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mini. Infine, nei momenti di crisi, la ipostatizzazione dell'ente sociale (Partito o

Stato) in cui si realizza il processostorico e quindi la identificazione della libertà

dell'individuo col suosottomettersi alla prassi della istituzione che realizza l'auto-

coscienza («il riconoscimento della necessità»). I l problema riceve così una defini-

tiva sistemazionenominalistica.

t M a , al di là di una critica teorica, occorre vederecbme si attua il deperimen-

to di questeconcezioni etico-politiche nelle società di capitalismo avanzato.

La crisi della società tardocapitalistica porta al deperimento del complesso di

valori etico-politici che sono stati alla base della sua lunga egemonia. Le lotte che

sisono originate all'interno della società sono il prodotto anche della crisi pro-

fonda del suo sistema di valori; tra tutte le forme di contestazione politica che

negli ultimi anni si sono verificate vi è un nessocomune — pur nella apparente

diversità — costituito dalla crisi delle istituzioni formatrici del consenso, di legit-

timazione dell'autorità, di stratificazione del potere. Si tratta di vedere quali pos-

sibilità emergano da questo tipo di crisi ed a quali esiti la contraddizione che si è

resapalesepossa pervenire. E su questo•punto che conviene soffermarsi, anche

per vedere quali diverse soluzioni vengono proposte e quali aporie rivelino, ap-

punto, le diverse soluzioni. Bobbio ripropone la classicasoluzione liberale, basata

suuna antropologia tendenzialmentepessimistica ed integrata dalla analisi webe-

riana della razionalizzazione capitalistica. Lo sviluppo delle società capitalistiche,

edanche quello delle cosiddette società socialiste, non ha portato alla estinzione

delloStato, al deperimento della funzione dell'autorità, al superamento dei feno-

meni di alienazione politica, di struttura gerarchizzata e centralizzata del potere,

alla separazione tra dirigenti e diretti, bensì ad una accentuazione di tutti questi

fenomeni. I l destino delle società industrializzate, qualunque sia i l regime d i

proprietàesistente, è quello di una sempre più accentuata burocratizzazione, e le

stesseesperienze storiche di organizzazione del movimento operaio, dalle social-

democrazieeuropee ai partiti leninisti, non portano al superamento della società

alienata, alla sostituzione della politica separata con la amministrazione: la cuo-

ca, insomma, non governa.

A questa costellazione storica è pertinente tuttora il modello liberale di arti-

colazione del potere — basato sostanzialmente su una concezione astorica («il

voltodemoniaco del potere») — e non v'è oggi soluzione migliore del manteni-

mento di tutte le tecniche che limitano il potere, ne impediscono la totale esten-

sione e socializzazione a tutte le sfere della società; la salvezza, afferma Bobbio,

conuna immagine innegabilmentesuggestiva, sta nel mantenimento di una sepa-

razione tra

citoyen

e

bourgeois:

«L'errore deriva dal credere che non vi siano

problemi del cittadino distinti da quelli del lavoratore (o produttore). E invece

questi problemi ci sono e sono proprio i problemi di libertà, delle libertà civili e

politiche, la cui sottovalutazione, commista talora a derisione, dileggio o addirit-

tura disprezzo, è purtroppo una delle non benefiche eredità del pensieromarxia-

no» (6). I l costituzionalismo, i l garantismo giuridico, la separazione dei poteri

ecc.sono quindi, oggi, come ieri, la garanzia delle libertà politiche.

Moltomeno agevole è ricondurre ad un modello sufficientementeomogeneo

leobbiezioni che si muovono alle argomentazioni di Bobbio e che dovrebbero, al-

menonel contesto del dibattito, costituire gli elementi portanti di una teoria poli-

tica della transizione al socialismo. Tentare di ricondurre ad unità il senso di tali

argomentazioni non è possibile se non accettando il rischio di alcune forzature;

(6)11marxismo e Io Stato, cit. p. 37.

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