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smodialettico, proprio per confermare la correttezza

di principio

del modello

proposto.

Sevogliamo imparare dagli errori, dobbiamo porci il problema del rapporto

tra assetto scientifico, sviluppo delle forze produttive e situazione di classe nazio-

nale e internazionale, ma non in unoschemaneutralista e di progressomeccanico

econtinuo delle scienze, come delle forze produttive. Hessen fa l'analisi giusta

del nocciolo terreno di Newton, mentre sbaglia quando postula una continuità

meccanicacon la situazione del '30. Se si rimane chiusi nello schema dello svilup-

pocontinuo delle forze produttive, si rimane anche prigionieri di una contraddi-

zione: perché seanche in un dato caso si trovano i noccioli terreni delle nebulose

scientifiche, nel momento in cui si crede alla metastoricità del modello di analisi,

conquegli stessi noccioli in altri casi si produce della metafisica. È il noto errore

del Diamat di ontologizzare la dialettica, chemaschera i processi reali.

Ma capire gli errori non è proprio facile. I partiti storici della classe operaia

oggioscillano dalla riproposizione della neutralità sotto la copertura della dialet-

tica, all'accettazione della necessità capitalistica della scienza e della tecnica, or-

mai scorrelate da ogni classe e da ogni ideologia, quindi pragmatisticamente e

pluralisticamente adatte a tutte. A nostro vantaggiobisogna però segnare una si-

tuazione di classeassai più avanzata di quella inglese nel '30, che lascia qualche

speranza per il futuro (anche perché la linea di Mao e la rivoluzione culturale

hannomostrato in Cina la possibilità di uno sviluppo molto diverso da quello

dell'URSS).

4. Le scienze tra virgolette

Dalla bozza di ricostruzione storica appena fatta, risulta chiaro come per

«scienza/e», «discipline scientifiche», «assetto scientifico», «sviluppo scientifi-

co», «progetto scientifico», in questo scritto noi non si intenda affatto il montag-

gio di particolari concetti e la descrizione delle loro relazioni in unmondo di idee

edi «fatti oggettivi». Molti studiosi, per lo più assai autorevoli, danno invece ad

essiquesto significato, che viene così anche accreditato tra la gente comune, sia

essao no di sinistra. Tale mondo si può allora chiamare «scientifico», perché sa-

rebbe isolabile dal mondo di altre discipline culturali, dalla politica attiva, da al-

tre attività umane e la sua interezza strutturale sarebbe garantita da qualche pro-

tocollo interno,.

di natura normativa.

Secondo questa accezione, si può dare un

criterio indipendente dalla storia e dal contesto sociale per distinguere la scienza

dalla non-scienza; tanto per fare un esempio, l'astronomia dalla astrologia o la

chimica dall'alchimia.

Seanche noi avessimopensato le scienze in tali termini, non solo non ci sa-

rebbemai venuto in mente di fare quell'analisi del quadro inglese degli anni '30,

ma ci sarebbe riuscito anche impossibile. Avremmo invece potuto parlare dell'eu-

genetica e dell'embriologia, oppure della filosofia marxista della scienza e del

partito comunista inglese, oppure della politica finanziaria del periodo. Tutte

considerazioni, che nei canoni detti prima appaiono culturalmente valide, alcune

diesseanche «scientifiche», ma che non riproducono (in quanto venganoconce-

pitecome separabili) l'universo scientifico, che ci interessa ricostruire.

Non è quindi vero che una definizione vale l'altra; anzi, al contrario, se vo-

gliamo capire oggi

dove va

la scienza (e per fare questoservono appunto anche le

analisi storiche), l'unica definizione adatta è di pensare a una

costellazionescien-

tifica,

che inglobi e articoli i piani, che ci sono riusciti necessari per capire il sen-

sodell'intervento sovietico nel congresso di Londra: non solo quindi il carattere e

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