

lettica quotidiana del rapporto con la situazione presente non è prigioniero della
gabbia di ferro di una scienza e di una tecnologia, che lo stritolano come forze
autonome, ma riesce volta per volta a costruirsi gli strumenti di intervento adatti
(anchese i tecnici sovietici lo abbandonano da un giorno all'altro).
L'enorme sforzo di riappropriazione del controllo di massa sullo sviluppo
delle contraddizioni di classe, ha uno dei suoi elementi critici proprio nella tensio-
neverso l'integrazione piena della scienza nella dinamica sociale; se le macchine
sonostate l'elemento storiconecessario alla riproduzione del capitale, non si trat-
ta né di fare a meno dellemacchine, né peraltro di illudersi che lo stakanovismo
liberi l'operaio dall'essere schiavo della produttività (al di là delle gratificazioni
offerte dalla retorica di stato).
L'esperienzacinese, battendo strade diverse, ha tentato di scandire le forme
ed i ritmi dell'organizzazione del lavoro in modo da piegare il sapere tecnico al-
l'uomo e non viceversa; se in Italia parlare di ricomposizione di lavoro manuale
edintellettuale è un giochetto utopistico oppure una mistificazione consolatoria,
la Cina di Mao ha capito invece che la battaglia fra rossi ed esperti era irrinun-
ciabile per andare alla radice delle genesi della divisione capitalistica del lavoro e
delle stratificazioni di classe.
D'altra parte, la rivoluzione cinesesi innestasu un processostorico molto di-
verso da quello che in occidente è culminato nella formazione della società capi-
talistica; la questionestessa del rapporto con la natura è quindi assolutamente
differente dal modello del dominio «scientifico»: vi è una tradizione millenaria di
integrazione organica dell'uomo con l'ambiente, che continua a segnare ancora
oggi l'ideologia ed il pensierocinese. Anche per questa ragione, alla cultura cine-
sesarebbe riuscita del tutto estranea una trasposizionemeccanica del modello tec-
nologico di sviluppo, che ha invece accomunato l'URSS alle società capitalistiche
occidentali; perciò, l'elemento politico fondamentale dell'esperienza maoista
appunto la linea di massa — non poteva che produrre il paradigma cinese della
scienza, che «cammina sulle due gambe», perché deve tenere unito ogni livello
avanzato di ricerca ed elaborazione scientifica con il patrimonio di sapere pratico
di milioni di contadini.
Dal punto di vista occidentale è-diffuso il giudizio che quella cinese è essen-
zialmentescienza applicata, che la pratica vi ha un pesopreponderante. In realtà,
il tipo di integrazione scienza-tecnologia, di cui discutevamo a proposito delle vi-
cendesovietiche degli anni '20, è fallito proprio per la divaricazione che ha com-
portato tra sviluppo produttivo e rapporti sociali; perciò il tentativo cinese appare
bendiversamente radicale, perché non presume che il progressosociale passi at-
traverso l'industrializzazione forzata, ma, al contrario, misura i tempi ed i modi
dell'industrializzazione sulla dialettica dei rapporti di classe. I l controllo della
scienza in funzione del suo uso pratico è il risvolto coerente di questo progetto e
generauna scala di valori totalmente diversa da quella occidentale: il fatto che un
biologopassi parte dell'anno in una comune agricola non è una vessazione im-
posta dalla mistica rivoluzionaria, se la figura sociale di quel ricercatore vale non
in termini di prestigio accademico individuale, ma in termini di contributo al mi-
glioramento della situazione collettiva. Da questo punto di vista, allora, è bene
cheegli non solo conosca i problemi nella loro concretezza, ma possa anche ar-
ricchirsi dell'esperienza accumulata nel sapere pratico dei contadini. Allo stesso
modo, si capisce che diventi più importante preoccuparsi di eliminare le inonda-
zioni e le carestie, oppure di impostare una iniziativa di massa per il controllo
dellecosiddette «catastrofi naturali», che non sviluppare la ricerca teorica, ele-
mentoportante della scienzaoccidentale.
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