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rienza che ha mostrato l'utilità di entrambe in relazione alla diversità di situazioni.

L'ultimo esempio di azione «esterna» si è avuto—come si è già detto— in occasione

della approvazione della legge Reale sull'ordine pubblico. Dichiarazioni, raccolte di

firme, appelli, interventi in fabbrica sono stati i momenti di una presenza del gruppo

sul plano politico quale non si era avuta da molto tempo.

L'azione ampiamente unitaria (si stono mossi sia i settori filocomunisti della

corrente, sia quelli filogruppi) condotta in questa occasione non può, tuttavia, far

dimenticare alcuni fatt i che si sono verificati in occasione della approvazione di

questa legge. Ancorchè il PCI abbia votato contro il progetto, lo stesso non sarebbe

passato senza il suo assenso tacito. In questo caso, come in altri verificatisi negli

ultimi due anni (legge sull'allungamento dei termini di carcerazione preventiva,

legge sull'interrogatorio di polizia, legge sulle armi), il partito comunista si è mosso,

per la prima volta nella sua storia, su una linea di cogestione del potere, anche sul

piano istituzionale, facendo proprie certe istanze dei settori più retrivi della DC.

Che questo sia avvenuto per agevolare la prospettiva del compromesso storico

o per contingenti ragioni elettorali, non ha molta importanza. Ciò che qui interessa

sottolineare è la presenza di un asse DC -PCI non più soltanto per ciò che concerne

problemi di gestione del potere più squisitamente politico o le grandi opzioni sinda-

cali, ma anche in tema di leggi concernenti diritti fondamentali dei cittadini, asse che

sembra operare a tutto detrimento di certi principi di libertà i quali, tradizionalmente

estranei alle prassi di governo del paese, vi erano stati soltanto in tempi recentissimi

introdotti. L'atteggiamento sprezzante di Berlinguer nei confronti dei firmatari del-

l'appello Parri-Trentin (che «l'Unità» si è ben guardata dal pubblicare), trattati alla

stregua di persone che non hanno capito bene quello che hanno fatto, così come la

museruola messa al movimento sindacale per impedirgli di prendere posizione

contro la legge, come infine la autocritica imposta ai senatori della sinistra indipen-

dente che pure si erano battuti al Senato contro la legge, mostrano a sufficienza che

il partito comunista ha deciso di procedere anche su questo terreno con la decisione

che gli è solita, nientaffatto preoccupato delle proteste interne dei giuristi a lui legati

e di quelle esterne di tutta una serie di persone più o meno addette ai lavori. Per

quanto concerne Magistratura democratica, i l comportamento tenuto dal PCI

sembra destinato a riaprire la non mai sopita querela sui rapporti con i l partito e

questa volta proprio su un terreno che difficilmente può essere accusato di pre-

testuoso, posto che alla fin fine dovranno essere i giudici, anche quelli di MD, ad

applicare le nuove norme.

11. Da quello che si è finora detto emergono alcune linee di fondo sul compor-

tamento della magistratura, rapporti tra magistratura ed esecutivo, natura e limiti

del dissenso giudiziario, situazione di Magistratura democratica ecc.

Per quanto concerne l'atteggiamento della magistratura, considerata nella sua

globalità, e per quanto simili valutazioni abbiano un senso nei confronti di un corpo

istituzionalmente frantumato in migliaia di detentori del ruolo, formalmente separati

l'uno dall'altro, vale anche per l'ultimo anno quanto si è detto in altra sede in rela-

zione al periodo precedente. I l giudice italiano continua a muoversi su una linea di

rigida aderenza nei confronti delle norme della legge ordinaria ed è pochissimo

disposto a discostarsene, mentre una adesione assai più sfumata egli in generale

riserva al testo costituzionale.

Le vecchie indicazioni della legge costituzionale come di una legge priva di effi-

cacia diretta, con le quali la Cassazione negli anni cinquanta riuscì a mantenere in

vita quasi tutto l'armamentario rocchiano, continuano sotto questo aspetto ancora

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