Table of Contents Table of Contents
Previous Page  122 / 228 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 122 / 228 Next Page
Page Background

per tutti gli altri aspetti p o l i t i c i , sociali, economici è assai arretrato.

La rivoluzione lascia intatta l'Accademia: i membri restano quelli di prima,

fino al 1929 non uno solo di essi è iscritto al partito comunista, i l loro numero ri-

mane invariato. Lenin si limita a chiederle contributi per riorganizzare l'industria

in poche, grosse e razionali unità, per rendere i l nuovo stato auto-sufficiente nel

settore delle materie prime e per realizzare l'elettrificazione. La richiesta non deve

presumibilmente aver allarmato molto gli accademici del lato più specificatamente

scientifico, perché che la scienza contribuisca al progresso tecnologico era un

punto fermo nella buona ideologia positivistica dell'epoca. Negli anni venti si af-

fianca una Accademia Comunista, che però si occupa quasi esclusivamente d i

scienze sociali. I l clima intellettuale degli anni della NEP è relativamente liberale;

non si fanno in generale epurazioni nelle scuole, nelle biblioteche, nei vari istituti.

A questo livello c'è continuità, non solo di nome, ma anche di fatto con i l «pri-

ma della rivoluzione».

Negli anni '30 i l clima cambia; anche l'Accademia, insieme ad altre istituzio-

ni culturali, viene messa con le buone o con le cattive (più spesso) sotto i l con-

trollo del partito comunista. Le richieste sono fondamentalmente due: essere in li-

nea col materialismo dialettico, nutrire lo sviluppo tecnologico e scientifico onde

raggiungere i livelli di produzione agricola ed industriale, verso cui i piani quin-

quennali stanno forzando la società sovietica. Si sviluppa uno scontro tra la co-

munità degli scienziati e l'«esterno» (ma anche all'interno), che comporta questa

volta epurazioni (talvolta cruente), perdita della carica, processi ideologici. Que-

sto tipo di politica scientifica verrà seguito durante la seconda guerra mondiale

strascichi freddi compresi — e fin dopo la morte di Stalin.

La filosofia del Diamat appare subito fare la funzione di copricapo ideologi-

co buono a molti usi; i l principale è quello di cercare di subordinare la scienza

pura a quella applicata. Sottolinearne la funzione di discriminante t ra scienza

«borghese» e scienza «proletaria» è del tutto fuori luogo, perchè di fatto discri-

minazioni sostanziali non ve ne furono a livello del nocciolo tecnico delle teorie.

La fisica e la matematica non vennero di fatto censurate, bensì discusse ad un li-

vello generale mentre la genetica venne osteggiata su basi radicalmente diverse,

come vedremo tra un momento.

A sostegno della ricerca applicata, i l nuovo statuto dell'Accademia del '35

aggiunge un dipartimento tecnico. I l tentativo di integrare la scienza e la tecnica

nell'Accademia va avanti tra comitati, sottocomitati, varie dispute, scontri di po-

tere, problemi di decentramento regionale e di coordinamento, finché nel 1963

quel dipartimento viene soppresso. Parallelamente cresceva il potere del Comitato

di Stato per la Scienza e la Tecnica, che venne ad assumere i vecchi compiti tecni-

ci e di coordinamento affidati prima all'Accademia, restituendo così a questa se

non maggiore autonomia (perché l'Accademia dipende direttamente dal Consiglio

dei Ministri e si coordina col Comitato di Stato) almeno la purezza della ricerca.

Oggi gl i scienziati sono indubbiamente i l gruppo professionale più «autonomo»

dell'URSS e godono di grande prestigio: l'Accademia ha festeggiato recentemente

i 250 anni di vita ed alla seduta erano presenti sia Breznev che Sacharov.

L'identificazione troppo meccanica tra scienza e tecnica all'interno dell'Acca-

demia non poteva riuscire, perché entrava in contraddizione proprio con i compi-

ti a cui doveva servire. Si ridusse così a due forme ideologiche vuote: da una par-

te la ricerca di una unità culturale di sapore alquanto ottocentesco, dall'altra i l

dogmatismo metafisico della prassi, che è superiore alla teoria. Le massime novi-

tà a livello della produzione nel nuovo stato societico furono la NEP ed i piani

quinquennali, che cercarono di sviluppare al massimo la produzione e la produtti-

120