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tamento della Cassazione e dei vertici giudiziari periferici, nonostante tutta la loro

buona volontà, non è riuscito del tutto a fugare. Questo inquinamento da sinistra è

troppo alto soprattuttoseconfrontatocon l'inquinamento di segnooppostopresente

negli altri corpi dello Stato.

Equesta situazione di relativa anomalia di questo corpo rispetto agli altri che

spiega casi del tipo De Vincenzo. Come è stato scritto nel numero precedente di

questa rivista, mancando la possibilità di riportare ordine nel corpo giudiziario dal-

l'interno, ci si è affidati ad un intervento esterno, con tutte le implicazioni terro-

ristiche che una manovra di questo tipo comporta per l'uso corretto della funzione

giudiziaria ed i suoi ineliminabili aspetti garantistici.

Il dissenso, all'interno, continua ad essere portato avanti da Magistratura

democratica. Destinata dalla suastessacomposizionee dalla sua ideologiaa restare

permanentemente minoritaria, essaè riuscita finora aconservare lesueposizioni ed

aportare avanti il suoprogramma. Le modalità dellasuaazione, ancorchè appassio-

natamente dibattute al suo interno, sono del resto quasi del tutto obbligate. Tra

azione di «massa»ed azione di «punta», Magistratura democratica, per la sua natu-

ra, composizione ed ideologia, non potrà non scegliere la seconda. E ciò non per

avventurismo o per deviazione anarchica, quanto perché per un gruppo di intellet-

tuali-burocrati, in minoranza all'interno del settore della burocrazia in cui operano,

èquasi impossibile seguire la prima alternativa, la quale presuppone appunto una

forte consistenza numerica, con possibilità di arrivare al potere all'interno della cor-

porazione.

Il problema potrebbe—indubbiamente—essereposto in termini diversi, vale a

dire come utilizzazione di masse «altrui» e di altrui prospettive di potere, per surro-

gare la propria limitatezza quantitativa: al di là dei giuochi di parole, in un allinea-

mentosui due partiti di massa PSI e PCI. Questa linea, chepure haun certo seguito

dentro MD, sembra tuttavia difficilmente praticabile, tenuto conto della situazione

attuale, delle prospettive amedio termine edella natura stessadi uno di questi parti-

ti, il comunista, assai poco propenso a tollerare manifestazioni di autonomia e di

indipendenza delle organizzazioni ad esso collegate.

Quanto è accaduto attorno alla leggeReale, mostra a sufficienza che, d'ora in

avanti, è probabile debbano esservi ulteriori tentativi di regressione giuridica

cogestita e che contro di essi Magistratura democratica si troverà sola insiemecon

altri gruppi ristretti di intellettuali.

Non è la fine del mondo, e il gruppo ha tutte le possibilità di condurre avanti le

idee di cui, sin dal suonascere, si è fatto portatore. Ma per far questo potrà contare

aimassimo sul silenzio dei due grandi partiti della sinistra istituzionale. In luogodel

rafforzamento del «tradizionale collegamento con le organizzazioni politiche della

sinistra» di cui si è parlato nell'ultimo congresso, può darsi che la riscoperta di una

certa autonomia, sempre nell'ambito del variegatoecompositomondo della sinistra

italiana, possa diventare— a termini brevi u n a scelta obbligata.

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RomanoCanosa