

crisi. I più noti fautori di questa secondaposizione sono l'embriologo J. Need-
hame il biochimico J. Bernal: ambeduemarxisti; ma anche scienziati non mar-
xisti, come il già citato Huxley, convergono su questestesseposizioni, pur con
accentimeno radicali. Viene fondata (1938) la sezione per le Relazioni Sociali e
Internazionali della Scienza nella British Association for the Advancement of
Science (dopo che non si era riusciti a farlo nella Royal Society) e di lì a poco la
guerraspingerà vieppiù verso la mobilitazione sociale degli scienziati; questa vie-
nepersino sollecitata anonimamente da Bernal sulle colonne di «Nature» (questa
famosa riviea in passato era stata persinosuposizione eugenetiche!). Mentre alla
fine degli anni '20 era facile trovare gli scienziatimessi sotto accusacome colpe-
voli dei disastri sociali, dopo la guerra quellaminoranza arriverà anche a respon-
sabilità politiche.
La delegazione sovietica al congresso di Londra ha certamente rinforzato
nellesue convinzioni la componentemarxista dei pianificatori, dando impulso ad
un filone storico e sociale di indagine. Needham ripubblica in volume a parte la
introduzione storica al suo trattato di embriologia esuccessivamente— nel '40
in relazione ad un viaggio in Cina si dedica allo studio della scienza di quel paese
sotto tutti gli aspetti, specialmente
quelli storici
e
sociali.
Bernal pubblica nel '39
Thesocial function of sciencee dopo la guerra (anni '50) la sua nota Storia della
scienza.
L'intervento sovietico ha inciso nella proposta di unmetodo di approccio
allediscipline scientifiche, chevedepresenti come ingredienti essenziali il discorso
politico, quello economico, quello tecnologico, quello filosofico. Oltre a Bukha-
rin (che, pur avendo ormai perduto lo scontro politico con Stalin, tanto daessere
statoespulsonel '29 dal Politburo, ancora occupaposizioni di rilievo notevole ed
ètra l'altro membro dell'Accademia delleScienze, comepresidente della commis-
sioneper la storia della conoscenza e direttore del dipartimento per la ricerca in-
dustriale), nella delegazione sovietica sono presenti un fisico, un economista, un
biologo, un matematico interessato alla storia e alla filosofia della scienza, un ge-
netista, un ingegnere, uno storico della scienza. È quest'ultimo (Boris Hessen) a
ridurre la sacralità di Newton al nocciolo terreno, con la sua famosa analisi delle
radici economiche e sociali dei
Principia;
si può immaginare lo scandalo che ne
seguì in terra inglese.
Ma non era solo una questione di metodo e di analisi puramente conoscitiva.
Veniva posto sul tappeto anche un
modello realizzato
di integrazione della ricerca
scientifica in un progetto più vasto di società, che usciva dalla crisi con un'espli-
cita politica di piano. I l ritornello di tutti gli interventi, pubblicati in volume po-
chi giorni dopo il congresso, era che la fiaccola splendente del progressoscientifi-
co e tecnologicosarebbepassata dall'Occidente in URSS, perché la crisi del '29
stava impedendo negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania, quello sviluppo
della produttività, che invece — dati alla mano — il GOSPLAN (piano quin-
quennale), il GOESRLO (elettrificazione) garantivano nel nuovo stato di «socia-
lismo realizzato». Naturalmente questoassettostatuale comportava un'ideologia,
chesi chiamava Teoria e pratica dal punto di vista dialettico, come è intitolato
appunto l'intervento di Bukharin.
Vista la mancanza di un forte referente di classe del partito comunista ingle-
se, a cui gli scienziati marxisti inglesi sono tradizionalmente legati anche oggi, per
i vari Bernal, Needham, Levy, etc, l'URSS veniva ad essere il riferimento sociale
reale più vicino e concreto. All'interno del gruppo di chi considerava utile e pro-
ficuo un qualche rapporto tra scienza e società, il riferimento all'URSS discrimi-
nava i marxisti dagli altri, fino a determinare poi una spaccatura profonda ai
tempi della guerra fredda e quandoesploderà il casoLysenko.
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