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torna, perché è lassù, distinguendo il contesto della scopetta scientifica dal cón-

testo della sua giustificazione, che si possono fare le

ricostruzioni razionali

e

si

può ritrovare il progressodelle teorie scientifiche. Popper aborre la dialettica e lo

storicismo; da buon filosofo, che proviene dal Circolo di Vienna e approda in

Inghilterra, il suo nemico principale è l'idealismo. Nella

Miseria dello storicismo,

èesplicito l'attacco a Marx (si ricordi

La miseria della filosofia).

Non varrebbe la

pena di occuparcene troppo, se egli non fornisse una delle migliori sistemazioni

ideologiche del mito della astoricità delle scienze. Sicuramente le sue norme non

piacciono agli scienziati militanti, ma tanto le loro strade non si incontrano; piace

inveceassai la sua riproposizione di una scienza, che è sempre in grado di descri-

vere razionalmente le leggi naturali, in quanto i condizionamenti umani, ambien-

tali, psicologici e storici sono

in linea di principio trascurabili.

Popper ricorda

quei teologi del bassomedioevo, che — in unmondo, in cui cominciano a dettare

legge i mercanti — fanno l'esegesi della potenza infinita di Dio.

Ma le fortune di Popper tra gli epistemologi si vanno attenuando. Lo prova

il fatto che uno dei suoi allievi (Feyerabend) ora sostiene una sorta di anarchismo

metodologico. Un altro (Lakatos), per mantenere in piedi la diga razionalista, è

statocostretto a farla arretrare di molto, aggiungendo cicli ed epicicli, distinguen-

do tre Popper, parlando non più di teorie scientifiche, ma di «programmi di ri-

cerca». Inoltre, non è sempre lo stessoproblema scientifico, che si presenta, ma

sihanno «spostamenti di problemi».

Feyerabendnega la possibilità e l'utilità di sovrapporre normemetodologiche

razionali alle scelte della storia, che va presa per quello che è. Tutte le teorie

scientifiche risentono delle idiosincrasie degli scienziati, delle loro opinioni meta-

fisiche, delle loro abitudini sessuali. La validità di esse si può misurare solo te-

nendoconto anche di questi fattori; il criterio popperiano di progresso non è so-

stenibileperché, data una teoria, esistonosempre dei dati sperimentali, che la fal-

sificano: sevienemantenuta, è proprio per il pesodegli altri fattori «irrazionali».

L'unico progresso, di cui si può parlare, non è quindi quello lineare e continuo,

cheavverrebbe nel «terzomondo» di Popper (quello della razionalità), ma quello

chescaturisce dal

libero dibattito,

che va garantito pienamente all'interno della

comunità degli scienziati. Ogni norma. eogni pretesa di metodi astratti lo blocca-

no. In genere, quando si passa da una teoria ad un'altra, si cambiano integral-

mente le regole del gioco e non esistono delle meta-regole, che permettano i l

confronto. Le teorie scientifiche sono cioè incommensurabili; non ha sensochie-

dersi quale è in "accordo e quale no con la natura, perché tutte lo sono e non lo

sonocontemporaneamente. La scelta di una teoria rispetto ad un'altra è un fatto

di temperamento personale dello scienziato, mai una scelta prevedibile in antici-

po. Non si ha demarcazione alcuna tra scienza e non-scienza. La natura, secondo

Feyerabend, è una donna, che si può conquistare, ma le cui reazioni sono impre-

vedibili e le cui qualitàspessosono «ineffabili» e solo intuibili. Marcuse parrebbe

il suo riferimento principale, ma si trovano ancheagganci con Hegel, Stuart Mill

(di cui si apprezza il liberalismo democratico) e Lenin: una teoria si afferma sul-

l'altra in analogia con la presa del potere di una classecontro) l'altra.

Se in Popper le scienze non hanno ne storia ne contesto4ociale e il suo idea-

le è renderle tali, in Feyerabend vengono aperti varchi amplissimi, perché dentro

essi irrompa la società. Ma comespessosuccede in tanti intellettuali statunitensi

di sinistra (tipo Chomsky), questa società è il terreno di caccia dell'individuo sin-

golo, libero di battersi come un pioniere per costruire il proprio destino. Chi con-

cepiscecomecategorie politiche solo la democraziaborghese e il totalitarismo, ha

messoFeyerabend nello stessosacco di M. Polanyi, il filosofo conservatore e an-

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