Alla base di

questoequivoco stava i l ruolo paradigmatico della cosmologia, quale modello

dellescienze naturali. In essa il sistema solare costituiva un buon esempio di con-

nessionemeccanica e dinamica, isolata dal contestouniversale, e tuttavia talmen-

te lontano dalle altre formazioni celesti, che l'influsso e le perturbazioni gravita-

zionali di queste ultime potevano essere tranquillamente trascurate. In realtà la

connessionegravitazionale di

tutte

le massecelesti dell'universo non sarebbe un

problemamatematicamente risolvibile. I l passaggio dalla filosofia illuministica

della natura al materialismo dialettico dell'Ottocento sta proprio, come ha mo-

strato Bulthaup (12), nella consapevolezza che solo attraverso

l'isolamento

artifi-

ciale di contesti sperimentali specifici (chevengono per così dire

ritagliati

dal con-

testouniversale della natura) è possibile realizzare modelli scientifici funzionanti.

La riproducibilità sperimentale di connessioni particolari è costruibile soltanto

tramite un

intervento

pratico-operativo nel contesto universale della natura.

Questo significa, allora, che l'attività umana diventa una componente dialettica

dell'oggettività scientifica, la

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o attività oggettiva di cui parlava Marx.

Le forme dell'oggettività naturale non possonoessere costruite dalla scienza, se

non partendo da un intervento sistematico dell'attività produttiva, dunque dai

processi materiali del lavoro e della cooperazione. Tramite le prestazioni della

scienza post-rinascimentale, le forme oggettive che il mondo assume diventano

veramente funzione, e base reale, del processo di auto-costituzione pratica del-

l'uomo a soggetto d'una storia universale laicizzata. Questa intuizione sta alla ba-

(11) Bulthaup,

Op. cit.,

p. 37; cfr. Horkheimer-Adorno,

Dialettica dell'illuminismo,

trad. it. Einaudi, Torino 1966,

p. 200 sgg. Come mostrano le prime pagine della

Fenomenologia

hegeliana, già ai primi livelli di percezione, o

certezza sensibile, sia l'oggetto

(l'hic et nunc) sia

il soggetto (l'io empirico) si animano. e sviluppano come

uni

-

venali,

cioè come intimamente pervasi dalla negatività, dal rapporto all'altro, della mediazione. Per questo non

ci potranno mai essere un linguaggio, un'arte, una scienza protocollare

definitivi..

L'empirismo classico s'ingan-

nava, quando presumeva di fissare gli «elementi» della conoscenza, così come lo psicanalista moderno s'ingan-

na, se crede che l'espressione «apparato psichico» sia qualcosa di più che una cattiva metafora. La coscienza

dell'uomo è il punto focale in cui la natura giunge alla sua auto-mediazione simbolica, dunque alla libertà. I l

rapporto dell'Io alla natura esterna (gli oggetti del lavoro) o alla natura interna (le pulsioni dell'Es) non sarà

mai reificabile in una descrizione oggettivistica. L'esplosione delle forme linguistiche da parte dell'avanguardia

letteraria del Novecento era già stata anticipata, a livello di analisi filosofica, in alcune superbe pagine di He-

gel: «I l questo sensibile, che viene opinato, è

inattingibile

al linguaggio che appartiene alla coscienza, a ciò che

è la sé universale. Nel reale tentativo di pronunziare la cosa, essa si disintegrerebbe; coloro che ne iniziassero

una descrizione, non la potrebbero condurre a termine...»

(Fenomenologia, cit.,

I , p. 91).

(12) Bulthaup,

Op. cit.,

p. 40 sgg.

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