

la necessità di promuovere la costituzione di una vasta Associazione apartitica, unitaria e di
massa e di indirizzare a questo fine tutta l'attività e l'energia dei giovani comunisti.
Si ricorre, quindi, all'espediente della costituzione di gruppi giovanili di cellula.
Esiste però un pericolo del quale bisogna mettere in guardia tutte le nostre organizza-
zioni: bisogna stare attenti a che i giovani comunisti non esauriscano tutta la loro attività nel
gruppo giovanile di cellula. Se ciò accadesse, la nostra politica nel campo giovanile fallireb-
be. Tutte le attività culturali, sportive, ricreative, ecc., debbono essere prese attraverso i l
Fronte della Gioventù e le altre organizzazioni di massa e non dai Gruppi giovanili di cellula
o dalle Sezioni del partito (10).
Mentre si concretizza l'espansione unitaria e la caccia al «rosso» all'interno
delle file comuniste, il PCI non può non aderire in blocco alla nuova legalità, stabilita
sotto il controllo delle armi alleate. Viene dunque lanciata la parola d'ordine, che va
a favore della mancata crociata epurativa, di «Epurare nell'ordine e nella legalità»,
contro gli «episodi di violenza e di giustizia sommaria nei confronti di alcuni crimi-
nali fascisti e di presunti tali in attesa di giudizio»:
Disapproviamo e condanniamo le azioni di violenza e di giustizia sommaria ad opera di
incontrollati e di irresponsabili, ed abbiamo ragione di credere che la provocazione fascista
abbia in queste azioni lo zampino.
Si erano messi, i fascisti, a massacrarsi tra di loro? Come finale, non sarebbe
stato spiacevole. Tanto più che dal PCI si guardava al presente nei termini del-
l'egloga:
Sono tornati e tornano i nostri valorosi partigiani ad arare i campi, a sudare ed a lavo-
rare per ricostruire la nostra Italia, per risanare le sue ferite, per dare pane ai suoi figli (11).
L'anno 1945 non è stato, per i partigiani e per i lavoratori, un anno così pasto-
rale. Mentre al Nord si prepara l'insurrezione popolare che conquisterà le città
prima dell'arrivo degli Alleati, cade il 22 aprile, a Gioiosa Jonica, ucciso da un cara-
biniere, un militante comunista.
La vicenda della banda del Gobbo del Quarticciolo offre al potere centrale
romano l'occasione per una nuova, sanguinosa, caccia al comunista;
all'Unità
per
un'ennesima accusa di trockismo contro quanti non intendono integrarsi nella situa-
zione preventivata dal Governo e dai CLN.
L'addensarsi degli avvenimenti porta all'iniziativa di Nenni e Togliatti presso
Bonomi, verso la fine dell'aprile, per la convocazione di un congresso dei CLN,
inteso a fornire una base più larga alla politica unitaria. Al vertice della guerra impe-
rialista, l'incontro dei Tre Grandi suggella, intanto, non già il destino della borghesia
tedesca, ma quello dell'alternativa rivoluzionaria in. Europa.
A Sesto San Giovanni —premessa per future lotte — quarantamila operai si
erano posti in sciopero a cominciare dal 10 aprile, data nella quale la direzione del
PCI dirama la direttiva n. 10 per l'insurrezione. Nel maggio,
l 'Unità comincia
a
coniugare al futuro: «Gli operai parteciperanno alla gestione delle aziende». Varia-
zione di comodo: la necessità della fusione tra i due partiti della classe operaia, riaf-
fermata da Nenni e Togliatti. Con quanta convinzione da parte del leader socialista,
già abbiamo visto.
Siamo però al 25 maggio 1945, a un mese soltanto dall'insurrezione, e nel cor-
sivo
dell'Unità
siglato falce e martello e stella (d'Italia) si legge: «Oggi un partigiano
èvenuto a chiederci fra quanti mesi a Milano riuscirà a fuggire un qualche illustre
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