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unerrore, un gettare via tutto Marx insieme all'acqua sporca, l'adesione a partiti

interclassisti; è anche ignoranza e restare chiusi entro un dibattito vecchio e pro-

vinciale. Non si è capito che il terreno di confronto non è più se le scienze siano

storicamente e socialmente determinate, se siano un progetto, ma quale sia questo

progetto e come fare per rovesciarlo. Per questo noi preferiamo l'analisi fatta da

Hahn del destino dellaAccademia delleScienze francese a cavallo della rivoluzio-

nedell'89 alla

Attualità del materialismo dialettico.

Dove stia l'irrazionalismo in

chi fa l'analisi delle istituzioni scientifiche e va a paragonare qualche bilancio,

sinceramente ci sfugge, considerato anche il resto della compagnia. Che invece si

vengaconsiderati estremisti e fanatici cultori dell'economia politica, ci fa piacere:

ciòche Paolo dice di Pietro descrive Paolo, non Pietro. I l nocciolo terreno della

meccanicaquantistica, teoria dei campi, algebramoderna seguiteremo a cercarlo;

quello dei nostri bravi filosofi sedicenti marxisti lo conosciamo già; si chiama

conservazionedel modo di produzione capitalistico.

7. Le scienze nella rivoluzione francese e nella rivoluzione sovietica

Tratteggiando sia l'approccio epistemologicoche quello sociologico, abbiamo

vistocome da parte degli studiosi più attenti ai processi storici si ammetta ormai

largamente una qualche relazione fra la costellazione scientifica ed il resto della

società. Ma una volta che questa convinzione si trasforma in una scelta di para-

digma e di piano, su cui fare avvenire il dibattito, essa tende a differenziarsi, a

seconda di come ci si è arrivati, ed a limitare grandemente la sua portata. Se si è

capito che le scienze sono un elemento indispensabile di una politica di grande

potenza, avverrà sicuramente lo stanziamento di qualche percentuale del PNL in

quella direzione, ma per il sociologo si tratterà di «ricerca applicata» anche se

poi si chiudono interi piani di istituti universitari (purissimi) per motivi di sicurez-

za. Se si indaga il peso delle istituzioni e dell'ambiente ideologico sulle teorie, ri-

conoscendoqualche presenza di questi elementi nella costellazione scientifica, di

rado si dà però un giudizio sulla «politica», né si arriva in genere fino ai conte-

nuti tecnici. Gli accademici pensano che non si possagiungere a tanto, pena la

perdita del rigore (loro dicono «scientifico», in realtà positivistico); noi pensiamo

invece che si debba fare, proprio perché suscita quei conflitti e disvela quelle

contraddizioni, che si vogliono evitare. Certi metodi di indagine si rivelano come

coperte strette, che lasciano scoperti o i piedi o le spalle se si prova a tirarle,

spessopoi si rompono e lasciano scoperto tutto il corpo: quindi vanno integral-

mente sostituiti.

Noi vogliamosostenere qui la tesi che il rapporto tra costellazione scientifica

eforma sociale non è solonecessario per la evoluzione dell'una e dell'altra, ma

da un lato arriva a determinare i contenuti scientifici stessi, il nocciolo duro delle

teorie; dall'altro lato parte, in mododiversamentemediato a secondadel momen-

to storico, dalla forza che la produzione di merci assumenello stato. Avendo così

precisato il modello di riferimento, si vengono a chiarire anche i ruoli molteplici

svolti dall'ideologia — generale di un periodo o particolare degli scienziati — e

dalle istituzioni organizzative. Questa relazione trova cioè il proprio canale «spiri-

tuale» nell'ideologia e quello «materiale» nell'istituzione scientifica. A sostegno e

achiarimento della nostra tesi portiamo dueesempi storici, il cui valore probante

èreso possibile proprio perché non saranno ricostruiti né «razionalmente» né

«dialetticamente». Se popperianamente ci limitassimo a registrare il progresso da

una teoria ad un'altra per linee interne a ciascunadisciplina scientifica, falsifiche-

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