

scientifico, una funzione anticonservatrice, che supera il dibattito filosofico.
Questadistinzione è tanto più significativa in quanto all'interno del primo
gruppo si stannomanifestando anomalie, quale quella di E. Bellone, che — di
formazione fisico e di professione storico — sta procedendo ad aggiustare l'origi-
nariomaterialismo dialettico in uno schema di «dizionario», che nonostante tutte
ledichiarazioni anti-irrazionalistiche richiama i paradigmi di Kuhn e i programmi
di ricerca di Lakatos. Ma è chiaro cheBellone resta un elemento del primo grup-
po, perché, pur attraverso un'attenzione concreta ai processi storici, ch'egli vede
comesviluppo per ristrutturazione, ciò che gli preme è ricostruire la razionalità e
l'oggettività della conoscenza.
Se i filosofi sono tutti collocabili nelle vecchiesinistre riformiste, gli scienzia-
ti in crisi fanno riferimento, in generema non esclusivamente, alla nuova sinistra
postsessantottesca. Così si sonobeccati dai primi l'epiteto di estremisti nonostan-
techequesteposizioni si trovino (pur se in minoranza) all'interno del PCI stesso.
Cosìmolte distorsioni fatte dai primi sui secondi sonochiaramente strumentali. È
difficile negare la matricemarxista delle analisi di Cini e romani o di Baracca ed
ArcangeloRossi se non da parte di chi sta portando il proprio revisionismo a ne-
gare tutto Marx — anche quello del
Capitale come
sta facendo Cerroni (perché
nonsarebbe scientifico!). È più facile affibbiare etichette tipo «epistemologi della
domenica»perché nessuno — tranne A. Rossi — è filosofo di formazione, ma
questo ci pare più un pregio che un difetto. Di fronte a cappelli superfilosofici,
cherimpastano le solite categorie logore, tarandole su ogni problema che hanno
di fronte, sia scientificoche politico o morale; di fronte a chi produce sintesi su-
periori di metodo adatte a conservare nel merito le scienzecosì come funzionano
esono prodotte, un punto di vista che parta dall'interno e
lì non si fermi
(saldan-
do la critica alle scienze in crisi con quella della società in crisi) ci sembra assai
più fecondo e produttivo. Affibbiare etichette sprezzanti, comese ci si trovasse di
faccia a dei dilettanti, serve solo a ribadire divisioni accademiche. Si rimane pri-
gionieri della vecchia contrapposizione tra lo scienziato, cui solo quando invec-
chia è concesso di sentirsi filosofo, autorizzato a parlare di tutto, esponendo una
concezione del mondo rozza e patetica, ed il filosofo militante, che con tutta la
suaricchezza culturale e le sue astuzie terminologiche non riesce ad arrivare fino
in fondo alle questioni scientifiche per carenze tecniche.
Sonoquindi due concezioni epistemologiche delle scienzeche si confrontano.
L'una coniuga l'ala marxista — definita scientifica non a caso — che parte da
Engels, sbanda con la seconda internazionale, va in Russia con Lenin e penetra in
Italia via Gramsci, con il razionalismo scientista di marca popperiana. Le scienze
sonooggettive, razionali, libere da condizionamenti ideologici e si accrescono li-
nearmenteperché sono ritmate nel loro sviluppo dai dati sperimentali, che costi-
tuiscono la garanzia di un progressocontinuo ed ininterrotto verso la natura irri-r
ducibile al pensiero. L'altra unisce alla lettura dei pochi luoghi marxiani sulla
scienza la critica all'attuale assetto scientifico ed è incline a servirsi, se del caso,
delle posizioni tipo Kuhn. Le scienzesonosocialmente e storicamente determina-
te, quindi nella società capitalistica portano impresse le caratteristiche della bor-
ghesia fin nei contenuti e non sonopiegabili a tutti gli usi. Non si tratta semplice-
mente di impadronirsene e di servirsene per un uso di liberazione invece che di
oppressione (al posto della bomba le centrali nucleari) perché anche gli usi cosid-
detti pacifici sono tecnologie legate alla produzione capitalistica, a sua volta non
neutrale. Qui il giudizio sulle scienze è sempre dato insieme al giudizio sulla tec-
fiologia e sulla società in generale. Per gli antagonisti, bisogna sempre accurata-
mentedistinguere la conoscenzascientifica, che è neutrale e di per sépositiva, dal
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