

nochiaro). Se poi la nuova scienza era addirittura quella vecchia, figurarsi che ri-
sultato! Lisenko fallisce perchépropone una scienza inadatta per un compito pro-
duttivo, che sicuramente non si poteva risolvereneanchecon la forza.
La genetica invece fornisce la scienza adatta per un incremento della produt-
tività in agricoltura, che i rapporti sociali capitalistici si sono rivelati capaci di
sostenere. Convincere gli agricoltori (con le buone) che dovevano ricomperare i
semi tutti gli anni, se volevano aumentare la resa del 30%; ricostruire la fertilità
del terreno impoverito da tanta produzione attraverso una opportuna politica dei
prezzi dei concimi chimici; infine attrezzare laboratori a spesedello stato per ese-
guire la selezionegenetica. Per dirla in modoschematico e provocatorio, non è la
geneticache è vera comescienza e perciò funziona come tecnologia, ma viceversa
funziona come tecnologia ed è perciò degna di esserechiamata scienza, perché lo
stato capitalistico è in grado di articolare quella politica di prezzi e di far funzio-
nare tutte le connessioni a quel fine. Una volta scelto comemetro di giudizio la
produttività, è inevitabile che la Tennessy Valley batta l'Ukraina e quindi che i
genetisti battano Lisenko. Tra l'altro la genetica, come tutte le teorie scientifiche,
sta in piedi perché riesce a minimizzare le anomalie ed i problemi, che non risol-
ve, ma nonpossiamodiscuterlo qui.
Vediamo quindi come anche il caso Lisenko, che pare la tomba di tutti gli
assertori della non neutralità della scienza, in realtà abbia spiegazione piena pro-
prio sul piano storico ed all'interno dei problemi della produzione. I l Diamat ha
solo fornito una copertura ideologica ad una vecchia teoria scientifica ed alla
vecchia politica dello sviluppo della industria pesante.
Abbiamodiscussodue rivoluzioni al cui interno si posero le basi per politi-
chescientifiche diverse. L'una ha innovato profondamente la scienzaoccidentale,
l'altra si è sostanzialmente allineata con le scienze di paesi, che una rivoluzione
così radicale non avevano fatto. Dal fatto che in URSS oggi ci sia la stessa politi-
cascientifica dei paesi capitalistici a quasi tutti i livelli, ricaviamo non soloche ci
è lecito ribadire le determinazioni storico-sociali della costellazione scienza, ma
anche— purtroppo c h e una rivoluzione è stata tradita.
8. Esiste un canonemarxista?
L'analisi della politica scientifica seguita nello stato sovietico ci pare abbia il-
lustrato a sufficienza come il materialismo dialettico abbia costituito una posizio-
neideologica importante nel dibattito, un elemento che chiariscemolte cose, ma
insiemecome il livello determinante fosse quello delle scelte di politica economi-
ca. 'Risulta quindi impossibile ricostruire una politica scientificasubasi puramen-
te ideologiche. In questo caso il problema si complica ancor di più perché non
esisteuna sola posizione in ambitomarxista a riguardo della costellazione scienti-
fica. Questo fatto, se vero, indebolisce ancor di più la posizione di tutti coloro
checercanoappoggio durante l'argomentazione nelle opere di Marx, Engels o Le-
nin. Nel peggiore dei casi, gli appelli si riducono a forme retoriche —ad esempio
formule come il «Marx scientifico» — nel migliore, alla ricostruzione filologica-
menteaccurata della posizione sull'argomento di qualche grande dirigente rivolu-
zionario. Ma anche fatta la ricostruzione, per evitare di trasformarla in dogma, è
semprenecessariomostrare perché la tale posizione sarebbe ancora valida nella
situazione di classe e storica presente. Così siamo punto e a capo.
Ma, una volta ripetuto che l'uso che si può fare dei sacri testi è solo parziale
pena il dogmatismo e l'accademismo, puòessere interessantevederese nei classici
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