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ad operare nel fondo. Non può dirsi peraltro che la magistratura italiana sia partico-

larmente «feroce» nella repressione del dissenso politico. Indubbiamente vi sono dei

distretti nei quali l'intervento repressivo è più pesante e continuo che altrove, ma in

generale può dirsi che la repressione si mantiene in limiti per così dire «fisiologici»,

più o meno sugli stessi livelli degli altri paesi capitalistici occidentali. I caratteri fon-

damentali della quasi totalità della macchina giudiziaria italiana continuano ad esse-

re, nell'ambito di un quadro di arretratezza e disfunzione organizzativa, quelli tradi-

zionali del conservatorismo giurisprudenziale, della tendenza a ridurre il «nuovo» al

«vecchio» (questa tendenza si manifesta principalmente, come si è detto, nella inter-

pretazione delle norme costituzionali quasi sempre alla luce delle norme ordinarie e

non viceversa, come sarebbe obbligatorio in base al principio della c.d. «gerarchia

delle fonti») e della scarsa autonomia «politica» nei confronti dell'esecutivo.

Quest'ultimo ha perso quasi tutti gli strumenti istituzionali per subordinare la

magistratura alle sue scelte: resta ciononpertanto una sudditanza di fatto, soprat-

tutto dei vertici giudiziari, opportunamentei designati, che finora ha funzionato da

sostitutivo efficacissimo degli strumenti tradizionali d i controllo, venuti meno.

L'ultimo anno ha visto sotto questo aspetto accentuarsi e perfezionarsi la utilizza-

zione della Cassazione come opportuno apparato selettore dei giudici incaricati di

inchieste politiche delicate, con una modifica della azione di questo organo che, pas-

sata sotto silenzio da quasi tutti i giuristi, pure è di notevole rilievo.

Funzione fondamentale della Corte di cassazione è infatti quella di garantire la

uniformità della giurisprudenza (certezza del diritto ecc.) e questa funzione essa ha

svolto e continua a svolgere con una curvatura rigidamente conservatrice, laddove è

sempre stata soltanto marginale la sua funzione di regolatrice di conflitti tra i giudici

di merito. L'acutizzarsi della crisi politica, i l coinvolgimento di vertici statali in

giochi non chiari di potere, il verificarsi anche di tentativi golpisti, più o meno favo-

riti da apparati di stato ecc. hanno portato in primo piano questa sua funzione

secondaria: attraverso il suo esercizio tutta una serie di giudizi, iniziati da magistrati

non del tutto allineati con le scelte del potere, sono stati dirottati presso sedi giudi-

ziarie considerate più «idonee».

Il giudice «naturale» è diventato sempre più un giudice «artificiale» ed in

questa trasformazione la Corte di cassazione ha operato come un sostitutivo di certi

meccanismi tradizionali (sostituzioni di giudici all'interno dei singoli uffici, a seguito

dell'intervento del «capo» dell'ufficio stesso) che la situazione politica generale,

alquanto diversa da quella degli anni cinquanta, qualche volta non ha consentito di

utilizzare.

La amministrativizzazione del ruolo della Corte sotto questo aspetto realizza

oggi quello che in tempi diversi era stato ottenuto con la sua attività giurisdizionale:

oggi come allora il vertice dell'apparato giudiziario sembra costituire ancora il set-

tore nel quale la «comprensione» per le esigenze dell'esecutivo (o meglio dei partiti in

questo presenti da circa trent'anni) è assai più estesa che nei gradi intermedi e bassi

della macchina giudiziaria. Questa macchina, ciononostante, presenta, per i settori

più conservatori del paese, un margine di «inquinamento» troppo alto perché ci si

possa fidare interamente di essa nell'assolvimento della funzione repressiva tradi-

zionale.

La insistenza, e non soltanto da parte di Magistratura democratica, sulla «ga-

ranzia» dei diritti più che sulla «repressione» dei reati, il controllo che un approccio

di questo tipo porta inevitabilmente ad esercitare sulle concrete prassi dei corpi di

polizia, le incursioni che alcuni giudici hanno tentato di realizzare fin sul nucleo cen-

trale del potere, hanno costituito intorno al corpo un alone di sospetto che il compor-

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