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più disposti ad accettare condizionamenti formali e «diminuzioni» gerarchiche.

Dopo aver fornito questi brevissimi accenni sui gruppi che si dividono il con-

senso all'interno del corpo e sulle linee di fondo delle loro opzioni ideologiche, vale la

pena d i soffermarsi sul la ideologia attuale d i questi gruppi quale appare dai

programmi elettorali diffusi nel maggio scorso in occasione delle nuove elezioni per

il comitato direttivo centrale della Associazione (il CDC è una sorta di parlamentino

della ANM) .

Indubbiamente la presenza della competizione elettorale non può non aver

indotto i vari gruppi a smussare le loro posizioni più di «rottura» ed a spingere sia

quelli di destra che quelli di sinistra il più al centro possibile. Ciononostante alcune

linee si delineano con contorni abbastanza netti.

Uno degli elementi da sottolineare per quanto riguarda i gruppi di destra è il

tono moderato della esposizione, assai lontano dagli anatemi di qualche tempo fa.

Inoltre la stessa insistenza tradizionale sulla nozione di «indipendenza» contiene

qualche elemento (sia pure assai scarso) di «storicizzazione» della nozione stessa

nell'ambito del quadro costituzionale dato.

Magistratura indipendente, ad esempio, dichiara di rifiutare il collateralismo

politico con qualsiasi partito o gruppo, riafferma la apoliticità e l'imparzialità come

caratteristiche della funzione giudiziaria, rivendica la indipendenza del pubblico

ministero nei confronti dell'esecutivo e, infine, respinge la possibilità di «qualsiasi

sindacato politico sul contenuto delle decisioni, sotto il profilo di una responsabilità

disciplinare».

Il gruppo di Terzo potere si muove su questa linea integrandola con ulteriori

apporti. In primo luogo compare nel suo programma una ampia dichiarazione di

antifascismo e di fedeltà alla Costituzione («Occorre — si legge nel programma —

che la magistratura sia vigile garante della Costituzione contro qualsiasi involuzione

autoritaria. In tal senso deve essere riaffermato l'impegno a verificare nelle sedi ido-

nee la legittimità costituzionale di quelle riforme legislative che, formalmente rivolte

alla tutela dell'ordine pubblico, siano espressione sostanziale di tendenze autorita-

rie»), anche se fa capolino—ma trattandosi di giudici, il fatto èmeno grave di quanto

lo sia per i politici — la teoria degli opposti estremismi («Al tempo stesso—si legge

ancora nel documento—deve essere fermamente e duramente colpita qualsiasi vio-

lenza politica, sicuramente rifiutata dalla coscienza democratica del paese, oltre che

condannata dalla legge»). I l programma ribadisce infine la necessità della indipen-

denza e della autonomia della magistratura, della garanzia assoluta del giudice natu-

rale, della personalizzazione del pubblico ministero, della garanzia della inamovibi-

lità dei giudici ecc.

Come si vede, si tratta di dichiarazioni le quali, provenendo da gruppi di giudici

che si collocano sul centro destra dello schieramento, sembrano abbastanza aperte.

Si è già detto come su di esse abbiano influito preoccupazioni elettorali; ciono-

nostante non sembra che si tratti solo di questo. Fatte le dovute eccezioni, è da rite-

nere che si tratt i di dichiarazioni nè artificiose, nè false, ma abbastanza sincere,

anche se viziate da molti equivoci.

La nozione di «indipendenza» del giudice, la quale costituisce sempre un valore

positivo in quanto solo in sua presenza è possibile esercitare un qualche controllo sul

comportamento dell'esecutivo e dei corpi di sicurezza con questo collegati, costi-

tuisce solo una cornice formale la quale, in tanto può essere rivolta al fine cui è desti-

nata (bilanciamento degli interventi dell'esecutivo) in quanto sia accompagnata da

una chiara comprensione degli interessi in gioco, da una completa visione, che è sto-

riéo-politica prima che giuridica, della posta in gioco tra i vari gruppi sociali. Sol-

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