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Unità tra i partiti, cessazione della prospettiva socialista, rafforzamento dello

Stato cui aggiudicare le industrie capitalistiche in fallimento o meno, erano i compiti

immediati che si assegnava il PCI. Del resto, chi più di tutti aveva parlato chiaro era

stato Luigi Longo:

In una riunione di quadri tenutasi a Milano, è stato detto che noi vogliamo lavorare con

gli operai e anche con i capitalisti onesti; questo ha originato un subbuglio di discussioni da

parte dei compagni, che non sapevano spiegarsi come si può parlare di capitalisti onesti. Ma

si tratta di agitare un determinato programma politico-economico e che i capitalisti l'accetti-

no. Ora, noi pensiamo che i capitalisti possono accettare i l nostro programma, che è un

programma di democrazia e di ricostruzione, e lavorare onestamente per la sua realizzazio-

ne. Noi vogliamo mettere in evidenza quei capitalisti che fanno di tutto per opporsi alla mar-

cia verso la democrazia e vogliamo mobilitare le masse contro di loro. È dunque evidente che

noi siamo pronti a marciare d'accordo con le masse lavoratrici.

Se noi non poniamo oggi il problema della conquista del potere, è chiaro che le officine

e tutte le industrie restano ai capitalisti e, pertanto, già per forza di cose, lasciamo sussistere

questa classe. I l problema e le discussioni si devono allora porre su un altro terreno. I ... l Da

noi, putroppo, il settore capitalistico sarà ancora quello che dominerà. Ma sarà interesse di

tutti di seguire onestamente la marcia delle classi lavoratrici per la ricostruzione nazionale,

nel senso che le classi lavoratrici, per la loro attività, sono quelle che realizzano più conse-

guentemente la politica di ricostruzione. Così, noi vediamo che, in fondo, chi dirige real-

mente è la classe lavoratrice (25).

Dove, le risorse economiche sulle quali fondare un sistema produttivo che

senza offendere i l grande capitale, tendesse addirittura a farne a meno?

Certo non avremo molto lavoro [ espropriando i fascisti, avocando allo Stato i profitti

di guerra e di regime, facendo mettere a disposizione dello Stato anche i capitali guadagnati

lecitamente ed ora imboscati], ma pensiamo che è possibile dare a tutti un lavoro sufficiente

per sfamarsi, anche con ricorrenza, se necessario, ai turni , a seconda delle possibilità

tecniche. Vivano tutt i ; magari poveramente ma vivano (26).

Non ci fu mai, nel socialismo italiano, visione più slegata dei rapporti esistenti

tra le classi, tra istituzioni pubbliche e private, per cui Longo — di cui già abbiamo

visto le prove oratorie in difesa dello stakanovismo—non può non ricorrere a «sal-

dature» di tono moralistico: «il lavoro» egli afferma «organizza e moralizza»; ma

costante è l'impegno disciplinare, cui gli operai si devono sottoporre:

In ogni individuo c'è una lotta continua tra il bene e il male ed evidentemente il cattivo

esempio e la situazione difficile possono trascinare in male azioni. Basta! Anche con la voglia

di non far niente, che è diffusa più del necessario. In fondo anche nelle officine non c'è un

buon ambiente; ci vuol maggior disciplina, e, soprattutto, ordine.

Fino all'esclusione delle questioni ideologiche, e all'invito alla collaborazione:

Evidentemente una polemica su questioni ideologiche è una perdita di tempo, ma sui

problemi politici si può sempre trovare l'accordo (27).

Sequeste erano le direttive assegnate al proletariato industriale, quelle che il

ministro Fausto Gullo attribuiva al partito nel campo agricolo non erano meno coe-

renti con la linea di collaborazione:

È allo studio anche un'altra questione: quella riflettente i malfamati —è bene metterci

l'aggettivo—Consorzi agrari. Ognuno di noi conosce questi organismi e sotto un aspetto non

propriamente simpatico. So che essi rappresentarono dei centri che nel periodo fascista non

funzionarono sempre in maniera retta: su ciò siamo perfettamente d'accordo. Ma, dal fatto

che delle istituzioni abbiano agito male in un determinato periodo di tempo non dobbiamo

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