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tano in detti gruppi, la quale raramente si discosta dalle interpretazioni tradizionali

di norme ed istituti giuridici, norme ed istituti che, è opportuno ricordarlo, sono

assai spesso di origine fascista.

La linea di Impegno costituzionale, quale è espressa da ultimo nella mozione

conclusiva del convegno annuale della corrente (maggioscorsoa Napoli), ribadisce

leposizioni tradizionali del gruppo («La corrente di Impegno costituzionale—si

legge nel documento—nell'ampio pluralismo ideologico dei suoi aderenti, ricon-

ferma la sua posizione all'interno della magistratura, distante sia da unestremismo

incompatibile con la funzione giudiziaria, sia dal marcato corporativismo e dalle

tendenze restauratrici incompatibili con il ruolo del giudice nella attuale società ita-

liana. Impegno costituzionale tende alla affermazione della figura di ungiudice par-

tigiano dei valori costituzionali di libertà, antifascismo, democrazia e progresso

socialechesi faccia permanente promotore dell'affermazione edell'avanzamento di

questi valori nella società civile. L'esplicazione di questo ruolo presuppone una

ragionevole efficienza dell'apparato della giustizia eduna serie di riforme dirette sia

aquestopreciso scopo, sia a completare il quadro delle garanzie di unespletamento

delle funzioni libere da condizionamenti gerarchici e dalla formazione di centri di

potere interni all'ordine»).

Come si vede, si tratta di posizioni che divergono chiaramente da quelle dei

gruppi di Magistratura indipendente e di Terzo potere: il giudice «risolutore» attivo

di conflitti che la mozione propone, è assai lontano dalla concezione tradizionale

seguita da due gruppi e più vicino a quella che vedremo essere la ideologia di

Magistratura democratica, dalla quale è tuttavia separato dal rifiuto della conce-

zione di classe della giustizia edalla insistenzasu riforme tecniche (riforma insenso

proporzionale della legge elettorale per il Consiglio superiore della Magistratura,

istituzione del giudice unicomonocratico di prima istanza, attribuzione ai tribunali

delle funzioni di appello, temporaneità di tutti gli incarichi direttivi edelle funzioni di

giudice di cassazione, riorganizzazione degli uffici epredisposizionedei mezzi mate-

riali necessari per un loro migliore funzionamento), per la quasi totalità svincolate

da riferimenti al concretoesseredei rapporti sociali nell'attualemomento storico. La

maggiore apertura del gruppo, sia pure nell'ambito di una curvatura tecnicistica,

rispetto agli altri due di cui ci siamo occupati in precedenza, trova anche qui una

conferma nelle linee giurisprudenziali seguite da aderenti al gruppo. Questesi carat-

terizzano, ad un esame ovviamente sommario e parzialissimo, per una più ampia

disponibilità a perseguire certi valori di costituzionalità e a prendere le distanze, sia

pur con la «dovuta» prudenza, da certi scoperti interventi dell'esecutivo in una serie

di processi di rilievo.

10. Resta da parlare di Magistratura democratica. Nell'ultimo annoemezzo il

comportamento di questo gruppo non si è discostato gran che da quello degli anni

precedenti, soprattutto per quanto concerne le sue sezioni locali, mentre vi è stata

una certa stasi per ciò che concerne la capacità di direzione degli organi centrali.

Il primo congresso di MD tenutosi a Firenze due anni fa aveva visto una

sostanziale prevalenza della «sinistra» sulle posizioni piùmoderate condotte avanti

dai settori più vicini al PCI, prevalenza chesi era ancor più accentuata al momento

della composizione dell'esecutivo nazionale. Questo fatto tuttavia non aveva deter-

minato alcun spostamento di rilievo nelle prassi enelle formulazioni ideologiche del

gruppo, ognuna delle sezioni territoriali avendo continuato a muoversi secondo le

mtaggioranze in essoesistenti, quella romana ad esempiospessosu linee vicine alle

tre organizzazioni della sinistra extraparlamentare e quella milanese in una certa

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