

dimenano dalle CI per non procedere al licenziamento dei compagni. A Napoli un
operaio licenziato pugnala un membro di CI.
L'Unità
parla di GAP che lanciano manifestini, di una «Guardia rossa», di for-
mazioni partigiane in ripresa, di «false organizzazioni sportive» le quali prendono
«spunto dal fatto che noi comunisti nel periodo clandestino indicavamo come "la-
voro sportivo" il nostro lavoro militare, e in queste cercano di inquadrare militar-
mente degli uomini in buona fede» (45).
Ametà febbraio erano riprese ad Andria le sparatorie e il coprifuoco, erano di
nuovo giunti carabinieri e carri armati a fare morti e feriti tra i contadini. Nel marzo,
aTreviso, i disoccupati occupano la Prefettura. Respinti e calmati con le solite pro-
messe ritornano all'attacco il 10 aprile in maniera insurrezionale. A Napoli sono
100.000 i disoccupati organizzati. I l 16 marzo lo sciopero dei tranvieri di Napoli
viene sconfessato dalla Camera del lavoro.
Tutta questa protesta operaia e contadina, che nè il sindacalismo nè i partiti di
sinistra riescono a dominare, viene convogliata sul terreno elettorale. In occasione
delle elezioni del 12 marzo 1946, che danno esito a una maggioranza socialcomu-
nista,
l'Unità
pubblica la foto di certe suore che votano, e commenta: «La vita nuo-
va, la democrazia che nasce con queste elezioni di primavera ha schiuso le porte dei
conventi». Di domenica in domenica, nel '46, le elezioni sembrano garantire la vitto-
ria alla sinistra parlamentare. Togliatti se ne compiace e commenta: «Se potessimo
esporre il nostro programma alle suore di clausura, siamo convinti che lo approve-
rebbero e voterebbero per noi» (46). Nel frattempo, nonostante la tregua elettorale,
scoppiano nuovi disordini in Puglia e viene ucciso un candidato comunista; cade un
sindacalista a Reggio Calabria e si spara su Di Vittorio a Cerignola.
Nell'aprile '46 si svolge il Congresso socialista, a Firenze, che vede l'avvio
della polemica Saragat-Morandi sui rapporti con il PCI. Le esigenze di classe vi ven-
gono tutte mistificate, alla vecchia maniera. I l partito socialista dimostra di non
essere uscito dalle tradizionali contraddizioni. Fuori giuoco, è certamente l'inter-
vento dell'operaio Lotti:
Il quale chiede che i l Congresso approvi una mozione dei lavoratori socialisti della
Fiat. Questa mozione chiede una graduale socializzazione, una costante difesa della produ-
zione ed una politica intesa ad evitare la formazione di blocchi che possano condurre a una
nuova guerra (47).
Nel suo commento al congresso socialista, Togliatti rivendica di situarsi a
destra e smentisce:
Coloro che, a Firenze, portando acqua al molino della reazione, si sono compiaciuti nel
dipingere il Partito comunista intento a trascinare i socialisti nell'abisso di non si sa quale
estremismo irresponsabile e inaccettabile. È proprio vero il contrario! È proprio vero cioè
che, dalla nostra politica, sono sempre stati assenti gli elementi di estremismo parolaio e che
èda noi che sono state espresse, nell'azione della classe operaia, negli ultimi anni, le esigenze
unitarie, democratiche e nazionali che altri dimenticavano (48).
Nel maggio viene approvato il progetto di amnistia, che provoca un vero e
proprio terremoto nelle organizzazioni di base proletarie. Da mesi, infatti, era
ripresa l'attività di centrali neofasciste, e poiché soltanto attorno a queste si svolge,
da parte dei giornali di sinistra, una certa pubblicità—e non attorno a più responsa-
bili sedi del potere borghese—, essesono il frequente bersaglio della reazione popo-
lare.
Lo stesso giorno in cui si annuncia l'amnistia,
l'Unità
pubblica il rapporto
tenuto da Togliatti alla direzione del PCI:
70 —